Guglielmo Minervini: la legalità calpestata da Azzollini Paola Natalicchio: ci hanno lasciato una città disastrata
Dibattito all a Festa del Pd
Raccontare la vicenda politica degli ultimi anni a Molfetta. La memoria è breve e dimentica facilmente anche i danni che sono stati fatti in questi anni alla città e all’intera comunità. Minervini ha ricordato anche l’illegalità diffusa dell’amministrazione dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini del Pdl che è sfociata in inchieste giudiziarie e arresti che hanno fatto balzare negativamente Molfetta a livello nazionale. Si è affermato in questi anni il modello deteriore del molfettese vincente, arrogate, non rispettoso delle regole. Il modello proposto da Azzollini con la sua sciatteria, l’improvvisazione nell’affrontare gli argomenti e di governare, con molta arroganza, con l’esibizione del potere da spaccone di periferia. E questo modo grezzo di gestire e di rifiutare le regole e le leggi, alla pari del suo padrone romano Berlusconi, è diventato un modello da seguire, con le conseguenze che abbiamo visto. La legalità calpestata all’insegna del “ci penso io”. Minervini, sollecitato dal giornalista economico della “Gazzetta del Mezzogiorno” Felice de Sanctis, direttore di Quindici, ha anche parlato del porto e della delega della Regione affidata al Comune di Molfetta dall’allora presidente Raffaele Fitto al suo compagno di partito Azzollini. Una delega che la Regione è pronta a ritirare. Finora non è avvenuto questo passaggio anche perché è mancato il dialogo con l’amministrazione comunale, per l’autarchia di Azzollini che non ha mai avuto rispetto delle istituzioni e non si è mai rapportato con la Regione, contrariamente a quanto sta avvenendo con l’amministrazione Natalicchio che dialoga costantemente con l’ente regionale per risolvere insieme la patata bollente dei lavori del porto e rimediare agli errori e ai danni fatti dal centrodestra in questi anni, per evitare che i costi ricadano sui cittadini, come è avvenuto finora. Secondo l’assessore Minervini occorre reinserire Molfetta in una strategia regionale, armonizzando le politiche e recuperando i ritardi che hanno fatto di Molfetta una città più povera e senza futuro. Una città allo sbando che ora sta faticosamente provando a risollevarsi dalle macerie ereditate sia in termini economici, sia sociali. È un recupero anche culturale, con modelli diversi da quelli devastanti dell’educazione all’illegalità che hanno visto l’ex sindaco Azzollini opporsi alla magistratura che aveva sequestrato le bancarelle abusive della frutta e verdura, regalando a questi abusivi perfino chioschi di vendita con i soldi del porto, come hanno confermato le inchieste giudiziarie. Insomma, Azzollini, secondo Minervini, ha dato copertura istituzionale all’illegalità, con una condizione illegale della cosa pubblica, come si rileva dalle indagini della Procura. La Regione è impegnata a sostenere Molfetta, facendo dimenticare un passato fatto di sgambetti continui da parte di Azzollini: una stagione da dimenticare per la città. Occorre cambiare la cultura istituzionale, in democrazia non si possono usare le istituzioni per gli interessi personali. Infine l’assessore regionale Minervini ha voluto parlare della burocrazia comunale, anch’essa distrutta da Azzollini, lasciando ombre che non dovrebbero esistere. Distruggere un patrimonio come quello del personale, è di una gravità unica. E non è con l’elargizione di benefici economici a fini elettorali che si risolve il problema: si ottiene il consenso come ha fatto Azzollini, ma si dequalifica l’apparato burocratico. Bilancio a tinte fosche anche quello del nuovo sindaco del centrosinistra Paola Natalicchio con riferimento alla disastrosa gestione di Molfetta da parte dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini che, essendo sempre a Roma, non conosceva i problemi della città, né poteva dedicarsi ad essi, preferendo i più comodi scranni del Senato. La Natalicchio ha ricordato di aver ereditato una città in emergenza su tanti fronti tuttora aperti con la necessità di tamponare ogni giorno le falle di Azzollini, per garantire l’ordinaria amministrazione della città. Ha parlato del depuratore e dei 700mila euro regalati ad una ditta con una transazione e poi l’impianto è rimasto abbandonato senza manutenzione e quindi sequestrato dalla magistratura. E questa sciatteria amministrativa ha regalato a Molfetta un mare marrone. Anche l’emergenza sfratti è stata affrontata con difficoltà non essendoci più le case comunali, anch’esse svendute per fare cassa e i soldi non bastavano mai e, secondo la magistratura, sono stati sottratti al porto. Che dire poi dei contributi comunali: anche qui, secondo Paola Natalicchio c’erano figli e figliastri. «Abbiamo trovato un ufficio tecnico allo sbando, l’edilizia in pieno caos senza servizi e anche l’edilizia scolastica era in condizioni di emergenza. L’impiantistica sportiva è stata salvata dalla Regione e sono stati male utilizzati perfino i fondi per gli oratori. All’ufficio sport abbiamo trovato una sola persona che non riusciva da sola a gestire tutto. Anche i servizi sociali sono stati gestiti in modo discutibile, tant’è che c’è un’inchiesta giudiziaria in corso: come venivano elargiti i fondi comunali? Insomma, un’eredità che è uno zaino pesante come un macigno». Passano all’argomento porto, il sindaco ha sottolineato come si sia andati avanti con poca razionalità, sulla base della concezione megalomane di un uomo che voleva farlo a tutti i costi, senza regole e le conseguenze giudiziarie lo hanno confermato. La Natalicchio è scesa nei dettagli che tutti conosciamo dopo lo scandalo, già previsto dal centrosinistra e dalla nuova amministrazione ben prima degli arresti e dell’operazione D’Artagnan della Procura di Trani. Si è fatta un’opera a tutti i costi senza bonificare l’area dalle migliaia e migliaia di ordigni ancora presenti (ce ne sono ancora 50mila), poi la vergogna della transazione di quasi 8 milioni di euro, fatta anch’essa senza assistenza di avvocati e senza rispetto delle regole, a tutto danno dei cittadini. E, dulcis in fundo, la bomba ecologia della cassa di colmata nella quale sarebbe stato riversato tutto il materiale, bombe al fosforo comprese. Insomma, dalla bonifica è derivato altro inquinamento sul quale stanno indagando i magistrati. La città, secondo il sindaco, dovrebbe indignarsi per questa gestione personalistica della cosa pubblica e si augurata che il Pd chieda una commissione d’inchiesta da parte del Parlamento sullo scandalo del porto di Molfetta, di cui ha parlato tutta la stampa nazionale. «Sul porto sta indagando la magistratura – ha aggiunto Paola Natalicchio – ci sono le ipotesi accusatorie, quelle su cui si svolgerà il processo. E su quelle non commentiamo. Ma poi ci sono i dati oggettivi e dolorosi e inquietanti: 1) Il cantiere è sotto sequestro; 2) Il mutuo è sotto sequestro; 3) Ci sono elementi quali intercettazioni e dichiarazioni che circostanzierebbero la presenza di una “cassa di colmata” di rifiuti speciali sul cantiere, con presenza di ordigni all’interno (che sicurezza avrebbe chi lavorerebbe da ora in poi su questo cantiere?). L’intero porto è stato costruito, dall’inizio alla fine, con metodi e con sostanze (materiali di costruzione) che sono pesantemente sotto accusa. Abbiamo il dovere di essere prudenti. La città deve prendere consapevolezza dei drammatici elementi che sono emersi. Non scherziamo. Il Nuovo Porto Commerciale non si costruisce con il photoshop, come ci hanno fatto credere per anni. Non scherziamo, ripeto. Non sottovalutiamo quello che sta succedendo. Mostriamo maturità e serietà. Abbiamo il dovere di essere preoccupati. Ne va davvero del tanto evocato “futuro dei nostri figli”». Per quanto riguarda il rischio di nuove elezioni amministrative il sindaco ha detto che stiamo cercando di scongiurarle (chiedendo al governo di intervenire con una legge perché sono decine i casi in Italia sia di amministrazioni di destra che di sinistra), per evitare un aggravio della spesa pubblica: solo al Comune costerebbero 400mila euro, senza calcolare il dispendio di denaro di partiti e candidati. Uno spreco inutile. Il nuovo sindaco Natalicchio non si è nascosto le difficoltà di affrontare tanti problemi, ma ha dichiarato di essere entusiasta e orgogliosa del nuovo incarico che intende portare a termine con impegno e senza esitazione per ristabilire le regole e la legalità dimenticate a Molfetta e soprattutto garantire una migliore qualità della vita a tutti i cittadini, ascoltando i loro veri problemi e coinvolgendoli nella gestione della città.