Il mancato naufragio del piroscafo Messina nel 1854
Molfetta alla metà del XIX sec. era una piazza mercantile ben affermata e conosciuta del Regno di Napoli e della Puglia, nello stesso tempo il completamento della costruzione del nuovo porto accrebbe importanza come punto di approdo molto sicuro. Sin dal 1853 il porto di Molfetta fu frequentato dai piroscafi del Lloyd Triestino e, possiamo affermare che il nostro scalo era molto conosciuto e frequentato dalla marineria triestina. Riportiamo la cronaca sul mancato naufragio del piroscafo Messina pubblicata sull’Osservatore Triestino del 30 settembre 1854, avvenuto il 24 settembre per un forte uragano e rifugiatosi nel porto di Molfetta: Non saprei veramente di quali espressioni far uso per lodare abbastanza la grande abilità dell’impareggiabile capitano del Lloyd Austriaco signor Giovanni Nicolich, nonché de’ suoi bravi e coraggiosi uffiziali sig. Giuseppe Sillich e Marco Calvi e la operosità di tutto il suo equipaggio. Il bel piroscafo del Lloyd il Messina è salvo pel valore incalcolabile del sig. Nicolich e per la non comune solerzia di questa Carica Consolare che seppe in momenti difficili procurare degli aiuti opportuni. Il mattino de’ 24 del corrente mese circa le ore 7, all’improvviso infuriava un fortunale indescrivibile e di cui non si ricorda il simile da’ più vecchi marinai di questa città. Due paranzelli da pesca della vicina città di Bari si dirigevano a questo porto per salvarsi, ma l’uragano era terribile, e di essi uno fu salvo miracolosamemte e l’altro fu sommerso dai cavalloni, perché il timone non più governava, e col naviglio perirono 5 dell’equipaggio. mentre eravamo spettatori dolenti di questa luttuosa scena, si seppe che il vapore era alla distanza di questo porto non più di due miglia, poiché partito la sera del 23 alle 8 ½ da Brindisi con vento da Scirocco e senza mare giunto sulle acque di Monopoli incominciò a cessare il vento da Scirocco ed a spirare quello da Ostro, e si teneva sempre al largo per tema di un cattivo tempo stante l’equinozio. Ma dopo mezzanotte il tempo continuava ad esser buono, il cielo sereno, e spirando sempre poco vento da terra, fece sì che il bravo capitano Nicolich decise di avvicinarsi a questa costa e far rotta per questo porto. Giunto nelle acque di Bari, all’improvviso veniva sorpreso da sì terribile oragano. Il timone non governava più, la macchina non aveva la forza di vincere il mare, sicchè tutto era in pericolo di perdersi e bastimento e equipaggio, se il valoroso capitan Nicolich non avesse preso co’ suoi uffiziali la lodevolissima risoluzione di venire a trovar ricovero in questo porto, solo in tutta la costa, ed unico mezzo ancora di salvezza. Adunque in tanto scoraggiamento di cose per la perdita del paranzello giungeva il Messina, mentre l’uragano più infuriava fino al punto di far vedere in pericolo anche i trabaccoli che si trovavano ancorati in questo porto a’ quali si ruppero molte gomene. Fu allora che quest’egregio i(mperiale).r(egio). Agente consolare in parte con preghiere ed in parte con minacce obbligò un centinaio e più persone con quanti battelli e barche poteva procurare, onde correre in aiuto del Messina. E grazie alla sorprendente abilità del capitan Nicolich e alla operosità di questa brava gente spedita in aiuto dal sullodato Agente consolare, come pure per la bontà del fondo di questo porto e del suo ancoraggio non si ebbe a deplorare verun sinistro. E mentre era tutto scompiglio e disordine ancora per ormeggiare in luogo sicuro il Messina, giungeva un pielago di Barletta, il quale disgraziatamente andò ad investire sulla scogliera di Ponente, ed in un momento venne dai cavalloni distrutto. Ed anche per questa parte merita grandissimo elogio il capitan Nicolich, il quale mosso da sentimenti di vera filantropia fece ammainare in mare una delle sue imbarcazioni con due marinai del suo equipaggio di nome Deodato Jodorovich e Antonio Clarizza, unitamente a tre marinai molfettesi nominati Pantaleo e Romualdo Coppolecchia e Giuseppe Cozzoli che si trovavano a bordo del piroscafo a lavorare, e questi 5 coraggiosi marinari, lottando con la forza dei cavalloni che cercavano di sommergere l’imbarcazione, col pericolo della loro vita, giunsero a salvare l’equipaggio del pielago perduto. Il 12 ottobre 1854 il Governo Austriaco lodò il cap. Nicolich e l’equipaggio per l’eccezionale prestazione data a salvare il piroscafo. Anche l’Osservatore Triestino del 24 novembre 1854 riportò parole di elogio verso l’agente consolare del Lloyd Austriaco a Molfetta: Veniamo a rilevare che questo i.r. Governo centrale marittimo ha trovato di fare i dovuti elogi al signor Ignazio Fontana i.r. agente consolare di Austria in Molfetta pel contegno serbato all’incontro dell’imminente pericolo, in cui si trovò il piroscafo MESSINA nelle acque di Molfetta il 24 settembre p.p., contribuendo con non comune attività e solerzia a far prestare assistenza al periclitante naviglio. I marinai molfettesi che presero parte al salvataggio dell’equipaggio del pielago barlettano era i fratelli Pantaleo (classe 1821) e Raimondo (classe 1833) Coppolecchia di Luigi e Boccassini Isabella e Giuseppe Cozzoli (classe 1823) di Liborio e Valente Porzia. Il piroscafo Messina di 550 t fu varato a Glascow nel 1854, in ferro ed a un’elica, era lungo m 58,20, largo m 7,60 e alto m 4,85; aveva una motrice a vapore a semplice espansione di 305 hp. A corredo del suddetto articolo pubblichiamo la foto di un acquerello del pf. Messina, e la foto del vice comandate Ten. Marco Calvi (foto di Antonio Sorgato di Venezia) (Archivio Storico del Lloyd Triestino (ASLT-6932/53 - 2361 – D66a) presso il Civico Museo del Mare di Trieste e di cui ringrazio per la pubblicazione.
Autore: Corrado Pappagallo