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Il Comune di Molfetta alle celebrazioni ufficiali per la Fondazione della Repubblica
02 giugno 2014

MOLFETTA - Questa mattina 2 giugno il si svolgerà a Bari la solenne cerimonia commemorativa del 68° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana e il Comune di Molfetta, su invito del Prefetto Antonio Nunziante, parteciperà ufficialmente rappresentato dal vicesindaco Bepi Maralfa e dal gonfalone. 

Ill programma prevede, alle ore 10.00, presso il Sacrario Militare dei Caduti d'Oltremare di Bari, la solenne deposizione della corona in onore dei caduti italiani in terra straniera e, a seguire, alle ore 11.30, sul lungomare della città, Piazza Diaz - Largo Giannella, il conferimento degli onori militari, con la solenne cerimonia dell'alzabandiera e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica.

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Risolta, attraverso il referendum del 2 giugno 1946, la questione istituzionale con la scelta repubblicana, l'Italia uscita dal buio tunnel del fascismo e riscattatasi nella Resistenza, si è data un nuovo binario di marcia, una nuova ossatura di valori e finalità per quel che riguarda: le modalità e i limiti di esercizio del potere; i diritti-doveri del cittadino; i rapporti fra lo Stato e la società civile, fra il potere e i cittadini; la funzione sociale dell'impresa e della proprietà. Si raggiungeva, in questo modo, un traguardo che il primo Governo di Liberazione Nazionale aveva indicato come essenziale, con un decreto legge del 25 giugno 1944: a guerra finita e a liberazione avvenuta, il popolo italiano avrebbe dovuto scegliersi le forme istituzionali attraverso un'Assemblea Costituente liberamente eletta. Quel 22 dicembre del 1947, l'Italia voltava davvero pagina. Ma come? L'aspirazione espressa dai partiti, che avevano guidato la resistenza e che erano stati legittimati dal voto del 2 giugno 1946 per l'elezione della Costituente, era quella di una democrazia diversa da quella prefascista, più garantista, più “difesa”: una democrazia sociale che superasse i confini, gli schemi del puro e semplice Stato di diritto di stampo ottocentesco e liberale. Quegli obiettivi ideali furono centrati? In gran parte si. Se è giusto, oggi aprire il dibattito sulle ambiguità della macchina costituzionale e sugli inceppamenti che ne derivano, sarebbe antistorico valutare l'operato dell'Assemblea Costituente senza tenere conto del clima politico, degli eventi che attraversarono il suo percorso, delle circostanze storiche e dei rapporti di forza, degli equilibri necessari a evitare la paralisi del consenso che aveva il compito di redigere e approvare il testo della Costituzione e in cui nessuna forza politica poteva, da sola, imporre numericamente le proprie tesi. Se lo si specchia nel suo tempo – in quel primo dopoguerra fitto di idealità, ma anche di settarismi, di paure e di grosse tensioni; di positivi fermenti di rinnovamento, ma anche di negative utopie rivoluzionarie e di ombre internazionali, che obbligavano a radicali scelte di campo – il lavoro della Costituente rimane, a giudizio di tutti gli studiosi di cose politiche, uno fra i momenti più alti della nostra storia recente. Stanno a testimoniarlo la passione, la tensione morale, il livello culturale e ideologico del dibattito, spesso assai acceso nel tentativo di far prevalere questa o quella impostazione, questo o quell'indirizzo. Ma soprattutto lo testimonia il senso di responsabilità delle formazione partitiche e degli uomini scelti dall'elettorato per la Costituente.-


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