“Quindici” perde un amico e un illustre collaboratore, Pasquale Minervini, che ci ha lasciato prematuramente. Nelle pagine seguenti Marco Ignazio de Santis ne traccia un significativo ricordo. Alla famiglia del caro Pasquale il direttore e la redazione di “Quindici”, anche a nome dei lettori, ai quali mancheranno i suoi scritti, tanti dei quali inediti, vanno le più sincere condoglianze per la dolorosa perdita. Abbiamo ritenuto che il modo migliore per ricordare Pasquale fosse quello di pubblicare un suo scritto postumo che aveva preparato per “Quindici”, impegnato fino all’ultimo giorno nelle sue ricerche storiche e nei suoi studi e di questo gli siamo immensamente grati.
Dopo il giro di conferenze antifasciste tenuto in America dal gennaio all’aprile del 1927 (su cui v. “Quindici” di settembre scorso, pp. 26-27), Gaetano Salvemini ne fece un altro dall’inizio del 1929, nel corso del quale tenne due discorsi il 10 marzo a Providence (Rhode Island). In una di queste conferenze egli non esitò a definire i consolati italiani negli Stati Uniti come «spie del regime », in quanto il fascismo non avrebbe temuto i 40 milioni di italiani residenti in Italia, che riusciva a controllare, ma i 10 milioni che vivevano all’estero e che erano liberi di esprimere le loro opinioni e di agire contro il regime (v. G. Quagliarello, Gaetano Salvemini, Bologna 2007, p. 172). A Providence dal mese di gennaio risiedeva il concittadino Corrado de Judicibus di Sergio (n. 1877), che, perseguitato dal fascismo, era espatriato da Molfetta, e trovandosi in Francia nel luglio del 1927 da Marsiglia aveva scritto a Salvemini, allora a Parigi, per essere aiutato ad emigrare in America (v. G. Salvemini, Corrispondenze pugliesi, pp. 219 – 220). Il 24 marzo del 29 lo stesso de Judicibus, nello scrivere al fratello Mauro, negoziante di ferro lavorato al Rione Pansini e Gallo a Molfetta, lo informava che a Providence egli aveva scritto sui giornali «parecchi articoli violenti» contro il fascismo, per cui era costretto a nascondersi sotto il nome di Paolo Valera. All’arrivo di Salvemini, egli aveva scritto anche un manifesto «per la venuta di Tanuddo», col quale era stato due giorni insieme. Salvemini poi, dopo aver saputo che «io – scrive il de Judicibus – ho preferito il dolore, la miseria, l’esilio piuttosto che l’infamia, il disonore di passare al fascismo, mi ha detto: Corrado hai fatto bene, meriti il mio rispetto e la mia considerazione. I guai si accomoderanno in appresso » (v. Scheda biografica in M. Pansini, “La colonia dei molfettesi di Hoboken”, in Emigrati politici pugliesi, Bari 2010, pp. 230–233). Nei mesi successivi Salvemini svolse un’attivissima propaganda per raccogliere adesioni in favore del gruppo degli American Friends of Italian Liberty, attraversando gli Stati Uniti e discorrendo contro il fascismo nei vari circoli sovversivi italoamericani (Pansini, p. 123). Imbarcatosi poi per l’Europa – come egli ricorda nelle Memorie di un fuoruscito – «nell’estate del ‘29 ci si riunì a Parigi Carlo Rosselli, Tarchiani, Emilio Lussu, Cianca ed io, e decidemmo di creare una organizzazione antifascista “Giustizia e Libertà”», che sorse nel seguente mese di ottobre (v. Il programma rivoluzionario di “Giustizia e Libertà”, in quaderni di “Giustizia e Libertà”, n° 1, gennaio 1932, pp. 1–3). Nel febbraio del 1930 Salvemini ritornò negli Stati Uniti per un semestre di insegnamento all’ Università di Harvard, durante il quale, verso la fine di maggio furono largamente distribuiti ad Hoboken, presso la numerosa comunità italiana per la gran parte di origine molfettese, dei volantini a stampa a firma “Il comitato iniziatore”. In essi si diceva ai «Cittadini italiani » della nascita di un «comitato di azione antifascista in Italia, impersonificato in Raffaele Rossetti, Carlo Rosselli, Emilio Lussu», che, come primo atto, aveva impiantato in Roma un giornale clandestino “Giustizia e Libertà”; della necessità di essere all’avanguardia in Hoboken ed essere i primi a costituire un comitato pro “G. e L.”, e della prima grande «adunata storica», che si sarebbe tenuta il 3 giugno 1930, nella quale si sarebbe costituito «il comitato che» avrebbe sostenuto «strenuamente la liberazione dell’Italia, al quale gli uomini e le donne di Hoboken» erano «chiamati a contribuire finanziariamente » (Pansini, p. 271). Tra i distributori di questi manifestini ci fu Salvatore Sallustio, che sarà poi arrestato la notte di giovedì 31 luglio (Pansini, p. 271), e Giuseppe Ramieri (su cui v. “Quindici” cit.), il quale, in seguito ad incarico ricevuto da Gaetano Salvemini, organizzò in Hoboken nel mese di giugno un Comitato per la raccolta di fondi pro “G. e L.”, del quale fecero parte, tra gli altri emigrati molfettesi, Carlo Altomare di Salvatore (n. 1900) e Saverio de Gennaro di Leonardo (n. 1890), che fece parte anche del comitato esecutivo di “Giustizia e Libertà” di Hoboken (Pansini, p. 220). Una prima raccolta di denaro fruttò circa 300 dollari, un centinaio dei quali furono raccolti dalla conferenza tenuta da Salvemini ad Hoboken il 12 luglio, alla quale parteciparono circa 500 persone, di cui 400 molfettesi, e che lo stesso Salvemini ricorda nelle sue Memorie di un fuoruscito, come quella in cui «i miei concittadini di Molfetta formavano la maggior parte del mio pubblico ». Il denaro raccolto fu poi spedito dal Ramieri al comitato di Parigi di “G. e L.” con due vaglia, il primo (il 12 luglio) di 241 dollari e il secondo (il 7 agosto) di dollari 40.50 (Pansini, p. 268). Verso la fine di quest’anno, a conclusione del «processone» contro il gruppo milanese di “Giustizia e Libertà”, furono spiccati dal Giudice Istruttore del Tribunale speciale una decina di mandati di cattura per tutti gli imputati latitanti. Tra questi, anche per Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini (del cui mandato v. La fotoriproduzione in “Quindici” cit.). I due erano accomunati dall’imputazione «di aver concertato di commettere delitti di insurrezione contro i poteri dello Stato» (v. E. Signori, Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli, in Gaetano Salvemini. Ancora un riferimento, Lacaita, Manduria 2010, p. 242). Nei primi mesi del 1931, ad iniziativa di un gruppo di simpatizzanti del movimento “G. e L.”, della Società Progressiva molfettese di Mutuo Soccorso di Hoboken, «che sarebbe stata nel tempo una delle più fedeli alleate dello storico italiano», e della sezione socialista di Hoboken, fu fondato a New York il quotidiano in lingua italiana “La Stampa Libera”. Nel suo gruppo redazionale, tra i nomi dei militanti di “G. e L.” e dei socialisti, ricorrono quelli di Francesco Forges, Salvatore de Gennaro e Giuseppe Ramieri (E. Signori, Da sponda a sponda: Gaetano Salvemini e Angelo Tasca, in Il prezzo della libertà. Gaetano Salvemini in esilio, Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, p. 150). Nello stesso anno fu fondato e pubblicato dalla Federazione “G. e L.” del Nord America di New York, un bollettino mensile «di affiatamento, Risorgere!, che si rivelò adattissimo all’opera di divulgazione e di propaganda » (Quaderno di “G. e L.”, n°6, marzo 1933, p. 73). Nel settembre del 1932 Gaetano Salvemini ritornò negli Stati Uniti per un insegnamento di sei mesi alla Yale University nella città di New Aven (Connecticut), durante il quale tenne il 13 dicembre un discorso a Union City (Hoboken, New Jersey), al banchetto indetto in suo onore dalla Federazione Gruppi di “G. e L.”. Ad esso parteciparono, nonostante qualche manovra sabotatrice, centinaia di connazionali per lo più originari di Molfetta (v. Archivio Gaetano Salvemini, p. 516 e 133), tra i quali furono raccolti e subito trasmessi a Parigi 5.800 franchi (“L’attività dei Gruppi di “G. e L.” all’estero”, L’esempio della federazione del Nord America, in Quaderno di “G. e L.” n° 6 cit., pp. 72 – 74). Nel suo discorso (ora in Opere, t. VI, vol. II, pp. 485 – 489) Salvemini diede anche alcune direttive sull’attività dei gruppi di “G. e L.” all’estero, a riguardo della quale il citato Quaderno di “Giustizia e Libertà” del marzo 1933 riferiva che la «federazione del Nord America era quella che aveva dato il migliore esempio di realizzazioni pratiche, guidata dell’ Ing. Bolaffio, coadiuvato da F. Forges, dal Fresco e dall’instancabile de Gennaro e da molti altri. La Federazione – continua la nota del “Quaderno” – ha riunito i diversi gruppi esistenti. I più attivi sono stati finora quelli di Hoboken, di Greenwich Village e del Bronx. Questi gruppi e particolarmente quello di Hoboken hanno contribuito con notevoli invii di denaro all’azione di “G. e L.” organizzando sottoscrizioni, conferenze, feste, balli, banchetti, vendite di stampa, sono riusciti, in un momento difficilissimo di crisi e di disoccupazione, ad ottenere che gli emigrati si interessassero e cooperassero alla battaglia antifascista in Italia». Da parte sua Salvemini, ripartito da New York il 24 giugno per la Francia e ritornato in America il 20 settembre, tenne il 5 novembre 1933 una conferenza ad Hoboken, organizzata dal gruppo di “G. e L.” sul tema L’Italia di oggi e il compito degli italiani (il cui resoconto fu pubblicato su “Stampa Libera” del giorno 7). In essa intervennero circa 300 molfettesi (Pansini, p. 194). Il 18 maggio 1934, mentre Salvemini risiedeva a Cambridge, nei pressi di Boston, frequentando gli ambienti dell’Università di Harvard, uscì a Parigi il primo numero del giornale settimanale “Giustizia e Libertà”, che inviava un saluto a tutti coloro che nei cinque anni di lavoro comune avevano cooperato all’estero alla fatica di “G. e L.”. «Tra tutti quelli che più hanno sentito, in forma collettiva, lo spirito della nostra battaglia contro il fascismo – continua la nota – sono stati i compagni del Nord America, riuniti in gruppi facenti capo alla Federazione di New York. Animati dalla presenza e dalla parola di Gaetano Salvemini essi hanno compiuto finora il maggiore sforzo a sostegno del nostro movimento. Giustizia e Libertà si aspetta da loro, come da tutti gli altri antifascisti capaci di dare un contenuto e uno scopo pratico alla loro passione, la collaborazione più attiva e più efficace» (Agli amici di G. e L., p. 4). Di questa ulteriore collaborazione non si hanno altre notizie dopo il 1934. Nel primo anniversario dell’assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, avvenuto in Francia il 9 giugno 1937, a Magnoles de l’Orne, in Normandia, fu pubblicato su “Giustizia e Libertà” nel 24 giugno 1938 un elenco di sottoscrizione, in cui compaiono i nomi di Saverio de Gennaro e Corrado de Judicibus, i quali come aderenti del gruppo “G. e L.” di Hoboken, capeggiato dal de Sanguine sedicente Forges, si trasferirono dall’America in Francia, dove presero contatto con l’ambiente giellista di Parigi e, incaricati dai compagni di New York del gruppo Rosselli, deposero fiori sulla tomba dei due fratelli nel cimitero di Père–Lachahise (Pansini, pp. 228 e 234).
Autore: Pasquale Minervini