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Guglielmo Minervini: il centrodestra e il suo podestà Azzollini perdono colpi
15 aprile 2010

Significativo successo per Guglielmo Minervini alle elezioni regionali, dopo i suoi 5 anni di assessorato accanto a Nichi Vendola. Guglielmo ha ottenuto a Molfetta 3.974 voti su un totale di 12.108 preferenze nella lista del Partito Democratico e ora è in corsa per la riconferma nell’assessorato. Partiamo dal vero vincitore di queste elezioni: Nichi Vendola. Lei è stato uno dei più accesi sostenitore del Presidente uscente. È arrivato a mettersi contro tutto il PD regionale pur di far vincere Vendola alle primarie dello scorso gennaio; insomma, aveva ragione lei. Cos’è il fenomeno Vendola e dove può arrivare (qualcuno lo acclama come nuovo leader del centro-sinistra per le politiche del 2013)? «Ho ripetuto più volte: Vendola non è solo un leader di respiro nazionale ma anche il capo di un governo regionale tra i pochi che abbia innovato e funzionato, soprattutto nel mezzogiorno. Con Vendola, la Puglia si è trasformata in un laboratorio di sperimentazione in cui abbiamo provato a dare forma a una diversa idea di sviluppo e di comunità. Questo laboratorio ora parla non solo ai pugliesi ma al Paese, è la traccia concreta di una possibile alternativa alla concezione berlusconiana della vita, secondo la quale basta che ciascuno coltivi i propri aff ari perché tutto vada bene. Non è così, occorre qualcosa di più alto, di più nobile. In Puglia lo stiamo ricercando. Difendendo Vendola ho cercato di difendere il diritto a non interrompere questa speranza che tutta l’Italia chiama la Puglia migliore. E ci sono momenti in cui più che le convenienze e le paure, deve parlare la coscienza. Una coscienza che, insieme ad altre, ha salvato il PD e il centrosinistra dal più catastrofico degli errori». Rieletto come consigliere regionale con 12.108 preferenze, seppure con il premio di maggioranza. Un incremento notevole dei voti rispetto al 2005; si aspettava questo risultato, riteneva di poter andare oltre, senza la presenza di candidature forti nel centro-sinistra molfettese (Tommaso Minervini in primis, ndr)? «Questo mio risultato, pur considerevole, contiene una serie di inciampi con i quali abbiamo dovuto misurarci. Non è stata una passeggiata, ma comunque ogni campagna elettorale è colma di insidie, anche scorrette». Di solito buona parte dei candidati ottengono la maggioranza dei loro consensi nella loro città natale. Lei, stranamente, a Molfetta, ha conseguito solo 1/3 delle preferenze (quasi 4.000). È l’elettorato molfettese ad essere prigioniero del sistema Azzollini oppure sono tanti i pugliesi che hanno apprezzato il suo lavoro da Assessore, svolto con obiettività per tutte le città della Regione? «Nel mio risultato ha inciso l’enorme lavoro compiuto in questi cinque anni a servizio dell’intera comunità regionale non di un solo campanile. L’elettorato molfettese, come hanno dimostrato anche queste elezioni, non è più ostaggio di alcun podestà». Il risultato sorprendente di questa competizione è che la coalizione di centro-sinistra supera di circa 8 punti percentuali quella di centro-destra. Il distacco è ancora più evidente se osserviamo i consensi dei due candidati presidenti. Forse è dal 2001 che non si osservava questa inversione. Cosa accade a Molfetta, l’impero di Azzollini è in declino? Lui che pensava di diventare il nuovo leader del PDL regionale, dopo la sconfitta di Fitto, adesso è in difficoltà. «Il podestà e il suo potere economicofi nanziario non bastano più a racchiudere l’enorme vivacità di una città avanzata e moderna come Molfetta. Il suo delirio di onnipotenza perde ogni giorno colpi e consenso, fi guriamoci se può ambire ad assumere ruoli regionali. Lo dicemmo già alle amministrative: la destra ha vinto le elezioni, ma non è maggioranza. Oggi questa convinzione è ancora più chiara. Occorre dare alla maggioranza eff ettiva di questa città le sembianze di una credibile alternativa e Molfetta può uscire da questa specie di incubo, liberandosi del suo capitan Uncino». Oltre a lei, Molfetta avrà un altro consigliere regionale, Antonio Camporeale del PDL. Due campagne elettorali e due idee per la regione diverse, con Camporeale che, secondo le teorie di Azzollini, vorrebbe apportare benefici solo a Molfetta. Cercherà il dialogo (almeno in relazione alle vicende che riguarderanno la nostra città), o il suo rischia di diventare un mandato anonimo come quello di Francesco Visaggio? «Camporeale chi? Ha mai parlato? Qualcuno lo ha sentito in campagna elettorale? Avete registrato qualche suo pensiero su temi, problemi, questioni della città o della regione? In realtà, il candidato era un altro, Azzollini, per interposta persona. Con quella candidatura ha detto al centrodestra che lo considera un deserto umano, senza alcuna personalità degna di rilievo. Infatti, il centrodestra ha avvertito l’umiliazione e si è ammutinato. Quanto a me ribadisco la mia scelta di stile: ero e resto a disposizione della città. Della città non del centrodestra». La sua posizione nella lista PD (5° tra gli eletti della provincia di Bari) mette un po’ in discussione la sua riconferma come Assessore; ma forse il ragionamento è prematuro, tranne nel caso in cui Vendola utilizzasse il criterio Azzollini nella composizione della Giunta (lo scorrimento delle liste). A prescindere dalla sua nomina ad Assessore, quali saranno le sue priorità nel prossimo quinquennio, quali progetti rimasti incompiuti nel precedente mandato vorrebbe realizzare? «Vendola come Azzollini? Prendiamola come una simpatica battuta. Farò quello che il presidente Vendola mi chiederà, come sempre con serietà e spirito di servizio. L’impegno pubblico è il più solenne degli impegni». In conclusione, cosa gli è piaciuto e cosa non gli è piaciuto di questa strana campagna elettorale, mi dia una risposta secca)? «Non tanto i fi umi di veleno quanto il suo insopportabile vuoto: il trionfo del nulla. E del denaro».

Autore: Roberto Spadavecchia
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