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Gaetano Salvemini dopo il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908
15 dicembre 2008

L'orrendo terremoto che, tre giorni dopo il Natale del 1908, sconvolse la Calabria e la Sicilia, e rase al suolo le città di Reggio e di Messina, fu preceduto, negli ultimi giorni di ottobre dell'anno prima, da una scossa sismica di minore entità, che provocò pure morti e distruzioni nella zona di Reggio Calabria. In quei giorni, Gaetano Salvemini era ospite di Francesco Picca a Molfetta, dove era giunto due settimane dopo la nascita della figlioletta Elena, avvenuta a Messina il giorno 2, e la sera del 26 ottobre era stato festeggiato da una ventina di suoi amici socialisti con un “fraterno banchetto” nell'Albergo Risorgimento (in piazza Vittorio Emanuele) (v. “Corriere delle Puglie”, 28 ottobre 1907). Egli stava trascorrendo nella città natale, dove vivevano anche i parenti della moglie Maria Minervini, un mese di riposo in campagna del suo amico avvocato (“Corriere delle Puglie”, 17 ottobre 1907), per rinfrancarsi così “dalle cure assidue dei suoi studi”, quando “dovei partire all'improvviso per Messina non volendo lasciare soli i miei dopo il terremoto, “scrive Salvemini a Carlo Placci, i1 5 novembre l907, in risposta a una sua lettera indirizzatagli, il 24 ottobre, presso Francesco Picca (in G. Salvemini, Carteggio 1907-1909, Lacaita, Manduria 2001). A Messina egli insegnava all'Università e abitava in piazza Cairoli 104 con la moglie, i cinque figlioletti, la sorella maggiore Camilla (n. a Molfetta il 26.5.1872) e un'altra sorella, Maria (n. 1884), che si allontanò da Messina dopo aver sposato, il 16 luglio 1908 in Abbadia (Como), Mario Bencini. A suo servizio Salvemini aveva una ragazza di Molfetta, Nannina, e una giovane di 20-21 anni, Sara Orlando, che “allattò - egli dice - l'ultimo mio bambino” (v. in Carteggio cit., p. 283). Nel terremoto del 28 dicembre la sua casa crollò, e il 1° gennaio 1909 Salvemini scrisse in una lettera a Francesco Picca, di essere il solo di tutta la sua famiglia ad aver avuto “la sventura di vivere”, che anche Nannina era salva e che egli aveva trovato allora i cadaveri dei figlioletti Filippo (di 10 anni), Corradino (di 5 anni e mezzo) e Leonida (di 5 anni) (v. “Studi molfettesi”, n. 13 - 14 (2000), Speciale Salvemini, p. 91; e G. Salvemini papà: una felicità distrutta tre giorni dopo il Natale 1908, in “Quindici”, gennaio 2004). Trovato anche il corpicino di Elena, i “quattro bambini furono seppelliti”, scrive Salvemini a G. Gentile il 5 gennaio 1909 (in Carteggio cit.). Non furono trovati invece né Maria (di 31 anni), né Camilla, né Ughetto, l'altro figlioletto (di due anni e mezzo) (v. Lidia Minervini, Ricordi di Salvemini, “Il Mondo”, 22 ottobre 1957).
Autore: Pasquale Minervini
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