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Il cambiamento in atto non si può fermare. Confermo l'impegno politico per la città, ma non mi ricandido
15 luglio 2016

Dieci mesi. E’ questo il tempo che ci separa dalle prossime elezioni amministrative in città. È questo il tempo che è dato al commissario Mauro Passerotti per aiutare la nostra comunità ad andare avanti, ad abbassare la temperatura politica bollente e rimettere la giusta dialettica politica sui binari sani della costruzione comune e non dello sfascismo a tutti i costi che abbiamo visto, ostinato e pervicace, infestare il dibattito pubblico in città. Passato il dolore dei fatti di maggio, mitigata l’amarezza per come sono andate le cose, adesso è il momento di reagire e rimettere insieme un progetto di buona politica condiviso che sposti il ragionamento dalla nostalgia del 2013 al riscatto del 2017. Dobbiamo provarci. E per farlo non possiamo ripetere all’infinito il gioco del Cluedo. Chi ha ucciso il 2013? E’ una domanda a cui ognuno risponde a modo suo e, anche nel centrosinistra, la tesi più comoda è quella di negare l’evidenza dei fatti. Eppure la città diffusa ha capito perfettamente cosa è successo e quando cammino per strada il calore dei cittadini, animato da gratitudine e amicizia, e mai da sentimenti di rancore e ostilità, mi restituisce l’orgoglio di aver servito una comunità matura e consapevole, che non possiamo lasciare, adesso, alla palude della vecchia politica e alla condanna del ritorno dei dinosauri. Lasciare il futuro della città nelle mani del Pd di Annalisa Altomare, Lillino Di Gioia e Piero de Nicolo o nel centrodestra mascherato da altro di Saverio Tammacco e Mariano Caputo o nel temuto “ritorno del Senatore” sarebbe una bestemmia. Né possiamo davvero pensare che il risultato delle prossime elezioni sia già scritto, in negativo. PARTITA POLITICA APERTA CENTRODESTRA MASCHERATO La partita è aperta. Spalancata. Lo abbiamo visto nelle ultime amministrative nazionali: i pronostici, i sondaggi, le previsioni sono spazzati via dall’impazienza e dalla rabbia delle persone e il voto si controlla sempre meno a suon di promesse facili, clientelismo e buoni benzina. Allora basta a “piangere il morto”. Il centrosinistra di tre anni fa ha governato bene, ma non ha saputo durare politicamente un intero mandato. Non ha saputo inaugurare una stagione di stabilità politica, non ha saputo mantenere la promessa di unità di cui io, Bepi e Gianni Porta ci siamo fatti garanti. La frammentazione ha avuto la meglio, ma da qui a dire che non possiamo riprovarci, correggendo gli errori e rilanciando ce ne passa. Bisogna uscire dal lutto, la politica è reazione, non depressione, rabbia o rancore. E bisogna scrivere, da subito, una nuova pagina di impegno collettivo. NON MI RICANDIDO, MA IL PROGETTO DI CAMBIAMENTO CONTINUA Non sto annunciando la mia ricandidatura. Per ragioni personali e familiari, al momento, non me la sento di dire che posso impegnare i prossimi cinque anni della mia vita al servizio esclusivo della città. Perché questo è stato per me fare il sindaco: un impegno assoluto, con la professione sospesa e la famiglia da parte. Ma la mia mancata ricandidatura non è una ragione sufficiente per fermare il progetto di cambiamento della nostra città. Troveremo un candidato sindaco all’altezza del coraggio della sfida, perché in questi anni di amministrazione una nuova classe dirigente, in città, si è fatta largo e non intende arretrare. E perché il campo civico e della sinistra non può stare a guardare i Cinque Stelle, movimento che ho sempre rispettato, ma che in città al momento ha mostrato un radicamento ancora insufficiente. Dobbiamo ripartire, allora. Subito. E la prima sfida è non mollare il presidio sulla buona amministrazione in questo anno di commissariamento. Continuare a contribuire a capire e risolvere i problemi della città, delle persone. Impedire che la macchina che avevamo rimesso faticosamente in moto si fermi. Alcuni temi sono centrali per il futuro di Molfetta e sono sulle scrivanie dei dirigenti e del commissario, accompagnati, tutti, già da proposte di soluzione. Cito alcune cose su cui non abbassare la guardia: piscina, cittadella degli artisti, cantieri navali, opere pubbliche da avviare o completare, porta a porta e futuro di Asm e Multiservizi. LE RESPONSABILITÀ DEL CENTRODESTRA SULLA PISCINA Sulla piscina comunale serve un dibattito più maturo e profondo e meno emotivo. A tutti piace fare sport, nuotare, andare al mare. Molte famiglie portavano in piscina i propri figli, anche con disabilità. Molti di noi la frequentavano come utenti. Tanti giovani ma anche tantissimi anziani frequentavano il lido balneare d’estate, unico lido accessibile a piedi dal centro città. La chiusura della piscina, nell’anno di Molfetta Città Europea dello Sport è stata una scelta dolorosissima e che ha colpito certamente le nostre passioni e la nostra comodità di poter fare nuoto a due passi da casa, senza dover migrare a Gio-vinazzo, Bisceglie o Ruvo. Detto questo, la piscina era in gestione. Esattamente in concessione. La concessione tra il privato e il Comune aveva degli obblighi: il pagamento di un canone concessorio da 60mila euro l’anno, il pagamento delle utenze, il pagamento delle polizze assicurative fideussorie, il pagamento dei lavoratori che tenevano in piedi l’impianto, lo svolgimento di manutenzioni che fossero in grado di tenere la struttura sempre in sicurezza. Il concessionario è venuto meno a questi impegni. Non ha pagato la concessione e le utenze, accumulando centinaia di migliaia di debiti che hanno penalizzato le casse del bilancio molfettese, non ha pagato con regolarità i lavoratori, non aveva polizze assicurative valide, senza parlare dei problemi legati alla condizione dell’impianto e allo stato delle manutenzioni. Attenzione, nella nostra piscina non si entrava gratis. Nè al lido si entrava gratis (anche se su questo andrebbe aperto un ragionamento a parte e non è escluso che anche questo caso della gestione del lido esploderà presto). Il privato faceva profitto con l’impianto, senza pagare al Comune quanto doveva. Un caso gravissimo, a cui bisognava avere il coraggio di reagire scrivendo la parola fine. Mariano Caputo e il centrodestra oggi gridano allo scandalo per alcune vandalizzazioni che si son verificate ad impianto chiuso. Dov’era questo centrodestra allarmista negli anni scorsi? Sono loro i responsabili della selezione del gestore e non hanno mai protestato per una situazione insostenibile dal punto di vista della sicurezza e della legalità. Con che coraggio, oggi, ci fanno la lezione? Dobbiamo presidiare perché la piscina riapra presto. I dirigenti Lazzaro Pappagallo e Roberta Lorusso sono all’opera, ma non si deve perdere un solo minuto. I lavori pubblici entro l’autunno devono mettere in piedi un progetto di manutenzione straordinaria dell’impianto, il settore sport deve lavorare al nuovo bando di gestione, blindarlo e attrarre operatori all’altezza della sfida, solidi e seri, affidabili per l’Ente concedente che è il Comune. Nel 2017 la piscina dovrà essere aperta e non dovrà diventare il facile oggetto da campagna elettorale a misura del populismo ignorante di chi oggi si risveglia sorpreso e preoccupato dopo aver causato anni fa il problema. E’ inaccettabile. Dobbiamo seguire bene, incalzare costruttivamente il Commissario e i dirigenti, pretendere efficienza nei lavori e nei tempi di esecuzione, auspicare un bando con una clausola sociale che salvaguardi i lavoratori. LE BUGIE DI AZZOLLINI SULLA CITTADELLA DEGLI ARTISTI Anche sulla Cittadella degli Artisti esiste un problema simile, su cui si stanno tentando di far passare le medesime storture di messaggio. La vecchia amministrazione ha avviato dei lavori che andavano a rilento, da oltre 4 milioni di euro: noi li abbiamo conclusi, salvaguardando i fondi europei con cui in parte sono stati fatti, e abbiamo aperto la struttura. La vecchia amministrazione ha fatto un bando di gestione che fu sommerso da critiche e polemiche: noi abbiamo dato seguito a quel bando e abbiamo messo la ATI, guidata dalla cooperativa Fantarca, nelle condizioni di operare. Con un teatro a regola d’arte, sale di registrazione e per i laboratori di eccellenza, un’area dedicata all’arte contemporanea moderna e innovativa, spazi esterni adatti a ogni genere di eventistica, una libreria con ogni comfort, il centro minori attrezzato al dettaglio. Ad oggi, solo l’attività del centro minori “La Bussola” è proseguita come da accordi. Sul resto della struttura, la programmazione culturale è andata avanti a singhiozzo, i lavoratori e i fornitori hanno lamentato anche qui problemi di pagamenti e la sostenibilità della gestione di una struttura così grande e impegnativa è stata messa in discussione dagli stessi gestori. Il Commissario ha risolto un contratto che non era onorato, perché la Cittadella era sostanzialmente ferma. Ha fatto l’unica cosa da fare, dopo mesi e mesi di solleciti. E anche qui è inutile che il centrodestra adesso si smarchi. Quel bando di gestione evidentemente andava pensato diversamente, con un calcolo serio sulla fattibilità delle mirabolanti proposte arrivate al tempo. Perchè del pullulare di proiezioni cinematografiche, rassegne teatrali, concerti, laboratori creativi e del coinvolgimento delle realtà culturali cittadine in questi anni non abbiamo visto nemmeno l’ombra. E quindi anche qui abbiamo avuto un contratto tradito. E anche qui non possiamo perdere tempo. La Cittadella non può restare chiusa, è un’opera nuova, che è costata 4 milioni di euro, e bisogna subito ripensare al suo affidamento e alla sua gestione. Senza però pensare che lasciarla aperta a tutti i costi, con il rischio che anche qui si accumulassero debiti, danni alla struttura e problemi a catena, fosse la soluzione giusta. PISTA DI ATLETICA, PROGETTO FATTO MALE Oltre a presidiare la riapertura di piscina e Cittadella, rivendicando però a gran voce il lavoro di legalità e rigore amministrativo che abbiamo messo in campo, esiste il tema di altre situazioni bollenti da dirimere: quella della Pista di Atletica e quella dell’impianto di compostaggio. Storie di opere pubbliche interrotte, piccole rispetto al Porto solo per la quantità di milioni investiti. Ma molto somiglianti, per alcuni versi, alla “storia madre”. La Pista di Atletica ha visto interrompere i sui lavori perché in fase di esecuzione il progetto messo a bando si è rivelato problematico e insufficiente. A causa di un progetto contenente problemi e di un bando fatto male, abbiamo nel cuore della 167 un’opera incompiuta. Anche sulla Pista d’Atletica i tecnici comunali da mesi stanno cercando di capire se con una perizia di variante in corso d’opera e un progetto nuovo si riesce a salvare l’appalto originario e dare il via, presto, alla ripresa dei lavori. Si è all’opera da mesi su una partita non facile, ma anche qui il rischio di risoluzione contrattuale e di una nuova gara c’è. Cosa dirà il centrodestra in quel caso? Che è colpa mia? Anche se il progetto e l’appalto sbagliato risalgono al 2012 quando a governare Molfetta erano loro? DIGESTORE ANAEROBICO E COMPOSTAGGIO, EREDITATO PROGETTI SBAGLIATI Stessa storia sul digestore anaerobico, identica. Il progetto messo a gara ha avuto due validazioni negative, va rivisto. E sul luogo erano stati lasciati dei cumuli di compost, dai tempi di Mazzitelli, che non rendevano cantierabile l’opera. La vecchia amministrazione li ha lasciati lì, con un progetto pieno di problemi. Noi abbiamo spostato i cumuli (oltre 500 mila euro investiti per farlo) e ora l’area è cantierabile e il progetto in revisione. L’impianto di compostaggio serve a Molfetta e il procedimento va presidiato, ma vediamo di farlo scandendo la verità delle cose e non lasciando il centrodestra a raccontare la storia delle “opere pubbliche bloccate”. Le hanno progettate male loro, appaltate male loro e noi per 36 mesi abbiamo dovuto rimettere in piedi storie che erano infestate da errori, irregolarità e problematiche di ogni genere. CANTIERI NAVALI DA METTERE A NORMA A proposito di storie da rimettere in piedi, una di queste è quella dei cantieri navali. Ho vissuto con grande ingiustizia il sequestro dei cantieri, che pure la Asl e la Procura hanno fondato su ragioni assolutamente oggettive e giuste. La Asl chiede, pretende sicurezza sul lavoro. Evidenzia che le suppigne devono essere sistemate meglio, che i presidi di sicurezza nell’area cantieri devono essere messi pienamente a norma e che l’area, in quanto area produttiva, va infrastrutturata. Mi fa arrabbiare, però, che solo adesso ci si renda conto della situazione. E che il sequestro arrivi dopo tre anni in cui di passi in avanti ne abbiamo fatti, pubblico e privato insieme, Comune e operatori, sotto lo stretto contatto con Demanio e Capitaneria. I cantieri sono lì da quando erano giovani i miei nonni. Eppure siamo stati i primi a mettere in regola le concessioni, cantiere per cantiere. E a lanciare una ricognizione dell’area, suppigna per suppigna, anche con l’utilizzo di un drone capace di fotografare ogni criticità. E a ragionare su un piano di interventi che parte dal rifacimento del tronco idrico (investimento di 33 mila euro, in corso, voluto dalla nostra amministrazione), dall’allacciamento fognario e da altri interventi, non ultimo un piano di rigenerazione dell’Ex Cantiere Tattoli, unica area di responsabilità comunale, su cui nell’ambito del concorso Europan e del seminario finale abbiamo sviluppato un primo progetto di Ecomuseo del Mare sul modello di Palermo o Barcellona. I cantieri devono poter lavorare. Siamo alle porte del fermo biologico, non possiamo mettere in ginocchio un settore, quello della marineria cittadina oltre che quello della cantieristica, che rischia di andare in tilt. Il Comune ha già in bilancio 2016 le risorse per investire sull’area. Ci sono i cosiddetti “fondi Porto”, che abbiamo rimodulato al rialzo per cantieri e porto turistico. Ci sono anche i “fondi Renzi per il Sud”, quelli sul waterfront, che Molfetta ha intercettato negli ultimi mesi e che vanno anche a rifinanziare il PIRP Madonna dei Martiri. Gli imprenditori devono fare la loro parte, sulle aree in concessione. E riflettere sul loro futuro e sull’ipotesi di spostamento dell’area cantieristica alle spalle del Pennello, per liberare Spiaggia Maddalena a un destino turistico ricreativo più consono e andare in un’area attrezzata, che consenta di tirare a secco contravel lift. Possiamo farcela, dobbiamo seguire questa partita e non abbandonarla al labirinto amministrativo del post sequestro né girare la testa come è stato fatto per anni e anni. LA BONIFICA DI TORRE GAVETONE DEVE PROSEGUIRE Altre battaglie da presidiare con grinta e determinazione sono quelle ambientali. La bonifica di Torre Gavetone deve finire. La partita del riavvio dell’impianto di affinamento delle acque depurate per uso irriguo in agricoltura, che abbiamo rimesso in pista in primavera insieme al Consorzio Bonifiche e AQP, deve proseguire. E mi sto occupando personalmente, in seno al Cda dell’Asi e in stretta collaborazione con l’Associazione Imprenditori, di presidiare la situazione degli scarichi anomali in zona Asi. Pretendendo finalmente investimenti in sede di Consorzio per rendere la nostra zona industriale davvero “green”, con una seria attenzione alla sostenibilità delle aziende e un piano d’azione strategico sul punto che possa accompagnare lo sviluppo economico dell’area senza penalizzare lo sviluppo turistico e la tutela ambientale della vicina costa nord e dell’Oasi di Torre Calderina. Se consideriamo che la bomba ecologica del depuratore è stata disinnescata (forse la cosa più importante che abbiamo fatto in questi anni, di cui ho sentito parlare pochissimo) e che i lavori di ampliamento dell’impianto sono quasi finiti, l’obiettivo dello sviluppo sostenibile dell’area e di una convivenza responsabile della coppia industria-turismo è alla portata di mano. GESTIONE CORRETTA DEI RIFIUTI Ma non esiste partita ambientale vinta senza una corretta gestione dei rifiuti. E fanno tremare i polsi le velleità demenziali del senatore e della sua compagine, con la città imbrattata del nuovo slogan “no al porta a porta”. Lo so, passare dai cassonetti ai mastelli è stata una rivoluzione delle abitudini faticosa. Ci ho messo la faccia, perché era un passaggio necessario. A Molfetta solo 3 persone su 10 differenziavano il rifiuto, con costi insostenibili di smaltimento in discarica. Ora sono quasi 5 su 10 (abbiamo ampiamente superato il 40% e il traguardo del 50% è vicinissimo). L’obiettivo è che diventino 7 su 10. Insomma che in discarica vada il 30% del rifiuto. E che il resto dei rifiuti tornino, in altro modo, a nuova vita. Si inquina di meno e, con gli anni, solo così si riesce a non far impazzire l’aumento della tassa sui rifiuti. Non dico a pagare di meno, ma a evitare di pagare di più. Il porta a porta, quindi, deve proseguire. E’ partito anche a Terlizzi, Corato, Bitonto e sta partendo a Bari. Ad Andria e Barletta si fa già da tempo. La campagna per tornare ai cassonetti racconta l’ignoranza di un centrodestra gretto, disposto a tutto pur di prendere voti con la menzogna e un populismo di retroguardia. Alla Asm, piuttosto, bisogna chiedere perché siamo fermi. Perché i mastelli in molte zone sono stati consegnati ma non si parte ancora. Una accelerata e non uno stop: questo serve. SCELTE IMPORTANTI PER MULTISERVIZI E ALTRI PROGETTI Potrei continuare a elencare le cose che dobbiamo presidiare, senza stancarci, per rimetterle al centro di un nuovo progetto-città. A proposito di società partecipate, dobbiamo restare accanto alla Multiservizi. La proroga dei contratti di tre mesi è una buona notizia: il Commissario sta cercando di capire come proseguire, ha bisogno di approfondire il piano industriale che abbiamo approvato e il passaggio inhouse che abbiamo costruito. Ma in autunno bisognerà decidere e la città deve seguire questo passaggio con attenzione. Ci sono 60 lavoratori ma soprattutto una società solida, funzionale a tenere in piedi la città, le sue strade, il suo verde pubblico, la pulizia dei suoi edifici, la gestione dei suoi parcheggi, il suo canile. Va dato futuro a questa storia di stenti. Noi abbiamo fatto molto, ma non bisogna mollare la presa. Ci sono poi opere avviate che vanno presidiate nella loro realizzazione. Il Centro Antiviolenza a Piazza Luxemburg, Piazza Principe di Napoli, il Parco di Mezzogiorno. Non manca nulla per farle procedere. Su Centro Antiviolenza e Piazza Principe si può andare a gara: ci sono progetti esecutivi e fondi già erogati. Sul Parco di Mezzogiorno è stata svolta la gara di progettazione ed entro l’autunno si può procedere all’appalto. Anche sull’apertura dello Sprar per i rifugiati non manca nulla. L’assegnazione alla cooperativa è stata fatta, il Ministero ci ha confermato i fondi: la sfida interculturale è pronta per essere giocata. E anche i nuovi autobus si possono comprare. Il mutuo da Cassa Depositi e Presiti è arrivato. Checché se ne sia detto sui nostri bilanci, lo Stato ci considera “Ente contabilmente solido”. E quindi non c’è tempo da perdere, MTM deve procedere e entro la fine dell’anno i molfettesi devono poter salire su autobus comodi, sicuri, accessibili ai disabili e poco inquinanti. Poi sono pronti i concorsi per assicurare ai dipendenti comunali rinforzi e ricambio. SUBITO I CONCORSI AL COMUNE Nel 2017 finisce il blocco delle assunzioni del Governo e finalmente possiamo assumere. Li faccia il Commissario, i concorsi, tutti finanziati in bilancio. Sottragga alla politica le assunzioni dei nuovi dipendenti. E assuma, presto, il nuovo dirigente agli Affari Generali. E’ tutto pronto e dopo il concorso nel Settore Welfare, il nostro secondo concorso e la sua ultimazione può dare stabilità alla macchina e a un settore che ha aspettato il suo turno troppo a lungo. Smettiamola di parlare di come potevano andare le cose e usciamo dal romanticismo malinconico o dalla rabbia sulla fine anticipata del nostro sogno comune. Lavoriamo a proseguire il cambiamento. Presidiamo le battaglie utili alla città e facciamolo con serietà, studio e costanza. Il resto, dopo l’estate, verrà da sé. Quale candidato sindaco, quale coalizione. Rimettiamoci in piedi. E ce la faremo anche stavolta. Senza darla vinta a chi ci ha buttato per terra pensando di fermarci

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