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Il Giornale di bordo del motoveliero S. Francesco B. poi Puglia (I parte)
15 novembre 2011

La vita marinaresca, le attività di bordo, le leggi che la regolano, il lavoro marittimo, il traffi co tra i porti, le vicende di una traversata più o meno avventurosa, i rapporti umani, le relazioni che si allacciavano con i vari commercianti, presentano una serie di argomenti molto interessanti. Le testimonianze orali dei protagonisti, relative e notizie e stati d’animo, permettono di conservarne la memoria nel tempo. Purtroppo, molte volte, quando i testimoni scompaiono, ne svanisce pure il ricordo. Diversa è la documentazione scritta; anche se è sepolta rimane e, più passa il tempo, più essa diventa preziosa. Il ritrovamento del Giornale di bordo del m/v S. Francesco B, poi Puglia, ci permetterà di conoscere, relativamente ad un certo periodo, tutte le vicende di questo motoveliero molfettese che ha avuto momenti felici e tristi, dando lustro alla marineria molfettese. Sulla stessa testata di Quindici (2010/2) abbiamo già pubblicato la storia del motoveliero. Il Giornale di bordo fu istituito con la Prammatica XI del 16 dicembre 1751 da Carlo di Borbone con i vari regolamenti e modifi - che fi no al R. Decreto n.3612 del 17 dicembre 1885. Su questo registro si trascriveva tutto ciò che riguardava la nave: gli avvenimenti della navigazione, il carico, le morti, le diserzioni, i reati ecc. Il Giornale di bordo del m/v S. Francesco B riporta la vita giornaliera dal 24 marzo 1945 al 24-aprile 1951, con una parentesi di fermo dal 21 novembre 1946 al 21 agosto 1948 per lavori di ristrutturazione generale a Molfetta presso il cantiere navale di Vito Pignatelli. Alla fi ne della II Guerra mondiale il motoveliero, al comando del cap. Giacomo Salvemini fu requisito dagli inglesi; navigava sempre con un graduato inglese a bordo. I viaggi erano diretti verso le coste jugoslave, portando viveri, paglia e medicinali nei porti di Spalato, Vis, Zara, Cernevizza, Segna, Carlo Pago e altri scali minori. Durante i tanti ardivieni il 9 maggio 1945 si festeggiò l’armistizio in Europa. Finita la guerra ai primi di giugno il motoveliero iniziò, sempre su ordine degli inglesi, a caricare munizionamento vario per poi scaricarlo a mare a circa 10 miglia da Bari. Dopo queste operazioni, che durarono circa un paio di giorni, il motoveliero riprese a viaggiare verso la Jugoslavia. In una di quelle traversate, siamo nel mese di agosto del 1945, il motoveliero dopo aver scaricato carbone nel porto di Pola, partì vuoto per Trieste ma incappò in una fortissima burrasca che provocò la rottura dell’elica. Lascio la descrizione dell’avvenimento al Giornale di bordo: 19 agosto 1945, Alle ore 5 con ordine inglese si parte vuoto per Trieste, pigliamo il vento teso da SE si alza la randa di trinchetto terzoruolata poiché prevedo che il vento aumenta e si naviga con vela e motore in rotta alle istruzioni ricevute dall’inglese, il vento da SE come prevedevo aumenta e in proporzione al vento aumenta anche il mare che fa soffrire la nave di rollio e beccheggio, alle ore 11 già fortissimo sciroccale con mare grosso in direzione del vento, si naviga in poppa con vela e motore sempre in rotta obbligata dalle istruzioni, alle ore 11,15 al traverso Punta Cervera in una alzata della poppa della nave causata dal mare sento lavorare l’elica a vuoto e quest’istante un rumore strano fuori poppa e accellerare di giri il motore, ordino subito al motorista di darsi conto e in pari tempo guardo fuori la poppa se si verifi casse qualcosa di anormale, vedo che l’elica gira e dopo poco viene fuori dalla sala macchina il motorista e mi dice che non c’è nulla al motore e che è in stato di continuare a girare, gli ordino di regolarlo più adagio in modo da diminuire i giri. A causa del rollio e beccheggio della nave si riscontra in sentina un po’ d’acqua più del normale che viene pompata dalla pompa del motore e con quella a mano. Si continua la navigazione e alle ore 16 giungo a Trieste dove trovo il pilota ordinato dagli inglesi e ci porta ad affi ancare alla banchina del magazzino 41. Appena fi nito la manovra do ordine di fermare il motore, mi sporgo fuori la poppa e riscontro che il suddetto rumore e acceleramento dei giri del motore causato dal mare si è stroncata una pala dell’elica e gira con solo due pale, do subito avviso alla scorta inglese di bordo affi nchè possa subito la comunicazione al comando e provveda al rimpiazzo di una nuova elica. Manca la Capitaneria o consolato italiano il comando nave inglese ci proibisce di dirigerci dalla Capitaneria Iugoslava e non c’è altra autorità per la vidimazione. Il giorno dopo, 20 agosto, il capitano Salvemini avvisò il Comando inglese dell’impossibilità di riprendere la navigazione, ma questo per mancanza di soldi non poteva aiutarlo. Lo stesso Salvemini di propria iniziativa si recò presso il magazzino della ditta di motori Satima per trovare un’elica di ricambio, ma la ditta ne era sprovvista. L’impiegato gli suggerì di smontare l’elica, rimasta con due sole pale, ed usarla come modello per approntarne una nuova. Un palombaro privato con gli attrezzi adatti sfilò l’elica; essa fu subito portata in fonderia, fu staffata e poi fusa. Presso l’officina della Satima fu tornito il foro; essendo giorno festivo il tornitore chiese un compenso anche per il lavoro straordinario. Appena fu pronta la nuova elica, fu richiamato il palombaro e questi provvide al montaggio. Il lavoro dell’elica costò 14 mila lire più il compenso al palombaro di 6 mila lire. La somma fu anticipata da alcuni amici del Salvemini residenti a Trieste. La sosta forzata durò otto giorni. La mattina del 29 agosto si partì da Trieste diretti a Molfetta. Con soste forzate ad Ancona e Ortona a Mare a causa di burrasche, si arrivò nel nostro porto la mattina del 3 settembre. Il giorno 12 seguente il motoveliero fu derequisito e lasciato libero dagli inglesi.

Autore: Corrado Pappagallo
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