Giro di boa ad ostacoli
Siamo al primo giro dei boa per l’amministrazione di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio. Ed è tempo di bilanci. Quindici lo ha fatto direttamente con la Natalicchio ospitandola nella propria redazione e sottoponendola ad un fuoco di fila di domande durato oltre due ore. Troverete l’ampia e articolata intervista nelle pagine di primo piano. E’ stato difficile riuscire a rubare un po’ di tempo al sindaco, sempre impegnato su vari fronti amministrativi, ma alla fine, dopo un lungo inseguimento, siamo riusciti ad ottenere un incontro, sia pure in un orario scomodo che non ha permesso a tutta la redazione di essere presente, ma almeno è stato possibile fare il punto della situazione e rispondere con la testimonianza diretta di chi opera nella città e non con i pettegolezzi, le voci, le insinuazioni, le notizie costruite ad arte che altri media, blog e profili Facebook alimentano per una strategia del centrodestra sconfitto e non rassegnato, fatto di miserabili azioni tese a strumentalizzare l’informazione per far credere quello che non è. Del resto lo insegnava un maestro della comunicazione della destra come Goebbels, ministro della propaganda di Hitler: ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. Malgrado questi antenati e un contemporaneo di eccellenza nella comunicazione, come il loro leader Silvio Berlusconi, i berlusconini locali, non hanno imparato la lezione e continuano a prendere in testa tanti boomerang. La comunicazione è una cosa seria, bisogna affidarla a chi ha competenze e titoli e non a qualche sfaccendato mercenario o a chi non riesce a fare bene il proprio lavoro di professionista e si avventura in quelli impervi della comunicazione, finendo nello sfiorare il ridico ed essere poco credibile. Del resto che credibilità può avere agli occhi dell’opinione pubblica chi ha amministrato (si fa per dire, perché il sindaco senatore Azzollini era sempre a Roma e gli assessori non avevano delega e prendevano solo lo stipendio: altro spreco di denaro pubblico che ha messo in ginocchio la città) fino a ieri, lasciando la città nel degrado con mille problemi insoluti, lasciati in carico prima al commissario prefettizio e poi al nuovo sindaco. A giudicare dallo stato delle cose e dagli insoluti amministrativi (compresa la Cittadella degli artisti), se ne dovrebbe dedurre una incapacità gestionale. Strade e spiagge sporche, buche nell’asfalto urbano, incendi notturni delle auto, microcriminalità, illegalità diffusa, disoccupazione, e così via? In 10 anni di amministrazione Azzollini non è stato affrontato (si pensava solo al porto) uno solo di questi problemi, che oggi si chiede alla nuova giunta di risolvere in qualche mese con un colpo di bacchetta magica. E si soffia sul fuoco, non solo metaforico. In tempi di crisi e di forte disoccupazione è facile diffondere il malcontento, facendo dimenticare la propria inerzia. Ma anche la propaganda bisogna saperla fare e anche qui gli esponenti del centrodestra mostrano scarsità di idee. A tutta questa confusione si aggiunge la divisione interna fra i fedelissimi di Berlusconi, nuovi arruolati nelle fila dell’ex ministro Fitto e gli ex fedeli del senatore che ora sono schierati con il Nuovo centrodestra di Alfano, parrocchia alla quale è iscritto anche Azzollini. Il senatore, perciò, appare sempre più isolato e preoccupato, conta e riconta i quattro gatti rimasti con lui (Varo, Varo, rendimi le mie legioni) e sputa rabbia verso coloro che, pur ampiamente gratificati, lo hanno abbandonato. Ma gli uomini di Forza Italia hanno sviluppato un’allergia ad Azzollini: basta nominarlo che viene loro l’orticaria. Questi personaggi attribuiscono al senatore tutta la responsabilità della sconfitta elettorale di cui non si danno ancora pace, come dimostra l’evidente risentimento del candidato sindaco sconfitto, Ninnì Camporeale. Così non avendo strategie politiche da mettere in atto, non possedendo programmi alternativi, cercano di affidarsi ai soliti arnesi della vecchia politica, fatti di trappole, giochi sotterranei, intese con i soggetti scontenti della parte avversa, strizzando l’occhio a vecchi amici, nella speranza di far cadere l’attuale amministrazione e tornare a votare con una coalizione che spazzi via il nuovo ed eviti il cambiamento che metterebbe fuori gioco anche eventuali interessi. Poi ci sono le lobby dei costruttori che premono per cementificare ancora, quell’edilizia che, come sempre abbiamo scritto, è stata il cancro di questa città. E le lobby cercano di accattivarsi anche alcuni settori del centrosinistra. Qui sono tornati i signori delle tessere che chiedono maggiore spazio e c’è chi strizza l’occhiolino agli avversari di oggi e amici di ieri, come Piero de Nicolo, anche lui poco amante della trasparenza. Prima ha annunciato rivelazioni sui bilanci della Multiservizi che lui presiede, degli sprechi e illeciti che aveva trovato, dichiarandosi disponibile ad un’intervista su “Quindici”. Poi ha cambiato idea e ha preferito tacere. I cittadini oggi sanno qualcosa della Multiservizi? Ha mai convocato una conferenza stampa? Ha mai concesso un’intervista? In compenso fa sapere all’amico Mariano Caputo, scivolato sulla buccia di banana della chiusura degli uffici del giudice di pace disposta non dall’attuale amministrazione ma dal governo Monti, che non condivide le critiche di “Quindici” né l’ironia sulla grammatica. E, saziando la propria vanità, corre a prendersi gli applausi su Facebook con gli imbecilli al seguito. Ma chi fa le pulci agli altri, deve poi aspettarsi la risposta. Come mai De Nicolo, così sensibile e attento alle regole e alle persone, ignora gli insulti da codice penale che lo stesso suo amico Caputo rivolge a noi? E gli insulti al peperoncino dei suoi amici del centrodestra al sindaco Natalicchio, che lui non ha mai amato? Dimentica la violenza e la volgarità di linguaggio di alcuni personaggi del centrodestra. Infine il buon Piero non tiene presente che chi fa politica deve essere soggetto alla critica, piaccia o non piaccia. Queste sono le regole della democrazia alle quali un politico di sinistra, un esponente del Pd dovrebbe attenersi. De Nicolo conferma la sua trasversalità politica, si fa fotografare con personaggi discussi e gode della simpatia di quelli sfaccendati mercenari ex di sinistra che lui ha sostenuto in campagna elettorale (conosciamo nomi e cognomi) oggi schierati a destra con il senatore, ma sempre riconoscenti con lui, tant’è che evitano di criticarlo. C’è una regia in tutto questo? C’è una regia anche nello strano comportamento di Annalisa Altomare che non vota quasi mai in consiglio e che alla prima occasione fugge via per un impegno più importante? Infine De Nicolo confonde l’informazione con la politica: per uno esperto come lui è grave. Parla confusamente di nostri avversari politici, spara per primo e poi si dice pronto a fare il martire del fuoco amico. Gettare il sasso e nascondere la mano non è bello, è roba da furbi o da chi crede di esserlo. Vuole iscriversi in questa categoria il buon Piero? Non crediamo: è un po’ quell’aria da piacione vanitoso e saputello di politica, da amico di tutti che gli fa prendere certe cantonate offensive per la sua intelligenza. Ma, non se ne dolga, succede anche ai migliori. Infine, visto che abbiamo una stima comune di un grande personaggio come don Lorenzo Milani, vorremo ricordargli una frase alla quale ci siamo sempre ispirati nel nostro lavoro e nel nostro impegno civile: «Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande I CARE. E’ il motto intraducibile dei giovani Americani migliori: me ne importa, mi sta cuore. Esatto e il contrario del motto fascista me ne frego»
Autore: Felice de Sanctis