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Francesco Padre, presto la verità: allo studio riprese, reperti e il foro sospetto di un pezzo ligneo Conferenza stampa sulle missioni di ricognizione sul relitto a 254mt di profondità (a circa 20 miglia a sud-ovest della città montenegrina di Budva). 23 gli elementi repertati, decisiva la consulenza merceologica su un reperto ligneo con un foro di provenienza balistica
29 ottobre 2011

MOLFETTA - «Come abbiamo fatto di tutto per arrivare a 254 metri di profondità, così faremo di tutto per arrivare alla verità che giace ancora in fondo al mare». Il Procuratore Capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ha così sottolineato l’impegno profuso dalla Procura di Trani e da tutte le istituzioni coinvolte per le nuove indagini sul motopesca Francesco Padre, affondato nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1994. Ma soprattutto ha tracciato la strada per la conclusione delle indagini.
Nella conferenza stampa al Terminal Crociere del Porto di Bari sono state illustrate le metodologie utilizzate per il recupero dei reperti: il ROV (remotely operated vehicle), l’ADS (atmospheric diving suite), costituito da uno scafandro per le immersioni in profondità e il Pluto-Gigas per le ricerche subacquee.
Intervenuti il Direttore Marittimo della Puglia e della Basilicata Jonica e Comandante della Capitaneria di Porto di Bari, Contrammiraglio Salvatore Giuffrè, il Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dello Jonio e del Canale d’Otranto l’Ammiraglio di Squadra, Andrea Toscano, il Capitano di Vascello, Massimo Guadalupi, il sindaco di Molfetta, senatore Antonio Azzollini, e  la signora Maria Pansini, presidente del Comitato Francesco Padre Verità e Giustizia.
 
Il foro sospetto. Tra i 23 reperti recuperati nelle missioni del 4-7 e 18-25 ottobre, decisivo sarà un pezzo ligneo con un foro sospetto (guarda il video della ricognizione e le foto). Perciò, sarà sottoposto allo studio del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma, che già aveva offerto la propria consulenza per un tirante del lato di poppa (materiale solo fotografico), recuperato nell’aprile 2005 in un tratto di mare compatibile con il sito dell’affondamento. Il foro sembra sia di origine balistica, ma quel pezzo ligneo dovrà essere confrontato con i reperti del motopesca.
Purtroppo, i reperti della prima inchiesta non sono più disponibili (materiale fotografico), mentre dal filmato video sul motopesca del 1996, recuperato solo per vie traverse, ha sottolineato con grande rammarico il Sostituto Procuratore di Trani, Giuseppe Maralfa, sono state tratte altre foto. I fori sul motopesca, visibili anche nel filmato del 1996, sarebbero stati prodotti da schegge metalliche: elemento che caldeggia l’ipotesi dell’attacco in mare. Ribaltata la versione della prima inchiesta (esplosione dall’interno per il trasporto illegale di armi).
«Si procederà con una consulenza merceologica per stabilire con certezza se questo reperto con il foro sospetto appartenga al Francesco Padre, perché trovato non direttamente nell’area dello scafo del peschereccio - ha spiegato il procuratore Maralfa - sarà confrontato con un pezzo di legno preso direttamente dal motopesca». Dopo l’attribuzione, il reperto sarà esaminato a livello chimico-balistico per accertare la presenza di tracce di esplosivo lasciate nella deflagrazione, la distanza dell’attacco e l’appartenenza alla zona di poppa o di prua, ricostruendo la dinamica dell’evento e rileggendo anche l’inchiesta archiviata nel 1997.
Il mare ha, però, cancellato i resti umani. Le 5 vittime sono state onorate con il lancio in mare di una lapide commemorativa sulla verticale del sito dell’affondamento.
 
Le fasi preliminari dell’indagine. Dopo il 15 febbraio 2010 (riapertura delle indagini), sono state otto le fasi preliminari, illustrate dal procuratore aggiunto della Repubblica di Trani, Francesco Giannella, a partire dall’acquisizione dell’intera documentazione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero della Difesa, dalla Marina Militare, dall’Aeronautica Militare, dalla NATO, dagli enti militari stranieri coinvolti nella operazione Sharp Guard, dal Dipartimento Informazioni per la Sicurezza, dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna e dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Estera. Successive le audizioni dell’on. Cesare Previti, all’epoca ministro della Difesa, e dei comandanti delle unità navali ad aeree straniere presenti in zona.
Approfondita anche la pista serbo-montenegrina, in riferimento al sequestro di persona a scopo di estorsione il 12 novembre 1994 di un pescatore laziale imbarcato su un peschereccio partito da Molfetta. E al mitragliamento il 2 giugno 1994 del motopesca «Antonio e Sipontina» da parte di una motovedetta montenegrina con la morte del marinaio molfettese Antonio Gigante. Inoltre, il 30 ottobre 1994 il comandante Giovanni Pansini aveva denunciato a Telemontecarlo il trasbordo illegale del pescato da navi montenegrine e serbe su pescherecci molfettesi.
Nuova la consulenza tecnica e chimico-esplosivistica del prof. Roberto Gagliano Candela, oltre a quella tecnico-balistica del R.I.S. CC di Roma e tecnica fornita, con attività ripetibile, dal personale dello Stato Maggiore della Marina Militare e dello Stato Maggiore dell’Aeroneutica Militare sulla documentazione acquisita. Rinnovata anche la consulenza tecnica sul cadavere del marinaio Mario De Nicolo, a cura dei professori Francesco Vimercati e Gagliano Candela.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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