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Finita l'emergenza neve, a Molfetta torna il sole, ma resta il pericolo ghiaccio. L'impegno della polizia municipale e dei volontari. Le responsabilità
11 gennaio 2017

MOLFETTA – Finita l’emergenza neve a Molfetta, è cominciata l’emergenza ghiaccio, ben più pericolosa. Per fortuna questa mattina c’è il sole che provvederà a scioglierne un po’.
Non si contano gli interventi al pronto soccorso per scivolate sul ghiaccio: un uomo di 84 anni di Giovinazzo, caduto nella sua città, è poi morto all’ospedale di Molfetta, ma per successive complicazioni.
Un primo bilancio si può tracciare. Gli uomini della Protezione civile, coordinati dal comandante della Polizia Municipale cap. Giuseppe Gadaleta (che ha rimediato anche una lussazione alla spalla per una scivolata) hanno lavorato con i volontari per liberare tutte le arterie principali, anche se durante la notte, altra neve si è depositata sulle strade. Sono state reperite ben 8 pale meccaniche che hanno lavorato a pieno ritmo per rendere percorribili anche le strade della zona Asi, del Pip, del mercato ortofrutticolo e perfino quelle periferiche delle Carrare e di contrada Mino.
Impegno anche sulla provinciale Molfetta-Terlizzi dove ieri mattina ben 4 Tir erano di traverso sulla strada e anche qui è stata necessaria l’opera della polizia municipale che ha provveduto anche a utilizzare l’acqua di mare, con cisterne di privati (l’Asm non ne aveva disponibili) e trattori messi a disposizione dagli agricoltori. Sono stati utilizzati ben 50 tonnellate di sacchi di sale (e non sono sufficienti) con costi notevoli per la comunità: basti pensare che ogni trasporto di sale costa 2.100 euro + Iva.
Insomma, si è fatto quel che si poteva nelle condizioni di emergenza. Terminato questo periodo, si dovrà provvedere, oltre alla conta dei danni soprattutto per agricoltori e pescatori, a valutare le responsabilità degli uomini: dal vertice alla base, si dovrà capire come mai si siano verificate tante disfunzioni cosa non avvenuta a Bisceglie, come hanno fatto rilevare molti lettori, e soprattutto perché non sia stato utilizzato un piano di protezione civile.
Poche giustificazioni per una situazione preannunciata da mesi e ampiamente sottovalutata. Sarebbe utile che coloro che hanno sbagliato si assumessero onestamente le proprie responsabilità nei confronti della comunità, che ha subìto un costo notevole in denaro, ma anche in servizi e salute.
“Quindici” ne parla sul prossimo numero della rivista mensile, in corso di stampa e che sarà in edicola a fine settimana: sveleremo anche qualche mistero, con un atto di accusa per le superficialità e le improvvisazioni di coloro che avevano il compito di organizzare e non l’hanno fatto.
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