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Gli immigrati a Molfetta, chi sono, come vivono, dove lavorano Bilancio di nove mesi di attività dello sportello “Informamondo”
15 novembre 2000

di Michele de Sanctis jr Immigrati a Molfetta: chi sono, come vivono, dove lavorano. Conoscenza della popolazione extracomunitaria e assistenza sono alcuni dei compiti dello sportello Informamondo, servizio informativo stranieri del Comune di Molfetta, è ormai giunto al nono mese di attività. Nato a marzo per iniziativa dell’assessorato ai Servizi Sociali, che ha elaborato un progetto finanziato dalla Regione, ha svolto la sua attività coadiuvato dal prezioso contributo del volontariato (clan “Cime Bianche”Agesci Molfetta 1, e Servizio civile internazionale) e dal Politecnico di Bari. Proprio l’incontro tra la attenta progettualità amministrativa (agire in favore dell’immigrazione paga poco politicamente) la partecipazione e il concreto impegno del volontariato, la professionalità degli ambienti universitari e la disponibilità di alcuni immigrati, sono stati la ricetta vincente nella costruzione di un servizio di primo piano nell’ambito degli interventi sociali in favore degli stranieri. Lo sportello è un osservatorio privilegiato dei bisogni degli stranieri, extracomunitari e non, residenti nella nostra città, e proprio per questa peculiarità ha un ruolo strategico per l’integrazione degli stessi all’interno della comunità cittadina. Quello che lo sportello si sforza di offrire, è un servizio a misura del bisogno che con molta flessibilità sia in grado di rispondere a esigenze di tipo informativo, sanitario, lavorativo, scolastico e quante altre di volta in volta si presentano. Allo sportello (sito in via Trescine, 77 – Centro giovani), aperto il pomeriggio dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 20 e la mattina il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, è impiegato un mediatore culturale di origine albanese, Agron Behri che coordina il lavoro. A Molfetta sono presenti circa 500, stranieri regolarmente soggiornanti, dei 51.239 presenti in Puglia (nona regione nella graduatoria italiana), oltre la metà dei quali di origine albanese, ai quali va aggiunta una non meglio precisata presenza di clandestini. Chi si rivolge allo sportello Nel periodo di attività dello sportello, aperto i primi di marzo, per un lungo lavoro di classificazione e archiviazione dei documenti, anche in formato digitale, ma attivo per gli stranieri dal 4 aprile, sono pervenute circa un centinaio di richieste di varia natura e non solo da stranieri ma anche da privati cittadini italiani e da associazioni. Gli stranieri sono tutti extracomunitari provenienti dall’Albania, [GRAFICO 1] di età compresa tra i 25 e i 45 anni, e non tutti con regolare permesso di soggiorno. Il 79% dei “nuovi cittadini” è residente a Molfetta mentre la restante parte nei comuni del circondario [GRAFICO 2]. Quindi vi è una discreta conoscenza del servizio nei Comuni limitrofi anche se potrebbero esserci margini di crescita in quanto tali Comuni al momento sono sprovvisti di simili servizi e le difficoltà non mancano ovunque. Il 36% di coloro che si sono rivolti allo sportello è impiegato nel settore primario, nella fattispecie in campagna come bracciante agricolo, solo l’11% nel settore secondario (industria) ma in tali casi si tratta di stranieri residenti in città dell’Italia settentrionale. Il terziario è l’area di maggiore impiego (37%) con i lavori più svariati: dal commercio ortofrutticolo alla collaboratrice domestica (questo l’impiego prevalente delle donne) [GRAFICO 3]. Lavoro in nero In tutti i casi si tratta di lavoratori dipendenti, molti dei quali lavorano in nero e rischiano il licenziamento in caso richiedano la regolamentazione. Non va trascurata la percentuale sia pure inferiore (13%) di disoccupati, anche con regolare permesso di soggiorno e iscritti al collocamento: alcuni di essi si sono rivolti allo sportello per chiedere lavoro. È significativo notare come la domanda di lavoro sia stata inferiore all’offerta, infatti ci sono state tre richieste di manodopera per la campagna e una di collaboratrice domestica. L’offerta è stata comunque soddisfatta facendo ricorso ad altri albanesi in una precaria situazione lavorativa. Maggior impegno nel futuro andrà dunque dedicato all’organizzazione della domanda e dell’offerta di personale in settori, quali quello agricolo e ittico, anche per creare una cultura del lavoro tale da estinguere le endemiche sacche di lavoro nero. Permessi di soggiorno Bisogna comunque considerare che la principale motivazione [GRAFICO 4] che ha indotto il 55% degli stranieri a rivolgersi a “Informamondo” riguarda il permesso di soggiorno. Alcuni albanesi sono ancora in attesa che la Questura prenda in esame il loro caso e sono in possesso delle ricevute rilasciate da quest’ultima, ma la loro situazione è precaria. Altri si sono informati sulle procedure per ottenere il permesso di soggiorno come lavoratore autonomo, per rinnovarlo, per ottenere un visto d’ingresso per turismo ai propri familiari. «I casi si questo genere sono i più difficili da risolvere – ci dice Agron, il responsabile dello sportello - sia perché qualcuno possiede già un’espulsione, sia a causa del bisogno e nello stesso tempo dell’impossibilità di recarsi in Questura dove, se il permesso viene rifiutato, scatta l’espulsione». Qui emergono molti dei limiti oggettivi del problema immigrazione in Italia: la regolamentazione dei soggiorni e delle espulsioni, ed anche del servizio svolto nella nostra città il quale risente spesso della mancanza di una costante consulenza legale. «Tuttavia tramite il nostro intervento sono stati assegnati 10 permessi di soggiorno, alcuni dei quali per maternità» dice orgogliosamente Agron. Le richieste degli immigrati Grande interesse per i diritti, anche da stranieri residenti nei Comuni del circondario, ma quali sono state le maggiori richieste, oltre naturalmente al soggiorno ed al lavoro? «Trovare una casa con un basso canone d’affitto, ricevere assegni familiari, certificati di nascita, iscrizioni all’asilo nido ecco, - continua Agron - queste le richieste soddisfatte, in gran parte tenendo conto dei limiti consentiti dalla normativa e soprattutto grazie al costante supporto dell’Assessorato ai servizi sociali». Collegato al problema dei nuovi arrivi il responsabile dello sportello ci parla della situazione delle vaccinazioni, un aspetto delicato del problema sanitario che coinvolge cittadini regolarmente soggiornanti e clandestini. Per tutti, in collaborazione con l’ufficio sanitario del Comune, si sta cercando di riattivare lo sportello vaccinazioni per facilitare tali procedure e promuovere i controlli. Per i clandestini la legge garantisce “il diritto alle cure ospedaliere o ambulatoriali urgenti o comunque essenziali”, senza che ciò implichi segnalazione all’autorità di pubblica sicurezza. A volte, a causa della non conoscenza di tale normativa o della diffidenza che clandestini e non mostrano nei confronti del servizio pubblico, spesso per patologie non gravi, viene consigliato di rivolgersi a medici che offrono volontariamente e gratuitamente la propria professionalità ai meno abbienti. Il ruolo della scuola Per l’ambito scolastico sono state avanzate poche richieste, ma la cosa non deve sorprendere considerato il lavoro svolto ormai da due anni dall’assessorato che in collaborazione con la scuola elementare “Seminario”, ha assunto una maestra di madre lingua per dare un sostegno ai bambini albanesi che frequentano la scuola ed il progetto sta procedendo senza intoppi. Per accogliere ed integrare i “nuovi” bambini e ragazzi non solo come allievi in classe e per non far si che essi restino stranieri in città, in estate ad alcuni di loro è stata data la possibilità di frequentare regolarmente un attrezzato lido balneare. Informazione ponte per l’immigrazione Partendo dal presupposto che l’informazione sia un ponte per l’integrazione, sono state organizzate numerose riunioni, alle quali hanno preso parte anche gli stranieri per ampliare la discussione tramite il confronto diretto sui problemi che con maggiore frequenza sono emersi dalle richieste allo sportello. Dal lavoro svolto in questi mesi allo sportello è emersa la crescente necessità di entrare in diretta collaborazione con enti e associazioni locali, nonché con altri servizi, simili a “Informamondo”, che operano nel settore su tutto il territorio regionale e nazionale. L’esperienza che sta maturando nella nostra città ha bisogno di crescere e le possibilità in tal senso sono numerose, e dunque, situazione politico amministrativa permettendo, sarebbe necessario dare una linea di continuità al progetto con maggiore ampliamento degli interventi soprattutto quelli mirati a rendere gli stranieri più consapevoli dei diritti e dei doveri e volti a sensibilizzare gli stessi alla cultura della legalità.
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