Giaquinto, artista molfettese del mondo
L'EVENTO – Importante convegno internazionale del Rotary nel 3° centenario
Importante Convegno Internazionale di Studi su Corrado Giaquinto, parte fondamentale nel ciclo delle manifestazioni programmate per onorare il terzo centenario di nascita del pittore, a cura del Rotary Club di Molfetta.
Molfetta ha ospitato, insieme a Bari, un convegno che, senza esagerare, avrebbe potuto tranquillamente avere sede a Napoli, Roma o Madrid. Ma, come ha sottolineato mons. Pietro Amato, sarebbe stato uno schiaffo per la nostra città, che ha dato i natali al Giaquinto e ne ospita numerose opere, e così si è riusciti ad ospitare, in collaborazione col capoluogo, la conferenza.
Il 7 febbraio si sono aperti i lavori nella sede della Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari, e dopo i saluti delle autorità, è partita la parte scientifica vera e propria, col “nostro” prof. Amato, la direttrice della Pinacoteca Clara Gelao e Paolo Violini.
L'8 febbraio è toccato a Molfetta fare gli onori di casa, per una giornata di cultura e d'arte nella sede della Fabbrica di S. Domenico.
In assenza di Jesus Urrea, dell'Università di Valladolid, trattenuto in Spagna per esigenze di lavoro, e di Nicola Spinosa, ha presieduto il prof. Amato, che ha anche relazionato sull'attività del Giaquinto nel complesso di S. Giovanni Calibita nell'Isola Tiberina a Roma.
La giornata è iniziata con l'intervento del sindaco Tommaso Minervini, di Ennio Triggiani, assessore alla cultura della Provincia, di Corrado Nappi, presidente del Rotary Club molfettese e di Giulio de Luca, vice presidente del Centro Molfettese di Studi “Corrado Giaquinto”, nonché possessore di alcune opere del pittore.
Il prof. Amato ha parlato a lungo, tornando su episodi della vita di Giaquinto, elementi centrali per inquadrare al meglio l'artista, come i numerosi lutti familiari e la dura vita da emigrante, le commissioni ecclesiastiche e le peculiarità tecniche, per giungere all'approfondimento della sua opera a S. Giovanni Calibita, con gli affreschi nella volta, due tele e una pala d'altare. Inoltre, importantissima la precisazione sulla piaga delle copie spacciate per originali, un male che investe il mondo dell'arte, un mezzo utilizzato da persone senza scrupoli, pronte a “scambiare” vere e proprie croste con capolavori.
Questo vale anche e maggiormente per Corrado Giaquinto, anche se un occhio neppure troppo allenato riesce a rendersi conto delle differenze tra repliche e capolavori.
In mattinata ha parlato Susana Inouye, che ha illustrato le altre quattro pale d'altare romane, poi tutti a fare uno spuntino.
Nel pomeriggio si riparte con il contributo di Laura Gigli, della Soprintendenza di Roma, che ha illustrato le opere a Palazzo Borghese, terreno ancora in parte inesplorato, data la presenza di un doppio soffitto che potrebbe celare altri capolavori giaquinteschi.
Poi è stata la volta della dott.ssa De Angelis, che ha illustrato la committenza Ruffo nella Cappella di S.Lorenzo in Damaso e Alessandra Camerino, ricercatrice d'archivio, che ha fornito notizie interessanti e ha ricordato come spesso le ipotesi senza documenti valgano meno di carta straccia.
Il successo di pubblico è stato buono, anche se probabilmente una parte della città non si è resa conto della portata dell'avvenimento.
Molfetta che acquisisce una dimensione internazionale, uscendo dalle sue mura e allargando i suoi orizzonti.
L'ha sempre fatto nel corso dei secoli, e dovremmo abituarci a ribadire le nostre peculiarità e qualità, facendole conoscere al mondo.
Chiudiamo con qualche lacuna che poteva essere facilmente evitata: si è sentita la mancanza di almeno un secondo proiettore, utile per i numerosi confronti che erano necessari (a parte qualche malinteso nell'uso dell'unico disponibile); l'assenza del riscaldamento che ha reso la sala fredda e poco accogliente; il fastidiosissimo cigolio della porta d'ingresso, che ha disturbato anche i relatori. Sarebbe stato il caso di concedere l'entrata e l'uscita solo alla fine di una relazione.
Sono aspetti da migliorare con l'esperienza, la nostra speranza è che il convegno sia stato solo un eccezionale punto di partenza.
Michele Bruno