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Frammenti di storia : Sulle terre e nei flutti del Mediterraneo
15 dicembre 2012

Il 1942 per l’Italia non fu soltanto l’anno delle perdite irreparabili di migliaia di uomini per terra e per mare in Egitto, Libia e Tunisia o del catastrofico invio di nuove divisioni in Russia, ma anche l’anno dello stillicidio continuo di morti sulle terre e nei flutti del Mediterraneo, in Grecia, in Italia, in Albania, presso Malta e al largo della Spagna. Pure in queste evenienze furono molti i militari e i marittimi civili di Molfetta che, nel silenzio dell’obbedienza o nell’orrore della guerra, sacrificarono la propria vita a un ineludibile senso del dovere o influsso del destino. Il 4 gennaio 1942 uscì dal porto di Argostoli, nell’isola di Cefalonia, il dragamine R 195, cioè il motopeschereccio da 32 tonnellate Nuovo San Pietro, requisito nel settembre del 1940 a Barletta e iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Avvistato dal sottomarino inglese Thunderbolt, alle ore 9:27 fu attaccato a cannonate alla distanza di 800 iarde. Lo spazzamine aprì il fuoco con una mitragliatrice, ma presto l’arma fu messa a tacere. Dopo alcuni tiri, fu colpita la bandiera italiana. Allora il lieutenant commander Cecil Bernard Crouch ordinò di sospendere il fuoco per consentire all’equipaggio di abbandonare il cacciamine. Cinque sopravvissuti si misero in salvo su un galleggiante Carley. Alle 9:40 il sommergibile inglese finì di affondare lo spazzamine a 5 miglia per 205° da Capo Gherogambo, ma quando una batteria costiera iniziò a sparare, s’immerse. Tra i morti del dragamine ci fu anche il cinquantatreenne molfettese Antonio Sallustio fu Alessio e di Chiara Gadaleta, 2° capo nocchiere. Il suo corpo fu recuperato. L’8 febbraio alle 6 partì da Tèodo nelle Bocche di Cattaro il piroscafo-passeggeri Duino di 1334 tonnellate, con 44 uomini di equipaggio, 12 militari del C.R.E.M. (Corpo Reale Equipaggi Marittimi) e 161 passeggeri, in prevalenza soldati. Era diretto a Bari. Il Duino si muoveva più lentamente del solito per le precarie condizioni della carena, per la foschia e per il mare agitato da un forte vento di scirocco. Alle 18:45, quando avrebbe già dovuto imboccare il porto, dal piroscafo fu avvistata la luce del faro di Bari. Cinque minuti dopo il Duino urtò contro una mina dello sbarramento difensivo costiero e in due o tre minuti s’inabissò di prua. Non si riuscirono a lanciare richieste di soccorso e le ricerche dei naufraghi partirono con tre giorni di ritardo. Si salvarono solo 45 persone e ne morirono altre 165 o 172. Tra le vittime vi furono i molfettesi Felice La Forgia di Corrado e Rosa Tammacco, “piccolo di cucina” di 17 anni, e Damiano Sciancalepore fu Paolo e di Olimpia Pansini, fuochista di 59 anni. Probabilmente lo scarroccio verso nord dovuto allo scirocco e un errato calcolo di posizione furono le cause del disastro, che non va attribuito al siluramento da parte del sommergibile inglese Upholder, in quanto le fonti britanniche lo negano. Il sottomarino nemico, invece, affonderà al largo di Brindisi il 18 marzo il sommergibile italiano Tricheco II e il 19 seguente il dragamine ausiliario B 14 di 22 tonnellate, ossia il motopeschereccio molfettese Maria, causando la morte di Giuseppe Pisani fu Francesco e di Anna Maria De Pierro, marittimo militarizzato di 61 anni. Nella sera del 14 febbraio Supermarina, per la ricerca di un convoglio inglese al centro del Mediterraneo, fece salpare da Taranto e Messina un gruppo di incrociatori e cacciatorpediniere, tra cui il Carabiniere. Dopo aver cercato il nemico nelle più probabili aree di avvicinamento a Malta, il gruppo navale ricevette l’ordine di tornare alle basi. Nel pomeriggio del 16 febbraio le navi si mossero verso Taranto e Messina, ma al largo di Capo Spartivento alle 13:45 il cacciatorpediniere Carabiniere fu silurato a tribordo dal sommergibile inglese P 36, perdendo l’intera prua e registrando alcuni morti a bordo. Tra questi vi fu il ventiquattrenne marò molfettese Sergio Muti di Giuseppe Domenico e Damiana Sallustio. Il 27 febbraio verso le ore 13:45, mentre navigava nello Ionio da Corfù a Prévesa, il piroscafo da carico Lido di 1243 tonnellate fu cannoneggiato dal sommergibile inglese Torbay a 15 miglia a sud-est dell’isola di Paxo. Scoppiato un incendio a bordo, il piroscafo fu portato a incagliare presso la spiaggia di Kastrosikiás. Tra le vittime vi furono due molfettesi: il garzone di cucina Cosmo Albanese di Vincenzo e Chiara De Gennaro, di 27 anni, e il mozzo Pasquale Azzollini di Leonardo e Laura De Palma, di 19 anni. Il Torbay l’11 aprile assalterà a cannonate anche la goletta da carico di 137 tonnellate Gesù Crocifisso di Molfetta, in navigazione da Valona a Corfù, affondandola presso Porto Palermo, in Albania. Nel disastro morirà il mozzo diciottenne Nicolò Samarelli, nato a Procida dai molfettesi Lorenzo e Pasqua Rosa Samarelli. Nella notte sul 3 marzo 16 aerei Vickers Wellington del 37° Squadron della R.A.F. di Malta, fatta rotta verso la Sicilia, bombardarono il porto e la città di Palermo, facendo 30 vittime. La motonave tedesca Cuma, carica di autoveicoli, carri armati, munizioni e 480 tonnellate di carburanti, colpita, s’incendidiò ed esplose d a n n e g - giando le navi vicine. S u b i r o n o gravi danni anche la torpediniera Par t enope , che ebbe 10 morti e 15 feriti gravi, e il piroscafo da carico Assunta De Gregori di 4219 tonnellate, su cui perì a 29 anni il marinaio molfettese Vito A l t oma r e di Mauro e Angela De Candia. Il 23 marzo, dopo la c o s i d d e t - ta “seconda” battaglia della Sirte, i cacciatorpediniere Scirocco e Lanciere, bloccati da avarie col mare grosso, rispettivamente a 150 e 120 miglia ad est di Malta, furono affondati dal fortunale. La prima unità s’inabissò alle ore 5:45, la seconda verso le 10. Sui 470 membri dell’equipaggio dei due cacciatorpediniere, alla fine se ne salvarono solo 18. Tra i morti vi fu anche il marò molfettese Giuseppe Pisani di Simone e Anna Lezza, di 23 anni. Nel 1941, come nocchiere di 2a classe, era stato insignito della croce di guerra. Il 28 marzo 1942 il piroscafo- passeggeri Galilea di 8040 tonnellate navigava in convoglio da Patrasso verso Bari con le navi Crispi, Viminale, Piemonte, Ardenza e Italia. Era scortato dall’incrociatore ausiliario Città di Napoli, dal cacciatorpediniere Sebenico e dalle torpediniere Castelfidardo, Antonio Ca’ da Mosto, Bassini e San Martino. Quest’ultima, l’unica dotata di ecogoniometro per il rilevamento di sottomarini, rientrò in porto per carenza di carburante. Alcuni aerei italiani sorvolarono il convoglio fino all’imbrunire. Il Galilea trasportava tre ospedali da campo e gran parte del battaglione Gemona della divisione alpina Julia duramente provata dalla campagna di Grecia. Superate le isole di Cefalonia e Lèucade, in una piovosa e ventosa foschia le navi dopo le ore 19 abbandonarono la formazione in linea di fila e si divisero in due colonne con il Galilea davanti a dritta e il transatlantico Viminale davanti a sinistra. Mentre l’incrociatore ausiliario navigava zigzagando in testa alla formazione, le torpediniere si affiancarono alle colonne del convoglio. Dopo le 22:45, a circa 9 miglia a sudovest di Antipaxo, il sommergibile inglese Proteus silurò il Galilea. Sotto il ponte di comando si aprì una grossa falla. La nave sbandò, inclinandosi a sinistra di 15 gradi. Mentre il resto del convoglio si allontanava rapidamente dal luogo dell’agguato, la torpediniera Mosto lanciò delle bombe di profondità, emise i segnali di soccorso e iniziò un continuo andirivieni per evitare le insidie del sommergibile e cercare di recuperare i naufraghi allontanatisi col mare agitato a nuoto o sulle imbarcazioni. Per le avarie non fu possibile far arenare il Galilea verso le isole di Paxo e Antipaxo. Dopo nuovi sbandamenti, il piroscafo affondò alle 3:50 del 29 marzo. Su 1275 imbarcati, si salvarono solo 284 persone. In mare o sulla nave perirono 991 uomini, tra personale di bordo, prigionieri greci, carabinieri e soprattutto alpini. Tra le vittime vi fu anche il “piccolo di camera” Michele Del Rosso di Buonaventura e Libertà Del Bene, molfettese di 18 anni. Il 5 aprile il piroscafo da carico Ninetto G. di 5335 tonnellate, in navigazione da Taranto a Messina, a circa 12 miglia a sud di Capo dell’Armi, nell’estremità della Calabria, venne colpito e affondato verso le ore 12 da due siluri lanciati dal sommergibile inglese Una. Tra gli altri morì il “giovanotto” Corrado Cirillo di Leonardo e Marta Coppolecchia, molfettese di 19 anni. Il 9 aprile nelle acque di Prévesa, in Grecia, un dragamine italiano fu attaccato a cannonate da un sommergibile nemico. Dopo che il motore rimase irreparabilmente danneggiato, il 2° capo meccanico Cosimo Pisani fu Simone e Maria Porcelli, molfettese di 36 anni, come recita la motivazione della medaglia di bronzo alla memoria, accorse «spontaneamente per coadiuvare il mitragliere nella reazione di fuoco, opponendosi con lui alla preponderanza avversaria», finché i due non furono abbattuti «presso l’arma» e il dragamine affondò. Alcuni commilitoni si salvarono e la sua salma fu recuperata. Dopo l’affondamento del piroscafo Delia il 16 aprile (v. “Quindici”, n. 3, 15 febbraio 2012), il 10 maggio va registrato a Paceco, allora frazione di Trapani, il decesso del ventunenne marò molfettese Andrea Binetti di Tobia e Filomena Ventura. Nel “Bollettino di guerra” n. 711 del 13 maggio 1942 si legge: «Nel corso di ripetuti attacchi, le basi aeronavali di Malta – in particolare Ta Venezia – sono state intensamente bombardate; cacciatori dell’Asse hanno abbattuto, in accaniti scontri, undici velivoli nemici. Un nostro apparecchio non è rientrato». Il bombardiere perduto era un Savoia Marchetti S 84 della 14a Squadriglia del 4° Gruppo Autonomo della Regia Aeronautica. Il 12 maggio vi aveva perso la vita su Malta, con gli altri cinque membri dell’equipaggio, l’aviere scelto molfettese di 21 anni Francesco Carabellese di Corrado e Felicia Palazzo. Il 19 maggio morirono per l’affondamento del piroscafo da carico Penelope di 1160 tonnellate, in viaggio da Bari a Taranto, altri due molfettesi: il marittimo quarantunenne Lazzaro Binetti di Giulio e Anna Maria Zanna e il fuochista trentasettenne Cosmo De Gioia di Cosmo e Lucia Rosa Farinola. La nave fu attaccata a circa 3,5 miglia a nord-ovest di Monopoli dal sommergibile britannico Thrasher col lancio di tre torpedini dopo le 8:52 alla distanza di 800 iarde. Due siluri andarono a segno. Il piroscafo affondò a 0,7 miglia dalla riva orientale di Polignano su un fondo sabbioso tra i 37 e i 48 metri di profondità. L’8 giugno il sommergibile Zaffiro, al comando del tenente di vascello Carlo Mottura, lasciò la base di Cagliari per recarsi presso le Baleari in zona d’agguato a 50 miglia a sud di Capo Solinas di Maiorca, ma il 9 giugno cadde vittima dell’intensa attività aerea inglese in quel delicato settore. Attaccato da un idrovolante PBY Catalina del 500° Squadron della R.A.F., mentre era in emersione, fu mitragliato, colpito e affondato a 35 miglia a sudovest di Ibiza. Dei 47 uomini di equipaggio non si salvò nessuno. Tra di essi c’era anche il ventisettenne molfettese Corrado Zanna di Michele e Lucrezia Murolo, tenente direttore di macchina del Genio Navale, sposato con Anna Facchini. Durante lo scontro aereo-navale di Pantelleria, fase della battaglia di Mezzo Giugno (12-16 giugno 1942), perse la vita a 49 anni il motorista navale molfettese Nicola Morolla di Benedetto e Mariantonia Armenio. Probabilmente morì sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi colpito alle 6:15 del 15 giugno da un proiettile del cacciatorpediniere inglese Matchless nel locale della motrice di prua, compromesso da un’avaria alla manovra del timone e devastato da un furioso incendio propagatosi al centro della nave. Vi furono 10 morti e 14 uomini gravemente feriti e ustionati, che non riuscirono a sopravvivere, quando il Vivaldi, difeso e trainato prima dal Malocello e poi rimorchiato dal Premuda, giunse alle 14:30 a Scaura di Pantelleria, dove l’incendio venne finalmente domato. Dopo il decesso di Giuseppe Binetti, nato a Molfetta il 3 gennaio 1918 e morto in servizio l’8 luglio 1942, va registrata la scomparsa dell’aviere scelto molfettese Pietro De Vanna di Gioacchino e Marta Maria De Gioia, morto il 27 luglio a Erice (Trapani) a 23 anni. Si salvò invece il 29 luglio il marinaio Michele Ragno, classe 1922, insieme ad altri 17 uomini, dopo il siluramento del sommergibile Pietro Micca da parte del sottomarino inglese Trooper a 3 miglia da Santa Maria di Leuca. Il 17 agosto le moderne motonavi da carico Nino Bixio, di 7137 tonnellate, e Sestriere, di 7992 tonnellate, navigavano in convoglio da Bengasi verso Brindisi, scortate dai cacciatorpediniere Saetta e Da Recco e dalle torpediniere Castore e Orione. A 12 miglia a sud-ovest di Navarino, alle ore 16:33 il sommergibile britannico Turbulent lanciò quattro siluri dalla distanza di 3600 iarde. La Sestriere sfuggì all’attacco, ma la Bixio, che trasportava 2921 prigionieri di guerra neozelandesi, inglesi, francesi, indiani e sudafricani, fu colpita da due siluri. Uno di essi esplose in una delle stive dei prigionieri provocando la morte di 336 uomini, mentre altri perirono in seguito. In tutto persero la vita 434 persone, di cui 118 neozelandesi. Dei 43 uomini d’equipaggio, 17 furono dichiarati dispersi. Il mercantile venne preso a rimorchio dal cacciatorpediniere Saetta e condotto per le riparazioni a Navarino, dove arrivò alle 7:17 del 18 agosto. Tra i morti vi furono anche due molfettesi: il marinaio ventiduenne Corrado Raguseo di Paolo e Leonarda Pansini, deceduto il 17 agosto. e il “giovanotto” diciannovenne Antonio Sallustio di Giovanni e Agnese Muti, spirato il 18 agosto. Il 30 agosto il piroscafo da carico Monstella di 5311 tonnellate, in navigazione da Brindisi a Patrasso, vicino all’isola di Paxo alle ore 15:40 fu attaccato dal sommergibile inglese Rorqual. Colpito da un siluro, fu rimorchiato a Corfù e il giorno dopo alle 10:05 venne portato all’incaglio in rada. Tra le vittime del siluramento vi furono i fuochisti molfettesi Sergio De Bari di Leonardo e Maria Angione, di 45 anni, e Giovanni Magarelli fu Giovanni Michele e fu Angela Valente, di 40 anni. A questi si aggiunse il marinaio trentenne Pasquale Magarelli di Pietro e Maria Michela Bufi, deceduto a Parga (Corfù) per le ferite riportate nel disastro. Nello stesso 30 agosto morì sul piroscafo-cisterna Sanandrea di 5077 tonnellate il fuochista molfettese di 26 anni Lorenzo De Palma di Pasquale e Lucrezia Sallustio. La nave, in navigazione da Taranto a Tobruk con un carico di combustibile, poco dopo le 14, fu assalita da aerei nemici a circa 5 miglia dal Capo di Santa Maria di Leuca. Colpita da alcune bombe, s’incendiò e affondò nelle prime ore del mattino del 31 agosto. Dopo la morte del sottocapo carpentiere ventitreenne Marco Luigi Bellapianta di Antonio e Rosa Copertino avvenuta a Napoli il 17 settembre, va annotato il decesso dell’ufficiale radiotelegrafista quarantaseienne Giuseppe Gadaleta di Gennaro e Lucrezia Magrone. Si trovava sul piroscafo-passeggeri Fiume di 662 tonnellate con a bordo 287 persone tra civili e militari. Il 24 settembre alle 13:02, in navigazione da Rodi a Simi, a circa 9,5 miglia da Punta Sabbia di Rodi, la nave fu colpita a poppa da un siluro lanciato dal sommergibile greco Nereus e, impennatasi verticalmente, affondò in meno di un minuto. Si salvarono solo 73 persone gettatesi per tempo in mare. Il 10 ottobre, partito da Brindisi con la torpediniera Bassini, si stava avvicinando a Navarino il vecchio piroscafo Enrichetta di 4652 tonnellate, carico di fusti di benzina, con a bordo 151 uomini tra civili e militari in trasferimento, mentre infuriava un violento temporale. A circa 5 miglia dall’Isola dei Preti a nord-ovest di Navarino, alle 13:20 la nave fu colpita da tre siluri lanciati dal sottomarino inglese Unison. Subito i bidoni di benzina caricati in coperta presero fuoco ed esplosero. Il piroscafo affondò in meno di un minuto. Solo 63 uomini, aggrappandosi anche ai fusti di benzina inesplosi, riuscirono a salvarsi, mentre 88 persone morirono. Tra questi vi furono due molfettesi: il carbonaio ventinovenne Antonio Marzocca di Mauro e Anna Rosa Rana e il marinaio cinquantasettenne Raffaele Salvemini fu Antonio e fu Marta Maria Ciccolella. Il 23 ottobre, nel porto di Homs in Tripolitania, il ventisettenne marò molfettese Giuseppe Nirchio di Damiano e Ippolita Belgiovine perse la vita col compaesano Mauro de Cesare, sottocapo fuochista, sul rimorchiatore Pronta silurato verso le 16 dal sottomarino inglese Umbra (v. “Quindici”, luglio-agosto 2012, p. 25). I suoi resti furono recuperati. Il 28 ottobre va registrata la morte del quarantasettenne fuochista molfettese Lorenzo Mitoli di Giuseppe e Antonia Pesce, che si trovava a bordo del piroscafo cisterna Luisiano di 2552 tonnellate, in navigazione da Navarino a Bengasi. Alle 23:30, a circa 20 miglia da Navarino, la nave fu assalita da aerosiluranti della R.A.F. di Malta e alle 23:52 fu colpita da un siluro. Spezzata in due dall’esplosione, la poppa andò subito a fondo, mentre la parte prodiera, con incendio a bordo, fu affondata dalla scorta nelle prime ore del mattino seguente. Il 19 novembre moriva in mare a Bari, in servizio, il segnalatore della Regia Marina Sabino De Ruvo di Giuseppe e Pasqua Facchini, molfettese di 28 anni. Un suo concittadino, il pennese trentunenne Michele De Candia fu Mauro e di Casmina Tatulli, perì il 28 novembre sulla motonave Sestriere durante un attacco aereo. La nave, colpita da un siluro, non affondò. Di Michele Ventura, nato a Molfetta il 10 novembre 1911, dal sito dei caduti in guerra del Ministero della Difesa si desume solo che il combattente, perito il 19 dicembre 1942, fu sepolto in Italia. Anche il corpo del sottotenente del C.R.E.M. Vincenzo De Cesare di Domenico e Maria Leonarda Spadavecchia, nato 23 novembre 1911, fu recuperato. Morì in mare il 21 dicembre 1942. Ora riposa nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari.

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