Recupero Password
Giovedì mattina al mercato settimanale di Molfetta l'Idv raccoglierà le firme per le dimissioni del sindaco Azzollini
28 dicembre 2011

MOLFETTA - L'Italia dei Valori (Idv), il partito di Di Pietro, giovedì mattina al mercato settimanale di Molfetta, raccoglierà le firme per le dimissioni del sindaco-senatore  Antonio Azzollini.
"Ricordiamo  anzitutto che Azzollini, già senatore - dice un comunicato dell'Idv -, fu eletto sindaco  di Molfetta al ballottaggio l'11 giugno 2006, salvo a dimettersi ed a consegnare la città  al Commissario Prefettizio nel 2008 per candidarsi sia al Senato, sia come sindaco:  nelle elezioni generali del 13.04.2008 fu eletto senatore e proclamato il 23.04, mentre fu  eletto sindaco al ballottaggio  del 29.04:  grazie a questo espediente egli oggi ricopre ancora le due poltrone, e grazie ad un escamotage oggi egli pretende di rimanere al suo posto.-
La sentenza della Corte Costituzionale ha effetto retroattivo e quindi anche nei suoi confronti; è evidente,poi,   che  la  sconcertante decisione  assunta  dalla Giunta delle elezioni del Senato  a favore di  Azzollini con  i voti determinanti della Lega Nord, ha  il sapore di una ricompensa:  tutti ricordano che  lo stesso  Azzollini,  quale presidente della commissione bilancio,   il 09.07.2010  presentò un emendamento     che consentiva la sospensione del pagamento delle multe inflitte dalla CE agli allevatori che facevano capo alla Lega, alcuni  dei quali poi perfino condannati per truffa aggravata per la stessa vicenda.-  Così        -come ha raccontato tutta la stampa nazionale e le organizzazioni degli allevatori come la Cia e la Confagricoltura-     venivano da un lato mortificati gli allevatori onesti che    avevano puntualmente pagato, e dall' altro causato un danno notevole  al  bilancio dello Stato perché  ai cinque milioni di euro trattenuti dall' Europa per il mancato rispetto del regime delle quote, se ne sono aggiunti altri 30 nel 2011.-
 Ancora una volta quindi si fronteggia la lotta fra la legalità  e, dall' altro lato,  le caste, le lobby ed i privilegi, che hanno causato danni irreparabili   all' economia del nostro paese,  per i quali  tutti noi oggi  viviamo una situazione di crisi della quale non si vede ancora lo sbocco.-
 Infatti i doppi incarichi, l' evasione fiscale, le consulenze fasulle, gli appalti manipolati per opere inutili e mai completate, (da ultimo, i 100 milioni di euro per il porto di Molfetta), i privilegi della politica  e delle organizzazioni cattoliche,  le nomine pilotate nella sanità e nei trasporti,  le spese militari e quelle a favore delle scuole private hanno provocato in gran parte  la  voragine di 1900 miliardi del debito pubblico: occorre chiarire con forza che lo Stato si è da sempre indebitato per  reperire il danaro necessario per  tutte queste spese,  il cui  costo era ben superiore alle entrate,  in cambio di  titoli  del Tesoro.-  Peraltro, anche sul fronte delle entrate mai si sono voluti  toccare i privilegi e  tassare  i patrimoni.-
 Riteniamo quindi che questa vicenda della incompatibilità sia una battaglia di civiltà e deve partire anche da noi il segnale della discontinuità, che significa  sottrarre  i beni comuni e la politica   alla casta  ed alle   lobby,   abbattere il debito   anzitutto  tagliando spese inutili,  privilegi e prebende".
 

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""







Metropolis - Venerdì 23 dic 2011, 09:28:55. -........... E' stato Tocqueville a segnalare con grande chiarezza i rischi propriamente dispotici della democrazia, il destino inevitabile dell'umanità – un destino che conviene guidare, se non se ne vogliono subire gli effetti negativi. Al processo democratico sono infatti intrinseci due esiti possibili: si può diventare tutti uguali e tutti schiavi oppure si può diventare tutti uguali e tutti liberi. Di che cosa aveva paura Tocqueville? In democrazia ciò “che infatti nasce e si sviluppa è un potere sociale che assume direttamente il controllo di tutti, togliendo autonomia e responsabilità ai singoli individui, i quali a loro volta delegano a questo potere la gestione della loro vita, rinunciando alla libertà.” Si tratta di una partecipazione che alla fine, grazie al potere di delega, può dare origine ad una limitazione di questo stesso potere, tenuto a disposizione di un ristretto gruppo chiamato a gestirlo per tutti: si tratta di un dispotismo democratico di nuovo modello, “una realtà del tutto diversa per natura, caratteri, funzioni, regole di sviluppo e di applicazione” . Questo tipo nuovo di dispotismo investe “l'uomo nella sua interezza, la struttura stessa della sua personalità. Anzi, è una tirannia non sul corpo, ma sulla mente, e se non si serve della forza lo fa in modo invisibile”. Tutto questo non è meno pericoloso, perché ha “un obbiettivo preciso: distruggere l'autonomia dell'individuo” originando passiva accettazione, inerzia psicologica, in uno sviluppo deteriore del vivere sociale. Pur tuttavia Tocqueville ha fiducia nella politica che “ ha il compito decisivo di ricostituire i vincoli spezzati attraverso una serie di associazioni politiche e sociali che hanno la funzione di difendere, rafforzandole, l'autonomia e la responsabilità di ciascuno, salvaguardando la libertà”. La politica ha in sé una capacità di risorse che può spendere se lo vuole con i suoi corpi ed anticorpi. Alla base del nuovo dispotismo democratico ci sono infatti profondi processi di trasformazione della nostra società. In questi ultimi vent'anni l'Italia si è ripiegata, chiudendosi in se stessa, dando sfogo agli istinti peggiori sia verso l'esterno che all'interno”. Di fatto ci si è fossilizzati rinunciando ad una visione sul futuro, sulla dinamica sociale, ad un rinnovamento generazionale, e ci si è impoveriti, sia socialmente, sia moralmente. Abbiamo assistito ad una pericolosa retromarcia; si è lasciato prosperare l'individualismo e l'egoismo. “Il nuovo dispotismo non parla, infatti alle classi, ai movimenti collettivi, si rivolge agli individui, ad individui isolati, privi ormai di identità comuni, chiusi nei loro interessi e pronti a dislocarsi a destra ed a sinistra, a seconda delle loro convenienze”. Non più il bene comune, esteso ad una visione collettiva, ma un rigoroso e riduttivo particolarismo. Il nuovo dispotismo accoglie anche una visione populistica della gestione del potere, si estende a tutti gli ambiti, anche a quello religioso. A questo punto, che fare? Occorre accogliere “tutte le forme di democrazia diretta, ma per poter riaffermare la forza ed il primato della democrazia rappresentativa”, quindi il ruolo centrale del Parlamento. “Per riprendere le limpide battute di Kant, oggi la volontà pubblica viene esercitata come una volontà privata”: questo è in sintesi il dispotismo che si sente al di sopra della legge e la calpesta. Le disuguaglianze sociali, poi, rappresentano un altro grave problema che può diventare elemento di profondo disturbo, di turbativa sociale. Inoltre, il diffuso uso dei media ha originato modi di pensare, di essere, di porsi, che incidono sulla realtà dandone una visione distorta. Occorre, a questo punto, un ripensamento ed una riappropriazione. “Una politica democratica presuppone anzitutto che gli individui si riapproprino delle forze proprie di cui sono stati spossessati dal nuovo dispotismo: questo è il punto decisivo”.

Tutto quello che si vuole, sappiamo come la pensiamo su questa miserabile faccenda, sappiamo dell'aiutino che è stato dato agli allevatori (così detti) padani, i quali, criticano il Sud ma "chiàgnene e fréchene" a tutto spiano; sappiamo quel che il S.S.P. sta (non) facendo per la sua Città, sappiamo quel che il S.S.P. STA facendo per i soliti noti. Tutto questo premesso, io personalmente sostengo che un'azione del genere sarebbe controproducente e di sapore vagamente populistico. Per la semplicissima ragione che, una volta raccolte le firme, poche o tante che siano, che cosa si fa? Si organizza una rivolta popolare?, alziamo le barricate, forti del "nostro buon diritto" sancito dalla ...volontà popolare (le firme raccolte?). E se nonostante ciò il S.S.P. non si dimettesse (è sicuro come che domani farà giorno), che si fa?. Non dimentichiamo che Azzollini è ...forte di una delibera della commissione elettorale del Senato che stride contro la sentenza DEFINITIVA della Corte Costituzionale. L'"affaire" è' diventato quindi una questione di conflitto di Istitizioni. Pensiamoci prima di fare atti tanto plateali, quanto (secondo me) inutili! Lo sappiamo benissimo che il nostro è un signore che non deve nutrire molta preoccupazione per la morale e l'etica politico/comportamentale, altrimenti si sarebbe già dimesso da una delle due(tre) cariche. Mutuo quanto detto dal Metropolis, non abbiamo alcun diritto, per certe situazioni istituzionali, di restare nel novero delle Nazioni democratiche e civili: da noi vale solo la legge del più forte, fin che dura. Paradossalmente siamo molto più vicini al ...compianto Gheddafji ed alla sua Libia, di quanto lo siamo per l'Europa.

Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet