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Gabriella morta inseguendo il suo sogno: la passione per la musica Ricordo di un'amica
15 giugno 2014

L’ultimo ricordo che ho di Gabriella Cipriani è su un treno – in ritardo – per Bari, che mi parlava dei suoi progetti per l’immediato futuro: la laurea in lingue a ottobre e la sua vita da musicista che avrebbe voluto proseguire a Liverpool, dove era stata recentemente a fare l’Erasmus. È stato un mese prima di quell’incidente che ha bruscamente interrotto la sua vita e la sua promettente carriera, spegnendo all’improvviso tutti i suoi sogni. Non ricordo precisamente il giorno in cui l’ho conosciuta, ma è stato quando, piccolissima, ha iniziato a studiare violino alla Dvorak con Annalisa Andriani, più o meno diciotto anni fa. Perché Gabriella, la musica l’ha sempre avuta nel sangue. Per lei è sempre stata più di un gioco o di un passatempo, e anche più di un lavoro: era una passione, una passione che non ha mai smesso di inseguire. Molti di noi, molti di quelli che hanno cominciato con lei o prima di lei, hanno avuto dubbi, hanno mollato, anche se solo per un breve periodo, si sono fatti trascinare da altre cose, ma Gabriella ha proseguito dritto per la sua strada, continuando a studiare, a imparare, a perfezionarsi in silenzio e con umiltà, con quel sorriso luminoso che la contraddistingueva. Non ho quasi ricordi di Gabriella senza il violino in mano o sulle sue spalle nella custodia. Anche l’ultima volta che l’ho vista l’aveva con sé. E non ricordo Gabriella imbronciata o triste. Era sempre sorridente, sempre entusiasta, sempre innamorata. Innamorata della sua musica e di quello che per lei rappresentava. E in nome della musica ha fatto tanti sacrifici, come rinunciare a uscire la sera per andare a suonare a un concerto, viaggiare spesso da una città all’altra, sola o con i suoi amici e colleghi. Ed è quello che stava facendo anche il 16 maggio, quando quel camion ha travolto l’auto dove Vincenzo, Ilaria e Gabriella viaggiavano, insieme ai loro strumenti. Ironia della sorte, il violino di Gabriella era intatto, tanto che è stato suonato da Annalisa Adriani durante il funerale. Gabriella era una musicista, ma anche una ragazza ventiduenne con le paure e le speranze di tutti i giovani. È morta inseguendo il suo sogno, è morta andando al lavoro, e questa è una cosa che non dovremmo mai dimenticare. Perché fare il musicista non è un passatempo, un capriccio o un gioco, ma un lavoro. E bisognerebbe cominciare a rendercene conto. Ma Gabriella non era solo musica. Gabriella era i libri che leggeva, le lingue che aveva imparato a parlare con naturalezza, in special modo l’inglese, era le sue parole sui suoi diari, era gli scherzi che faceva con gli amici. Gabriella era infinito, come quel simbolo che le piaceva così tanto. E ora fa parte di quell’infinito.

Autore: Olimpia Petruzzella
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