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Francesco Carabellese nel centenario della morte
15 gennaio 2009

Nel novembre del 1891 a Firenze Gaetano Salvemini, col suo solito modo bonario e scherzoso, presentava il suo compaesano Carabellese alla colonia vivace e chiassona, come la chiamava l'illustre maestro Adolfo Bartoli, degli studenti napoletani dell'Istituto Superiore fiorentino». Così il paleografo Francesco Nitti di Vito, segretario della Commissione di Archeologia e Storia patria per la Puglia e canonico della basilica di San Nicola, ricordava il suo incontro a Firenze con Francesco Carabellese, durante il discorso commemorativo fatto la sera del 20 dicembre 1909 nella sala del Consiglio comunale di Bari. Ai tempi di quell'adunata studentesca Carabellese, coetaneo di Salvemini, aveva 18 anni. Era infatti nato a Molfetta il 13 maggio 1873 in Via Catacombe n. 40 da Antonio, piccolo proprietario terriero e commerciante di vino, e da Chiara Panunzio, casalinga. Il padre voleva farne un bravo agricoltore, ma il piccolo Ciccillo, dopo la scuola elementare frequentata nei locali di San Domenico, studiò nel Seminario diocesano molfettese, dove ebbe come professore di storia don Corrado Salvemini, col quale fonderà nel 1898 a Molfetta la Società “Dante Alighieri”, assumendo la segreteria della sezione e lasciando la presidenza all'anziano professore. «Serio, solitario, pensieroso, quasi impacciato», continuava nella commemorazione il paleografo barese, «egli fu poche volte di nostra compagnia; e nelle nostre gite da scavezzacolli a Fiesole o a Settignano, a Vincigliate o al Cupolino, il Carabellese era sempre assente. Gli è che sin d'allora inclinava a quella solitudine malinconica, che dette poi al suo carattere una certa burbanza, che mal rispecchiava la bontà del cuore». La premura di isolarsi a studiare era dovuta non solo alla ferma volontà di prepararsi bene agli esami universitari, ma anche alla preoccupazione di superare annualmente la borsa di studio che gli consentiva la permanenza a Firenze, dal momento che suo padre doveva provvedere a mantenere una numerosa figliolanza: quindici figli, di cui sopravvissero soltanto cinque. Gli studi li completava nelle biblioteche Nazionale, Laurenziana e Riccardiana, ma trovava il tempo di frequentare l'Archivio di Stato o di visitare gli Uffizi e di ammirare passeggiando i monumenti artistici fiorentini. Per togliersi qualche volta in più la fame, non mai completamente appagata, a volte faceva ricerche e tesine a pagamento per gli studenti in difficoltà. All'Istituto di Studi superiori di Firenze Carabellese fu allievo di famosi maestri. Ascoltò le lezioni di annalistica e storiografia medievale di Pasquale Villari, di paleografia e diplomatica di Cesare Paoli, di letteratura latina del sacerdote liberale e positivista Gaetano Trezza, di filologia e letteratura greca di Girolamo Vitelli e Pietro Cavazza, di storia antica di Achille Coen, quelle sull'eresia medievale di Felice Tocco, di letteratura italiana del dantista Adolfo Bartoli e del cruscante Guido Mazzoni, di lingue e letterature neolatine di Pio Rajna, di storia comparata delle lingue classiche e neolatine di Ernesto Giacomo Parodi, di geografia di Giovanni Marinelli. Per incoraggiamento di Cesare Paoli, direttore dell'«Archivio Storico Italiano», nel 1894 lo studente molfettese, non ancora laureato, pubblicò due recensioni nella prestigiosa rivista fiorentina. Nel 1895 Carabellese si laureò in lettere e si perfezionò in paleografia e diplomatica. Svolse la sua tesi di laurea sulla peste nera di Boccaccio, pubblicata nel 1897 nell'«Archivio Storico Italiano» e in volume come La peste del 1348 e le condizioni della Sanità pubblica in Toscana. Cominciò ad insegnare già nel 1895 con un incarico di storia e geografia nel Liceo “Carmine Sylos” di Bitonto e la sua voce calma e fioca ma penetrante, e la sua figura alta e magra s'impressero salde nella memoria dei ragazzi. Verso la fine di quell'anno, quando aveva dato alle stampe soltanto pochi scritti nell'«Archivio Storico Italiano» e nella «Rivista Bibliografica» di Firenze, fu incoraggiato a intensificare le sue ricerche storiche dall'editore-tipografo Valdemaro Vecchi, che non solo gli mise a disposizione prima le pagine dell'«Archivio Storico Pugliese» e poi le colonne della «Rassegna Pugliese», ma generosamente gli stampò anche le opere degli esordi. In tal modo, egli che apparteneva alla scuola economico- giuridica, si occupò soprattutto della storia di Puglia lungo le tre direttici della storia del commercio, della storia dell'arte e della storia politico-civile. Mentre insegnava a Bitonto, trascrisse interamente il ponderoso Libro Rosso o Magno della città rurale e presentò domanda affinché il Comune bitontino se ne assumesse le spese di stampa. La domanda fu accettata nella seduta consiliare del 22 giugno 1896 e Carabellese fece pervenire l'impegnativo lavoro al sindaco Pasquale Cioffrese e al segretario comunale Michele Scippa per mezzo del conte Eustachio Rogadeo, erudito di Bitonto. Purtroppo la promessa non ebbe séguito e il manoscritto non fu più restituito a Carabellese. In séguito, comunque, verso il 1902 il tipografo Nicola Garofalo di Bitonto stampò la trascrizione curata dal prof. Francesco Muciaccia, che Carabellese non ebbe modo di vedere, anche perché l'edizione rimase in bozze. Non per questo Carabellese smise le sue ricerche archivistiche, sempre bene accolto dal sovrintendente Bartolomeo Capasso nell'Archivio di Stato di Napoli e cordialmente ricevuto e aiutato dai padri benedettini nell'Archivio della Badia di Cava dei Tirreni, così come non ebbe difficoltà nelle ricerche intraprese a Bisceglie, Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo e Troia. Tra il 1896 e il 1897 insegnò nel Liceo “Filangieri” di Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia). Di qui spedì al «Puffino dell'Adriatico », diretto a Molfetta dal giovane Giovanni Pansini, l'articolo Arte e Storia, che uscì sul primo numero della rivista. Fece anche lo spoglio dei manoscritti della Biblioteca “Capialbi” di Monteleone, inviandone l'inventario per la pubblicazione a Giuseppe Mazzatinti. Nel 1897 l'editore Vecchi gli pubblicò un manuale per le scuole secondarie, Brevi ed elementari nozioni di storia dell'arte, il primo in Italia (che avrà una 2a edizione accresciuta nel 1901) e gli Antichi capitoli, statuti e consuetudini dell'università di Molfetta,
Autore: Marco I. de Santis
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