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Giornata mondiale della poesia al Carro dei Comici di Molfetta
23 marzo 2009
MOLFETTA -
Nel piccolo teatro allestito dal Carro dei Comici un nutrito pubblico si è riunito con gli attori per festeggiare insieme la Giornata mondiale della poesia. Il pubblico ha incontrato gli attori, e ha contribuito alla serata con lettura di poesie. Ha introdotto la serata l'attore Francesco Tammacco. Per scrivere poesie non si deve essere per forza poeti, adulti o laureati, basta avere un “cuore”, “un'anima”, una sensibilità tale da “accarezzare” l'animo di chi la legge facendogli provare delle emozioni. La poesia nasce così da emozioni di attori e pubblico, momenti di gioia e di tristezza, ma emozioni prima di tutto. Le prime poesie sono di Vincenzo Mastropierro (nella foto, da sinistra: Gianni Ciliberti, Vincenzo Mastropierro, Francesco Tammacco), musicista affermato, che ha accompagnato assieme a Gianni Ciliberti, la lettura di alcune poesie tratte dal suo libro “Nudosceno” (ed. Lieto Colle), lette da Francesco Tammacco. Corporeità e sintesi si incontrano, alla ricerca di una bellezza materiale, semplice, lontana dalla bellezza stereotipata, ma ricercata nell'imperfezione, nella materia, nel dialetto. Così anche la brutalità di un pezzo di carne su una “fornacella”, dura, intrisa di fiamme e follia, viene manipolata, modellata, con l'amore di una madre che la modella come se fosse la carne del proprio figlio, rendendola una dolce emozione, che trova fine quando i carboni esauriscono la loro forza. Anche l'amore è materiale, duro, brutale, ma nella sua verità profondamente sincero, e lontano da un amore pubblicizzato, perfetto in apparenza e allo stesso tempo morto dentro di sé.
(nella foto, Gabriella Caputo). Hanno proseguito gli allievi del Carro, Francesco Consiglio e Gabriella Caputo, con l'accompagnamento musicale di Pantaleo Annese, spaziando da poesie in cui l'ironia e il grottesco si fondevano con la musica, a momenti di riflessione “maledetta”, con letture di Baudelaire e Leopardi. Si è passati poi alle letture di “Pareti a secco”, da parte dell'autore Michele de Santis, giornalista e storico di Terlizzi, storie di pietra nuda, di pietre, massi, di costruzione, e ancora materialità ed essenza sono in armonia.
(nella foto, Francesco Tammacco e Francesco Consiglio). Molti artisti, giovani e meno giovani, amatori e professionisti, scrittori affermati ed emergenti si sono susseguiti sul palco, portando emozioni, a volte toccando il nostro dialetto, in una atmosfera di festa e di scambio culturale giostrato magistralmente da Francesco Tammacco. Poi Pantaleo Annese (foto)
si è cimentato nella lettura della prosa di Federico Garcìa Lorca, e ha parlato di “duende”, quello spirito creativo e arte di ogni individuo che non si può spiegare. “Il duende non sta nella gola; il duende sale interiormente dalla pianta dei piedi”. Vale a dire, non è questione di facoltà, bensì di autentico stile vivo; ovvero di sangue; cioè, di antichissima cultura, di creazione in atto. Ha concluso l'attrice napoletana e fondatrice del Carro, Matilde Bonaccia (foto), con poesie di de Filippo e Totò, che ritraggono quella Napoli che ci piace di più, ironica e malinconica, bella e unica, satura di colori ed emozioni senza tempo.
Autore:
Corrado la Martire
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Rondine Solitaria
25 Marzo 2009 alle ore 00:00:00
La Poesia è l'arte più elevata, più completa. La Poesia è la più povera delle Arti. Un foglio, una matita sono sufficienti per realizzare un ipotetico capolavoro. Leggendo una poesia, una rondine non è più solitaria.
Rispondi
Cavaliere Errante
25 Marzo 2009 alle ore 00:00:00
.....i poeti che strane creature ogni volta che parlano è una truffa. Che strana cosa sono i poeti, strana davvero come luci perdute nelle nebbie soli, viziati, piangenti, ridenti appollaiati sull'ultimo dolore sul primo amore, sul terzo spasimo del cuore a destra della stella polare ................... ................... Come sono inutili i poeti come una canzone per sordi un libro per i ciechi, una parola per i muti Quanto soffrono i poeti tra gli imbuti e le praterie l'oriente e l'occidente capovolgono le parole le succhiano sino allo sputo alla nausea, allo spavento parole inermi, sole e spaventate Come sono pollosi i poeti che sanno tutto, fanno tutto conoscono tutti i disegni del cuore e l'infinita anima di dio Ma tu che leggi, dimmi quando il tramonto ti coglie e t'uccide il colore la paura del buio ti secca la vita dimmi, tu che leggi senza i poeti chi urlerebbe al dio del cielo il pianto della nostra sconfitta?
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