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I “Buchi nell’acqua” della Sinistra
15 luglio 2018

Perché la Sinistra perde anche quando vince? Perché anche le più grandi battaglie di generosità rivoluzionaria, quegli straordinari movimenti di mobilitazione dal basso che nascono in maniera impetuosa e apparentemente inarrestabile, rallentano poi la loro corsa, si arenano e naufragano miseramente? Come è possibile che il pensiero neoliberista, che vede nella “dittatura” del mercato libero la sua massima espressione, abbia invaso così ampi settori della società civile e della Sinistra contemporanea, occupando spazi vitali nell’ecosistema della nostra vita? Perché, testimone la Storia in vari momenti, la Sinistra, da quella riformista a quella più radicale, ha finito per allearsi con le forze che stava contrastando assumendo la forma e il linguaggio dell’avversario? Questi gli interrogativi che hanno guidato e accompagnato fedelmente l’autore, Gianni Porta, consigliere comunale di opposizione, nella stesura del libro “Buchi nell’acqua. Sinistra ed egemonia liberale nel movimento Acqua bene comune” (Mimesis, 2018), presentato dal Presidio del libro di Molfetta nella Fabbrica San Domenico. Hanno introdotto la serata Luisa Centrone e Antonello Mastantuoni, esponenti del Presidio cittadino; sono intervenuti inoltre Onofrio Romano, professore di sociologia presso l’Università degli Studi di Bari e curatore della prefazione del volume e Isidoro Mortellaro, docente di Relazioni Internazionali presso la medesima università. Lo studio di Porta, organico e complesso, vede nella seconda parte del libro il suo fulcro empirico, in quanto essa racconta un’inchiesta, un viaggio svolto tra i protagonisti italiani del movimento ABC (Acqua bene comune) che nel 2011 ha portato al referendum e alla vittoria schiacciante delle diverse forze che chiedevano la tutela dell’acqua e del sistema idrico integrato come bene comune. “Si pensava che quella vittoria potesse costituire una svolta, che quella vertenza potesse essere estesa anche ad altri beni non riducibili a merce, non monetizzabili; si pensava che quel processo dinamico potesse generare una nuova alternativa e soggettività politica di sinistra”, commenta Porta, ma questi frutti non sono stati mai raccolti, l’entusiasmo iniziale non ha lasciato il posto a scelte politiche decisive e strutturali verso la ripubblicizzazione dell’acqua. Il movimento ABC, nella sua vastità ed eterogeneità, pur nell’universalità della sua istanza, non è riuscito ad attuare quel progetto di rifondazione e rigenerazione della Sinistra italiana che molti avevano intravisto tra le sue potenzialità. Quella che invece ha prevalso è stata l’interpretazione che ha “allarmato” nel Movimento l’ultimo atto dell’ondata antiglobalizzazione nata negli Stati Uniti all’inizio del secolo. Come sottolinea Isidoro Mortellaro, anche quella in nome della globalizzazione è una delle “rivoluzioni passive” della sinistra, i cui esiti sono stati fortemente contraddittori e ambigui. Nel ‘68 nasceva la globalizzazione come rivendicazione dell’impegno diretto rispetto alla rappresentanza, come dilatazione dei confini della politica al mondo intero; oggi il “balbettio” europeo e l’individualismo consumistico statunitense hanno ereditato e travisano questa necessità di globalità; l’ideologia liberista ha distrutto lo Stato, ha distrutto l’idea di popolo come portavoce di diritti e di uguaglianza. Qual è il motivo di queste sconfitte, anche in seno alle vittorie, che la Sinistra si autoinfligge? Continuiamo a chiederci. Onofrio Romano prova a dare una risposta impetuosa, che neppure il rintocco nevrotico delle campane della vicina chiesa di San Domenico, riesce a oscurare. “La questione aperta dal libro di Gianni va ben oltre la storia del Movimento ABC - argomenta Romano - riguarda il modo di stare al mondo della Sinistra”, appartiene all’ambiguità di fondo già insita nel pensiero di Marx, al paradosso secondo il quale il processo di liberazione dell’umanità da qualsiasi coercizione esterna debba attuarsi in modo naturale, provvidenziale, “lasciando essere” le cose. “Lasciando essere il capitalismo per poi vederlo infrangersi”, continua Romano. Al contrario, il risveglio della Sinistra, la sua sopravvivenza e la realizzazione di una vittoria autentica, “non mutilata”, può avvenire solo quando verrà abbandonato l’automatismo del mercato e della tecnica per impadronirsi del potere attraverso una struttura organizzata partitica, statale e verticalista. “La Sinistra perde perché prende la forma dell’avversario e del tempo, non concependo la verticalità e la sovranità sul mondo da parte del popolo”, conclude Romano. La presa del potere organizzata e disciplinata del popolo su se stesso può favorire una riflessione e una riconquista della vita come “bene comune”. Le conclusioni e interpretazioni alle quali Gianni Porta giunge nel suo libro, da osservatore esterno, intervistatore, protagonista e filosofo della politica non possono che rimanere aperte. © Riproduzione riservata

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