Il ceto imprenditoriale, visibile realtà sociale ancora in erba
È un evento inedito, mai realizzato finora a Molfetta, che coinvolge istituzioni pubbliche, associazioni di categoria e l’intero panorama imprenditoriale locale Vogliamo offrire un riconoscimento pubblico agli imprenditori che negli ultimi anni sono stati e continueranno a essere protagonisti della straordinaria crescita economica di Molfetta. Con queste parole l’assessore alle Attività Produttive, Michele Palmiotti ha presentato l’iniziativa “Made in Molfetta”, un premio pubblico del Comune dedicato alle migliori realtà imprenditoriali locali. Una giuria di esperti premierà la miglior realtà imprenditoriale, quella che ha realizzato la migliore comunicazione aziendale, l’azienda che ha assunto il più alto numero di persone. Ci saranno diversi riconoscimenti per le aziende che si sono distinte per raccolta differenziata, sistemi di sicurezza, ambiente aziendale, tecnologia e per il miglior stabilimento. Un premio speciale sarà attribuito all’azienda che nel 2010 si è meglio distinta nei mercati esteri e a quella che si è distinta per le iniziative di beneficenza. Ci saranno premi speciali per il miglior imprenditore, il miglior giovane imprenditore e alla migliore imprenditrice dell’anno. I premi saranno consegnati nel corso di una kermesse che si svolgerà nel mese di gennaio con ospite d’onore il giornalista Rai Francesco Giorgino. Al concorso si possono candidare le imprese che hanno sede operativa a Molfetta. Anche i cittadini potranno segnalare le imprese meritevoli. Un’iniziativa del genere mancava, anche se siamo curiosi chi conoscere gli “esperti” (ma di che?) della giuria. LA MEMORIA STORICA DI QUINDICI La realtà imprenditoriale è cresciuta non solo per i meriti che giustamente il sindaco Azzollini rivendica, ma viene da lontano. QUINDICI non ha la memoria corta, anzi, in questo campo, può ben considerarsi la memoria storica dell’imprenditoria locale. Nel nostro archivio è raccontata tutta la storia sui temi dello sviluppo degli ultimi 15 anni, i protagonisti, le novità, i ritardi, i successi e i buchi nell’acqua. In tema di sviluppo la cosa più difficile è il primo giro di manovella, superato il quale, il ciclo si alimenta da solo se opportunamente. sostenuto. L’amministrazione Azzollini è protagonista di questa seconda fase, che non sarebbe stata possibile se qualche altro prima di lui, non avesse fatto le scelte lungimiranti dai sindaci Beniamino Finocchiaro (che poi aveva bloccato in parte il progetto della zona industriale) a Guglielmo Minervini (vero artefice del rilancio produttivo), fino a Tommaso Minervini. “Il futuro è a Ponente”, scrivemmo più volte sulla fine del secolo scorso, quando la prima zona artigianale, dopo anni di abbandono, cominciava a riempirsi di aziende e nel frattempo iniziavano i lavori per realizzazione della Zona Asi. In quei anni QUINDICI con un’inchiesta scandagliò il tessuto imprenditoriale locale, alcune allocate in locali e seminterrati, altre in capannoni prefabbricati a Bisceglie e Terlizzi. Con sorpresa scoprimmo realtà significative nei diversi settori, dalla meccanica al legno, dal settore TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero) ai servizi. Imprenditori che volevano raccontarsi e che guardavano al futuro con ottimismo, consapevoli che a Molfetta si stava mettendo in moto un ciclo di sviluppo importante e che i protagonisti sarebbero stati proprio loro. Molte imprese si sono insediate nelle due zone artigianali, si sono ampliate, hanno assunto altro personale, altre imprese sono nate e cresciute. Alcune hanno vissuto senza traumi il passaggio generazionale, altre lo stanno progettando. Insomma, da allora il motore dello sviluppo non si è mai fermato. REALTÀ VISIBILE La visibilità del ceto imprenditoriale è stata la novità sociale degli ultimi anni. Per decenni il suo ruolo è stato marginale, forse perché le aziende operavano in seminterrati e locali inidonei che ne limitavano la crescita. Con la realizzazione delle varie zone artigianali, il tessuto imprenditoriale ha intrapreso un trend di crescita. Gli artigiani sono diventati imprenditori, i piccolissimi sono diventati piccoli, alcuni di medie dimensioni hanno fatto il grande salto, raggiungendo addirittura la quotazione in Borsa. Inoltre la visibilità, sancita dal capannone, ha “costretto” gli imprenditori a misurarsi con i temi sensibili come la salute dei dipendenti, la sicurezza, l’ambiente, oltre alle questioni aziendali come l’organizzazione del lavoro, l’adeguamento tecnologico e il marketing. In questi anni però non si è mai concretizzata l’idea auspicata da tutti: un’associazione di imprenditori locali, per veicolare meglio le istanze comuni e le problematiche proprie dei siti produttivi locali. Una opportunità che sarebbe stata un significativo passo in avanti verso il concetto di “fare sistema”. Come pure finora il ceto imprenditoriale non ha mai voluto assumersi una responsabilità sociale pubblica, evitando di esprimere una propria e autorevole rappresentanza politica. In quest’ultimo periodo le aziende vivono un momento di preoccupazione e di difficoltà. Il ciclo virtuoso ha subito un rallentamento. La crisi generale e locale ha fatto sentire i pesanti effetti e molte imprese hanno ridotto la produzione, ricorrendo per la prima volta alla cassa integrazione. Il tessuto produttivo, però, sta resistendo in attesa che la situazione economica nazionale ricominci a girare per il verso giusto. Il “verso giusto” però riguarderà le aziende innovative. La storia economica dimostra che dopo ogni crisi, purtroppo i comparti storici non ritornano mai a produrre come prima. Insomma, le incognite sul futuro dei vari settori produttivi locali non sono poche. L’appuntamento del premio “made in Molfetta” potrà essere l’occasione per capire di più cosa ci potremmo aspettare nel secondo decennio di questo secolo, che finora ci ha regalato aspettative più negative che positive.
Autore: Francesco Del Rosso