Recupero Password
I misteri della ministra Cancellieri e la “ragion di popolo”
17 novembre 2013

In un mio precedente pensiero sulla vicenda, ancora piuttosto torbida, che vede coinvolta un’alta carica dello Stato – la ministra della giustizia Anna Maria Cancellieri – concludevo la riflessione con una domanda retorica riguardante l’eventuale stupore che si prova dopo le elezioni, siano esse politiche, amministrative o europee, per il basso numero di votanti che hanno espresso il voto. Infine evocavo, contravvenendo alla mia indole di base, di rifiuto della violenza per far prevalere anche il diritto, possibili – speriamo NO – falli di reazione: azioni sconsiderate di chi, nei momenti di confusione che stiamo attraversando, potrebbe approfittarne per instaurare climi ancora più tesi di quelli che già ci affliggono.

Il “caso” Cancellieri, ben lungi dall’essere considerato archiviato dopo la difesa in Parlamento e la …fiducia accordata alla ministra dalla compagine di Governo, in modo bipartisan, è ancora bollente. Le nuove rivelazioni che smentiscono platealmente quanto dichiarato dall’interessata, sia in sede di interrogatorio in Procura, sia in sede parlamentare, aggiungono ulteriori particolari che demoliscono l’immagine fornita dell’intervento umanitario, fatto dalla ministra, anche per la signora Ligresti. La signora in parole è stata condannata, con la formula del patteggiamento, a oltre due anni di reclusione (per cui tecnicamente riconosciuta colpevole e condannata senza ricorsi), per gli illeciti gravi accertati sulla Società di cui ella era un alto dirigente. Nonostante ciò, essendo ancora, dopo la scarcerazione dalla detenzione, in regime di carcerazione domiciliare, ella è stata vista fare acquisti in centro a Milano. Stendiamo un velo sulla ennesima violazione: siamo a questo nella nostra sfortunata Nazione. Parliamo di questo secondo atto in questa sporca vicenda che, le cronache di un quotidiano sta svelando: La ministra Cancellieri ha mentito e, probabilmente mente ancora!

A fronte del montare dell’indignazione, sembra che Premier (Enrico Letta) e Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano), vogliano tutelare la ministra.

La motivazione di questo curioso (è un attributo che non rende totalmente l’idea dell’assurdità della posizione, da parte di due altissime Istituzioni dello Stato) sarebbe la famigerata Ragion di Stato? Se così fosse, allora domando: quando, nella nostra sfortunata Nazione, vedremo anche prevalere la “RAGION DI POPOLO”? Quella che, insieme alla Ragion di Stato, dovrebbe far sì che la Nazione sia una DEMOCRAZIA compiuta?

Una Nazione nella quale chi abusa della propria posizione di potere, che gli è stato conferito appunto per ragion di stato, non ne approfitti per commettere anche azioni … border line, si chiami egli signor Berlusconi, signora Cancellieri o chi altri.

In questa vicenda, i difensori del sig. Silvio Berlusconi (ancora Senatore della Repubblica), propongono un … parallelo piuttosto ardito, equiparando la “vicenda Cancellierei – Ligresti” alla squallida “vicenda Berlusconi – nipotina del Presidente egiziano Mubarak”, per invocare un medesimo trattamento per i due personaggi. Invertendo però arbitrariamente la prospettiva, si potrebbe anche valutare il parallelo, in forma negativa. Mi spiego: entrambi hanno (sembra, a quanto pare) abusato dei loro poteri; entrambi rifutano (il primo in modo plateale) , la seconda, evocando ragioni di umana solidarietà, l’ipotesi di avere commesso illecito, aggravato appunto dalla loro posizione. Resta tuttavia un fatto: chi ha goduto del frutto di queste azioni, non è il “comune mortale”, l’uomo della strada, il Cittadino che lavora (se ne ha la possibilità, dati i tempi), che paga le tasse, che cerca di barcamenarsi nei casi che, la vita di tutti i giorni, offre. Chi ha usufruito di questi trattamenti sono persone, per i più diversi aspetti, “vicine” al potere!

La difesa della ministra, come detto, ha avuto, in Parlamento, carattere bipartisan. Evidentemente per ragioni non coincidenti.

Il signor Massimo D’Alema, dall’alto della sua navigata esperienza di fatti opachi, addirittura sancisce: “non ha compiuto (la ministra) illeciti; illecita è la pubblicazione delle telefonate!”.

Dove è allora la differenza fra questa tesi e quella propugnata dai difensori del sig. Berlusconi? Come può, il famoso “comune mortale”, cogliere la sottilissima differenza, che solo un sofisticato politicante come il signor D’Alema intuisce, fra le due situazioni?

Vale allora quello che tutti, la maggior parte dei Cittadini pensano, sempre più ad alta voce: che altro deve succedere, per far sì che l’elite al potere capisca che non se ne può più di alcuni dei loro comportamenti?

Un’ultima notazione sulla ministra Cancellieri: abbia o no commesso una flagrante violazione dell’etica politico/istituzionale (lei, e non solo lei, dice no), dopo le polemiche che comunque hanno segnato la sua carriera,  onestà istituzionale, se non proprio intellettuale, vorrebbe che si fosse dimessa dall’incarico.

Così abbiamo un Guardasigilli dimezzato che, nel presentarsi nei più alti consessi, non solo Italiani, verrebbe forse… apprezzata non in modo uniforme dagli interlocutori e certamente non per i suoi meriti pregressi.   

© Riproduzione riservata

Autore: Tommaso Gaudio
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""

1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)
2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)

Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet