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Il dott. Gadaleta: la sanità è ormai un business, medici sotto pressione
15 maggio 2005

Sulla truffa dei farmaci abbiamo sentito un medico di base, il dott. Genni Gadaleta Caldarola, per capire quale percezione ha di questo fenomeno. Dott. Gadaleta ritiene che i comportamenti irregolari siano diffusi fra i medici di Molfetta? “Il giorno degli arresti, casualmente, ho dovuto chiudere il mio ambulatorio, rimandando con un avviso i miei pazienti al sabato mattina. Quando ho aperto, qualcuno mi ha detto di aver creduto che anch'io fossi stato coinvolto. Questo per farle capire l'atmosfera di quel momento, per cui tutti potevano essere implicati”. Allora non si è sorpreso degli arresti dei suoi colleghi? “Invece sì, anche perché sono reati difficili da dimostrare. Vero è che si comportavano in maniera incredibile, buttando addirittura i farmaci nella spazzatura. Questo caso specifico è assurdo, ciò non toglie che ci siano tanti modalità di disonestà”. Cosa intende dire? “La sanità è oramai un business, tutti sono pressati, anche gli stessi pazienti, con le loro richieste di farmaci, magari indotte dalla tv, e non proporzionate alle esigenze di salute. In questo mondo, continuare ad avere l'etica della professione è difficilissimo. Quella farmaceutica è una delle industrie più grandi, finanzia anche gli studi sui farmaci; la scienza stessa, quindi, su cui si basa la professione medica, in questa epoca è compromessa”. Vuol dire che ci sono tante maniere di essere poco onesti? “Quello che è successo a Molfetta ha evidenziato l'esistenza di mele marce, ma la zona grigia in cui è difficile distinguere quel che è onesto da quel che non lo è, mi pare molto più grande. Solo per fare un esempio, gli informatori farmaceutici parlano solo delle medicine più costose, perché devono fare fatturato. Per non dire di un altro fenomeno, ci sono farmaci praticamente uguali, ma distribuiti da più industrie. Sulla base di quale motivazione devo scegliere quale prescrivere di una sostanza farmacologia che ha tre nomi diversi?” Come si comportano le aziende farmaceutiche in questo caso? “Si inventano un marketing aggressivo, anche sponsorizzando eventi formativi, necessari anche per il raggiungimento dei crediti necessari nella nostra professione, in alcuni casi possono giungere anche a rendere più piacevole la permanenza durante questi convegni. Poi c'è il salto di qualità verso la corruzione vera e propria. In un contesto di per sé criticabile, in cui l'etica della professione viene già compromessa dal business e dal marketing, ad un certo punto gli informatori partono per la tangente, non riuscendo più a distinguere”. Quanti sono i medici che si lasciano corrompere sul nostro territorio? “La mia sensazione è che le persone che ritengono di essere corrotte, in senso etico, sono pochissime, quelle che lo sono, corrispondono più o meno quelle che sono state arrestate. Cioè quelli che non hanno più distinto il fatto che tu puoi favorire un'industria piuttosto che un'altra sulla base di preferenze, dal vantaggio personale”. Lella Salvemini lella.salvemini@quindici-molfetta.it
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