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Il Cristo Morto del Duomo, ipotesi storiche
15 marzo 2013

Del Cristo Morto ligneo policromo, custodito nella cappella di San Giuliano nel Duomo di Molfetta, non sono noti al momento né lo scultore né la committenza. Il restauratore Beppe Paparella, della bottega Spirito e Sandracca di Molfetta, ci ha illuminato sulle recenti vicissitudini della statua: sino a sei anni fa giaceva in stato di semi abbandono, ricoperto da svariati strati di stucco e di pittura a causa di diversi maldestri interventi di restauro che avevano conferito alla statua l’apparenza di un’opera in cartapesta di presumibile recente fattura. Un evento del tutto casuale, la caduta di alcuni pezzi di intonaco dal tetto della chiesa, scheggiando il manufatto, ha riportato alla luce uno strato precedente di finitura dell’opera; verificata ed attentamente analizzata la fattura originaria dell’opera, si è appurato che la statua era un manufatto ligneo databile in prima istanza ad epoca assai lontana, presumibilmente il Seicento. Il lavoro di restauro ha portato alla rimozione di ben sette strati di interventi con la successiva disinfestazione e con il relativo reintegro pittorico. Parrebbe verosimile identificare, in buona approssimazione, il Cristo in quello visto e descritto durante la visita pastorale tenutasi alla fine del Seicento dal vescovo Pompeo Sarnelli; si legge infatti negli atti del 1696 che nella cappella del Crocifisso Intus in stipite ligneo extat per longum extensa elegans statuam Christi defuncti, opere vitreo munita cum subtegmine serico, quod cum extenditur pallii figura demostrat. Di circa un ventennio posteriore è l’annotazione di un altro vescovo che visitò il Duomo, mons. Fabrizio Antonio Salerni che nel marzo del 1715 attestò l’esistenza di una tabula vitrea tegens urnam, in qua jacet statuam X.ti mortui. Altra fonte storica di riferimento potrebbe essere l’atto notarile (pubblicato in M. G. di CAPUA, La nuova Cattedrale di Molfetta. Fonti e documenti, Molfetta 1988) rogato dal notaio Sergio Rotondo nel 1785, relativo agli arredi sacri della vecchia cattedrale dati in consegna al Capitolo di Molfetta da Giuseppe Maria Giovene vicario del vescovo del tempo, mons. Gennaro Antonucci; si legge di un crocefisso grande di legno e Cristo morto che sono nella propria loro cappella del Crocefisso. Gli storici locali dell’Ottocento tacciono del Cristo del Duomo ad eccezione di Gaetano De Luca che, nella sua Storia di Molfetta del 1884, accenna fugacemente alla statua: segue la cappella del SS. Crocifisso, la quale contiene due statue in legno, rappresentanti un Cristo in croce ed un altro morto. Michele Romano. E’ da dimostrare che il Cristo descritto nei documenti su esposti sia proprio quello sottoposto all’intervento di restauro cui precedentemente si è fatto cenno; in questa sede si propongono, ad ogni buon fine, le fotografie del prima e dopo il restauro ad evidenziare la sublime ars dello scultore rimasto anonimo.

Autore: Giovanni Antonio del Vescovo
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