Gli studenti del Liceo Classico si confrontano sul fenomeno dell'immigrazione
Si può toccare in molti modi la vita degli altri: succede ad esempio con i sentimenti, quanto di più ineffabile riesce ad unire i destini delle persone. Ma non è questa l’unica strada. Quando si raccolgono vite allo stremo in mezzo al mare in tempesta, si incontra lo sguardo di uomini, donne e bambini a rischio di perdersi per sempre e si stringono le loro mani. Nella concitazione del soccorso tutto può accadere nel breve spazio di pochi secondi; ma sulle onde , il grido e il vento, vince la certezza d i assolvere il proprio compito con il massimo di professionalità e di decisione. Di tutto rimane un graffio che si fa dolce, una sofferenza, che via via si placa per la certezza, appunto, di aver toccato la vita degli altri. Questa, una citazione estrapolata del filmato “Liberi”, sulle operazioni di salvataggio presso Lampedusa, con il quale il Comandante Alessandro Ducci della Capitaneria di Porto di Molfetta dà anima al suo discorso sull’immigrazione, mappa del fenomeno analizzato dal punto di vista giuridico, politico e sociale. Nella fabbrica San Domenico, sala Finocchiaro, le istituzioni comunali, marittime e scolastiche si sono confrontate sull’attualissimo tema dell’immigrazione, coinvolgendo gli studenti del Liceo Classico “L. Da Vinci” sia come spettatori che come interlocutori. La conferenza si è aperta sulle parole dell’intervento dei docenti tutor (prof.ssa Mezzina e Turtur, prof. Colonna) e della preside Margherita Bufi, che ha mostrato il suo più sincero coinvolgimento nel tema, data la sua passata esperienza di volontariato nel sociale, per poi assumere un taglio tecnico con gli interventi del Comandante e del vicesindaco Bepi Maralfa, chiamato a rappresentare l’amministrazione comunale. Il comandante, presa la parola, tenta di riassumere, per quanto possibile, un tema complesso, in qualità di rappresentante della Capitaneria di Porto che egli ‘’racconta’’ come un’istituzione più vicina al sociale di quanto l’opinione comune sia portata a pensare. Infatti, presentato brevemente su diapositive l’apparato giuridico che si staglia dietro gli interventi del loro corpo militare (dalle normative internazionali agli aspetti normativi comunitari), egli ha precisato come la funzione primaria delle operazioni di soccorso sia la salvaguardia della vita umana in mare, e come pertanto il ruolo di tale istituzione sia prettamente sociale e come il lavoro che egli stesso esercita sia fatto “di sguardi, voci e colori” impossibili da dimenticare. Per questo egli dedica il video mostrato ai suoi colleghi, definiti eroi che ogni giorno rischiano la propria vita per salvare quella degli altri, dal momento di tensione e difficoltà del trasbordo alle ultime battute di sollevazione, quando ad operazione terminata, non resta che dire “ci siamo riusciti, LIBERI”. Il vicesindaco, “seduto tra i giovani” supporta e rafforza le parole del Comandante. Preso da una “stretta al cuore” spera che il messaggio trasmesso da quelle immagini possa restare intatto ed invita ad impegnarsi nel sociale al pari dell’amministrazione molfettese “in cammino sul percorso che parte dalla creazione sul territorio di uno sportello in rete ed arriva all’edificazione di strutture per la risoluzione dei problemi in fatto di immigrazione”. Lo scambio di testimonianze ed opinioni si fa politica e vede il colloquio di Ducci e Maralfa a proposito della legge Bossi-Fini - che ha inaugurato un corteo di norme sempre più severe e alquanto discusse - dell’accordo Italia-Libia, costato caro alla nazione italiana e della mafia, nascosta dietro le organizzazioni che fanno carico di migranti, guadagnando sulla loro disperazione. A tirare le somme il prof. Colonna, il quale ribadisce la complessità del tema al centro del progetto intrapreso che ha come motivo ricorrente immagini forti, indignanti e come tale conferenza abbia “aggiustato il tiro”, evitando il rischio della contrapposizione ideologica, facendo chiarezza sul tema non solo a livello locale, ma delineandone anche il profilo internazionale. L’ultimo intervento della preside Bufi chiude la conferenza con un messaggio ricco di fiducia nell’umanità venuta fuori dall’intervento e di speranza che esso possa restare intatto.