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Gaetano Salvemini (I parte)
20 gennaio 2007

NAPOLI - 29.01.2007 A cavallo tra Otto e Novecento l'esponente di maggiore rilievo del meridionalismo democratico e socialista è Gaetano Salvemini (1873-1957). Storico, docente universitario, militante socialista, deputato, polemista e pubblicista dotato di un'energia morale ed intellettuale più uniche che rare, rielabora criticamente i temi del meridionalismo liberale e democratico alla luce del materialismo storico – che aveva approfondito attraverso la lettura delle opere storico-politiche di Marx, dei testi di Labriola e l'assidua frequenza, come lettore e come redattore, della Critica sociale diretta da Filippo Turati –, preparando il terreno alle successive elaborazioni di Gramsci e Dorso. Formatosi alla scuola positiva di Pasquale Villari, nel clima politico di lotte violenze ed eccidi di fine secolo il Pugliese aderisce in modo appassionato e convinto al Partito socialista, desumendo da Karl Marx un canone di indagine storiografica che applicherà tanto alle sue ricerche storiche quanto alle sue analisi sul Mezzogiorno. Analisi che egli espresse in una serie di articoli, opuscoli ed interventi dove concilia il suo lavoro intellettuale con l'impegno politico e civile. Nel 1897 sulla Critica sociale pubblica il suo primo articolo sulla questione meridionale, in cui intende individuare marxianamente i soggetti sociali direttamente interessanti per la posizione da loro occupata nei rapporti di produzione ad attivare pratiche di innovazione tanto sotto il profilo sociale quanto sotto il profilo politico. Egli individua nei braccianti agricoli il soggetto su cui fare leva per migliorare le sorti del Meridione. Riprendendo le analisi dei grandi meridionalisti conservatori le rielabora a partire da una finalità politica completamente diversa. “I meridionalisti borghesi dal parlare della corruzione senza limiti della borghesia, grossa o piccola che fosse, del Mezzogiorno, si ripromettevano di suscitare indignazione morale, quella stessa indignazione ch'essi provavano, e con ciò di suscitare nella pubblica opinione dei buoni e degli onesti una forte reazione, la quale avrebbe dovuto indurre il governo ad un'opera risanatrice; con ciò affidando alla morale il compito che aspetta unicamente alla politica. Nel Salvemini, per contro, la sua insuperata pittura della piccola borghesia intellettuale, asservita al latifondismo, era diretta a suscitare forze eminentemente politiche, e ciò aveva come scopo precipuo di formare la coscienza di classe dei contadini meridionali; così ponendo la risoluzione della questione meridionale sui soli giusti binari: alle forze della reazione meridionale opporre le forze popolari, mobilitandole politicamente, e non una fantomatica opinione pubblica paternalisticamente benpensante” (M. L. Salvadori, Il mito del buongoverno, Einaudi, 1981, p. 294) Salvatore Lucchese
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