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Giovedì la Margherita discute delle prospettive del nuovo porto di Molfetta Presenti gli assessori regionali Minervini, Loizzo, Ostilio ed Introna
30 maggio 2007

MOLFETTA - “Molfetta e il suo Porto. Le prospettive e le scelte”. E' questo il tema del convegno organizzato dalla Margherita che si terrà giovedì prossimo, 31 maggio a partire dalle ore 18.30, presso la Sala “B. Finocchiaro”. L'iniziativa, che vedrà la partecipazione di ben quattro assessori regionali (Onofrio Introna, assessore regionale ai Lavori Pubblici, Mario Loizzo, assessore regionale ai Trasporti, Massimo Ostilio, assessore regionale al turismo e Guglielmo Minervini, assessore regionale alla Trasparenza e Cittadinanza attiva) accanto al Presidente dell'Autorità Portuale di Bari, Francesco Mariani, è stata presentata ieri sera nel corso di una conferenza stampa tenuta dal neo-coordinatore locale della Margherita, Mimmo Cives, affiancato dai consiglieri comunali del partito, Annalisa Altomare, Lillino Di Gioia, Michele di Molfetta e Nino Sallustio. E' stato Mimmo Cives, in apertura, a spiegare il senso di questa iniziativa: “Intendiamo aprire un confronto con la città sulle prospettive strategiche di una infrastruttura così importante che inciderà in maniera rilevante sul futuro di Molfetta. Occorre finirla – ha proseguito il coordinatore della Margherita, riferendosi evidentemente al sindaco Azzollini - con la mentalità di chi ritiene che certe opere pubbliche siano 'di proprietà privata' di questo o quel politico. Su interventi di questa natura, che partono da molto lontano, nessuno può arrogarsi il diritto di dire che il merito è esclusivamente il suo, neanche il sindaco di questa città. La classe dirigente e la città tutta – ha continuato Cives – devono confrontarsi su un tema di questa rilevanza strategica dal momento che il Porto sarà certamente il cuore pulsante della nostra economia, ma per svilupparsi deve essere inserito all'interno di un sistema regionale, in stretto collegamento con le altre infrastrutture dell'Adriatico e del Mediterraneo. Occorre combattere ogni tentazione isolazionistica del nostro Porto, così come vorrebbe il sindaco Azzollini. Per questo noi offriamo una prospettiva alternativa rispetto alla sua”. Concetti, questi, ribaditi anche dal capogruppo della Margherita in Consiglio Comunale, Nino Sallustio: “L'obiettivo di questa iniziativa – ha dichiarato – è colmare un vuoto e cioè discutere a 360 gradi di una infrastruttura così importante per il futuro di Molfetta. Fino ad oggi la città si è occupata solo della realizzazione dell'opera e non ha mai discusso del posizionamento strategico del nostro Porto. Per usare una battuta, direi che fino ad oggi si è sempre parlato dell'affare-Porto e mai della questione-Porto. Con l'intervento di quattro assessori regionali e del Presidente dell'Autorità Portuale di Bari chiariremo quali possibilità di sviluppo ha concretamente quest'opera, in stretta connessione con il sistema portuale pugliese dal momento che non bisogna dimenticare che il Porto di Molfetta è a rilevanza regionale e quindi perché sia competitivo sui mercati occorre scongiurare ogni assurda forma di isolazionismo voluta dal nostro sindaco”. Michele di Molfetta, dal canto suo, ha evidenziato come ai consiglieri comunali tutti ed alla Regione spetti un'importantissima funzione di controllo affinché l'opera venga portata a termine nel migliore dei modi possibili. Annalisa Altomare ha sottolineato il tenore che la Margherita intende dare a questa iniziativa: “Questa non è e non vuole essere – ha dichiarato – una manifestazione 'contro' qualcosa o contro qualcuno. Noi intendiamo avere un approccio molto concreto e propositivo, dando il nostro positivo contributo per fare in modo che questa infrastruttura non diventi uno strumento di colonizzazione per la nostra città. Il nostro Porto è una risorsa per l'intera Puglia e per questo intendiamo discutere con gli amministratori regionali delle sue prospettive di sviluppo che però, si badi bene, devono sempre essere compatibili con la salvaguardia della qualità della vita dei cittadini molfettesi”. A Lillino di Gioia, è toccato riepilogare tutti i vari passaggi che hanno portato, sin dal lontano 1988, alla realizzazione di quest'opera. Risale infatti a circa vent'anni fa l'approvazione, da parte del Consiglio Comunale e della Regione, del Progetto Generale del Piano Regolatore del Porto di Molfetta che, sostanzialmente, è rimasto invariato e che vedrà la luce, dunque, a distanza di così tanto tempo, in un contesto economico e sociale profondamente mutato rispetto a quando un intervento del genere fu pensato: “Il sindaco – ha tuonato Lillino Di Gioia – sta tentando una vera e propria opera di mistificazione della realtà, arrogandosi meriti che non sono i suoi”. E' solo uno il merito (e di un certo valore!) che l'ex candidato sindaco del centrosinistra riconosce all'attuale primo cittadino, e cioè quello di aver reso possibile – nella sua qualità di Presidente della Commissione Bilancio del Senato, nel corso della passata legislatura – un finanziamento di circa settanta milioni di euro per la realizzazione dell'infrastruttura. “Da qui – ha proseguito Di Gioia – il tentativo di trasformare una questione così importante in un fatto strettamente personale. Noi dobbiamo evitare che questa impostazione rechi dei danni alla nostra città”. E così Lillino Di Gioia ha evidenziato una serie di errori e storture che – a suo dire – avrebbero caratterizzato il procedimento amministrativo che ha portato sino all'aggiudicazione dei lavori all'impresa che ha vinto la gara di appalto per la realizzazione dell'opera. Procedimento amministrativo che la Regione – titolare della funzione – ha delegato nel dicembre del 2002 al Comune di Molfetta, ente beneficiario del cospicuo finanziamento statale. “Quella delega regionale – ha proseguito Di Gioia – era estremamente dettagliata e prevedeva che entro cinque anni tutto il procedimento doveva essere concluso e si doveva già avere l'opera realizzata. Come si può vedere siamo in un ritardo pazzesco dal momento che i lavori devono ancora iniziare. Ora con l'ente delegante, e cioè con la Regione, vogliamo discutere di tutto questo e verificare se il Comune ha ottemperato agli obblighi che erano previsti e se la delega concessa nel 2002 ha ancora valore o se è scaduta”. “Viviamo in un regime di autarchia – ha concluso Di Gioia -. Il delirio di onnipotenza del nostro sindaco rischia di tagliare fuori Molfetta dai processi di pianificazione strategica che interessano ormai tutta la Provincia di Bari. Siamo completamente estranei, quindi, anche alle dinamiche di programmazione in materia portuale che riguardano il nostro territorio e per questo intendiamo avviare un confronto su questi temi con gli amministratori regionali, nella consapevolezza che solo in sinergia con gli altri porti si può avviare un circolo più ampio e virtuoso che può portare gli effetti positivi che auspichiamo per la nostra città”.
Autore: Giulio Calvani
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DATO CHE QUESTO INTERVENTO GIA MANDATO NON E' STATO PUBBLICATO LO RINVIO. dal bollettino del GRANDENUD Qualcosa di molto GLOCAL che riguarda Molfetta --------------------- Ci troviamo nel pieno della GUERRA IMPERIALE GLOBALE PERMANETE, è una guerra diversa, è una guerra che va avanti soprattutto dopo la caduta dei cosiddetti "regimi" e la conseguente vittoria del regime capitalista, la vittoria del primato dell'economia su tutto. Quell'economia neocon che ha prodotto guerre per la realizzazione di canali petroliferi e canali commerciali. Tra questi ultimi c'è uno che sta interessando particolarmente la città in cui vivo, Molfetta, un Canale commerciale che una decina di anni fa molti, anche di quelli che oggi sono al potere regionale, denunciavano come una delle principali cause della guerra dei Balcani e che invece una volta giunti al potere hanno dimenticato quello che avevano detto in precedenza (del resto è un vizio di partiti come Rifo), e non solo hanno dimenticato ma anzi hanno portato avanti questo progetto dimenticando quello che ha causato, forse perchè in fondo i militari italiani (definiti da Bertinocchio come la migliore vetrina italiana) sono rimasti a proteggere gli interessi economici italiani nei Balcani. Insomma dicevo che la cosa è molto Glocal perché a Molfetta, con il consenso di tutti (maggioranza ed opposizione) sti sta portando avanti, un opera macchiata di sangue, macchiata di guerra, un opera che devasterà il territorio cittadino, l'opera è quella del Porto commerciale di Molfetta, un opera per lo sviluppo del Corridoio 8, un opera sulla quale la fetta di torta tutti la stanno prendendo, prima di tutti una cooperativa di sinistra la Cmc, che secondo fonti è molto vicina agli ormai ex-DS (e forse per questo che quando si è chiesto alla Regione Puglia di intervenire ha taciuto per tanto tempo e quando l'ha fatto è stato un intervento ipocrita). La definisco un opera che devasterà il territorio cittadino e per la quale bugie in città si stanno sviluppando a go-go. Due esempi: -PRP ossia una sorta di Piano regolatore che permetterà l'abbattimento di palazzine in un quartiere cittadino periferico, palazzine presenti da una trentina d'anni e che solo ora ci si accorge che creano degrado, in poche parole prima hanno creato il ghetto (mandandoci a vivere il sottoproletariato molfettese) e poi s'accorgono che creano degrado, dov'è la bugia? La bugia è che in realtà del degrado ai politici cittadini non frega ben niente, anche se ci propinano che il PRP è stato fatto per tale ragione, la verità è che la trasformazione del quartiere Madonna Dei Martiri è prevista nel progetto del porto di Molfetta, perché avere un quartiere residenziale in una zona commerciale non è bello da vedere. Cosa comporterà ciò? Il degrado di uno dei monumenti cittadini, quello della Basilica della Madonna dei Martiri, a cui è dedicata la festa patronale, un monumento che non rappresenta solo la religione ma anche la storia cittadina, la storia dei pescatori e dei marinai (fonte primaria dell'economia cittadina). -Molfetta Zona Franca, in pratica Molfetta con un altro paio di città limitrofe diventerà più economico dal punto di vista dei dazi, fra queste altre cittadine ci sono Giovinazzo, una città che vive soprattutto di pub, data l'assenza di una zona industriale. Il vantaggio reale sarà a Molfetta che avendo un porto commerciale potrà ridurre i costi per i trasporti, chi ci guadagnerà? i cittadini molfettesi? mbah sarebbe interessante vedere quanti posti di lavoro usciranno con il porto commerciale, chi ci guadagneranno saranno i soliti padroncini locali (Famiglia Azzollini, Toto Rizzo e qualcun'altro) e nazionali (il solito Gnutti che ormai sta trasformando Molfetta in una città dormitorio dopo l'apertura in estrema periferia di Fashion District, Parco Tematico e Cinestar) Ma a mio avviso la cosa più grave in questa situazione è il totale silenzio da parte dei partiti di sinistra, compresa Rifondazione la quale al posto di parlare delle solite cose elettorali (Apicella, Pulo) potrebbe andare in altre direzioni....chissa Saluti dispettosi Giulio Grandenud

MOLFETTA: LA MANCHESTER DELLE PUGLIE Questa denominazione è passata nel mito campanilistico dei vecchi molfettesi e non è certa la sua origine: Si parla di una espressione del Re Umberto I che passando in treno sulla linea ferroviaria per Bari e vedendo molte alte ciminiere fumanti di stabilimenti in piena attività, pastifici, cementifici, oleifici laterifici, esclamò “ma questa è la MANCHESTER delle Puglie!” Fu veramente pronunziata questa espressione o è stata inventata da MOLFETTESI campanilisti? Ancora oggi si rimpiange a MOLFETTA una età industriale del II ottocento: In realtà MOLFETTA ebbe già prima dell'Unità d'Italia 1860, sino alla prima guerra mondiale una fase di sviluppo industriale con decine di stabilimenti e con una forza lavoro di 1000 operai. Gaetano SALVEMINI a fine 800 invitando Andrea Costa un capo storico del Socialismo italiano, chiamava MOLFETTA “un cantuccio di LOMBARDIA” l'imprenditoria molfettese con capitali modesti messi insieme da matrimoni tra famiglie facoltose, in assenza di istituti bancari, ebbe l'intelligenza di sviluppare in attività industriali la produzione agricola:Dalla molitura delle olive conservava la sansa , cioè la pasta costituita dalla polpa e dal nocciolo dell'oliva già pressata per ottenere l'olio di ottima qualità:La sansa conserva comunque una notevole percentuale di grassi con una procedura chimica, utilizzando il solfuro per separare i residui grassi dell'oliva, un professore del Seminario, poi spretato, Vito Cesare Boccardi, mise su uno stabilimento per la fabbricazione del sapone a prezzi competitivi rispetto alla produzione artigianale diffusa in tutto il territorio della provincia accanto alla fabbrica del sapone, poichè dal porto di Molfetta partivano i trabaccoli carichi del grano duro di Altamura, sorsero impianti di mulitura per una farina pregevole:Accanto ai molini sorsero pastifici che utilizzarono questa farina. La Produzione di un olio pregevole, di sapone a basso costo,di paste alimentari metteva in moto un intenso traffico marittimo e ferroviario: Il traffico marittimo stimolava una cantieristica navale con la costruzione di trabbacoli, i panciuti velieri che attraversavano l'adriatico fino a Trieste ed il mediterraneo fino alle coste dell'Egeo e dell'Asia Minore: La produzione di velieri in legno stimolava una attività produttiva indotta: commercio e lavorazione dei legnami fabbricazione di cordami, fonderie di catene ed ancore, fabbricazione di botti per contenere gli oli e vini ed aridi come mandorle, legumi e carrube le quali erano richiesti dall'esercito per l'alimentazione di muli. Questa economia stimolava la crescita della popolazione e quindi della edilizia e metteva in moto l'industria estrattiva di pietra impiegando “cavamonti” e” scalpellini” che tagliavano piccoli blocchi di pietra perfettamente sagomati richiesti dai mercati esteri. Un`altra attività produttiva sorse più tradì su richiesta dell'edilizia con cementifici;accanto ad essi sorsero anche stabilimenti di laterizi soprattutto per la fabbricazione di tegole: Gaetano Salvemini nel suo saggio pubblicato su” critica sociale” nel 1897, “un comune dell'Italia Meridionale: Molfetta rileva accanto ai mille operai almeno1000 addetti alla pesca ed ai traffici marittimi,molti imbarcati su navi e stabilimenti nei porti di Napoli, Genova,Venezia per tutte le altre rotte del mediterraneo e dell'Atlantico.Un reddito invisibile era costituito dalle rimesse dei primi emigranti che andavano cercar fortuna con un intenso lavoro negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina, in Brasile, in Australia, in Nuova Zelanda e in tutti i grandi centri produttivi dell'Europa. La popolazione saliva dai ventimila abitanti del I ottocento ai 40.000 del primo novecento era questa la Manchester delle Puglie che i molfettesi vollero chiamare anche “L'Atene delle Puglie” per la presenza di un ottimo seminario aperto anche ai giovani laici di tutta la Puglia e Basilicata che trovavano ospitalità in un grande convitto- diretto dall'arciprete don Giovanni Panunzio. Questa e la Molfetta rimpianta dai vecchi molfettesi che non si accorgono delle trasformazioni non tutte negative della loro città.




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