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Finisce alla Corte dei Conti la vendita dei locali comunali al Fashion District
15 gennaio 2008

Finisce all'esame della Corte dei Conti regionale la delibera con la quale la maggioranza consigliare ha approvato la vendita dei locali comunali situati all'ingresso del Fashion District alla stessa società proprietaria dell'outlet. L'esposto-denuncia è stato presentato il 19 novembre, a firma di Lillino Di Gioia, allora ancora consigliere comunale e responsabile del movimento politico “Il riscatto della città” e Giovanni Ventrella, in qualità di responsabile del movimento politico “Ambientalisti”, al fine di annullare la delibera consigliare dell'8 ottobre in quanto presenterebbe vizi procedurali e arrecherebbe “danno il cui valore è inestimabile”. La vicenda fu denunciata in anteprima dal quotidiano Quindici on line l'8 ottobre scorso e ripresa nella rivista mensile il 15 ottobre. L'alienazione dei locali dell'Outlet Molfetta è solo una fra quelle che sono rientrate nel piano “vendite” dell'amministrazione Azzollini per far cassa. L'affare sembrava presto fatto: 400mq di un immobile, mai veramente utilizzato per il fine turistico-culturale al quale era stato concesso, valutato 1.350.000 euro. L'incasso sarebbe destinato per la gran parte (1.000.000 di euro) alla comunità “portuale” per la realizzazione della bretella di collegamento del nuovo porto con la statale 16bis e 350.000 euro per il rinnovo dell'arredo urbano. Già nel dibattito in Consiglio comunale l'opposizione aveva criticato l'opportunità politica di questa operazione, che vede così dissolversi l'occasione di far conoscere la nostra città agli oltre tremilioni di visitatori che si stima il prossimo anno, con il completamento del secondo ramo dell'outlet e del parco tematico, si recheranno presso il centro commerciale. Il sindaco Antonio Azzollini, invece, per la promozione della sua città preferisce accontentarsi delle poche centinaia di persone raccolte dagli eventi socio-culturali promossi in città, di cui paradossalmente il Fashion District è il principale “azionista”, avendo versato nelle casse comunale per il 2007-2008 ben 300.000 euro, o delle poche decine messe insieme da natalizie feste private. Le ultime due amministrazioni di centrodestra si sono dimostrate incapaci di valorizzare adeguatamente lo spazio all'ingresso del Fashion concesso con la con venzione stipulata nel lontano 2000 tra il Comune di Molfetta e la società Alfa1 srl di Brescia. Proviamo a ricostruire l'intero iter della vicenda. Il primo atto è stato deliberato nel 2000 dal Consiglio comunale e dalla giunta di Guglielmo Minervini che nel siglare il protocollo d'intesa con la società bresciana che avrebbe edificato l'outlet, intendeva valorizzare anche i “fini turistici le risorse paesaggistico/ ambientali e artistico/culturali” del territorio. A tal fine era indirizzata la realizzazione di un Centro polifunzionale di promozione turistico-culturale comunale con una biblioteca multimediale per la presentazione delle risorse culturali, un'agenzia turistica per l'organizzazione di percorsi storici, naturalistici e culinari proprio nei 400mq di struttura che l'Alfa1 srl si impegnava a realizzare e cedere gratuitamente al Comune di Molfetta. Completata la struttura commerciale la società bresciana e l'amministrazione comunale, questa volta guidata da Tommaso Minervini, siglano nell'aprile del 2004 una convenzione che recepisce il protocollo d'intesa del 2000, e stabilisce che l'immobile dovrà essere trasferito al comune, fissando il “termine essenziale” di sei mesi per il rogito notarile, e fissando anche una penale pari 1.000.000 di euro in caso di inadempimento di questa e delle altre obbligazioni assunte con l'accordo. L'amministrazione di Tommaso Minervini, però non investe e non crede nel progetto del centro polifunzionale e la gestione dello spazio concesso appare allora oneroso, tanto più che già nel settembre del 2005 interviene con un'integrazione alla convenzione dell'aprile 2006. Con detto atto, “il Comune di Molfetta s'impegna a cedere in comodato, per un periodo di 8 anni, una parte dei locali, mq. 99,19, a favore della Fashion District Molfetta srl”, che nel 2002 è subentrata alla Alfa1 srl. Alla società viene “scaricata” la gestione del front office del centro commerciale e la stessa attività di promozione ed informazione del Comune di Molfetta. Ed è qui che la questione, denunciano i firmatari dell'esposto, presenta le prime ombre. «L'atto del sindaco – scrivono – sarebbe in violazione di legge in quanto legittimato a modificare il contenuto della delibera n. 11 del 10-11/02/2000 è il Consiglio Comunale unico organo competente a modificare il proprio indirizzo programmatico, politico ed amministrativo contenuto nella delibera citata. L'atto del sindaco Tommaso Minervini sarebbe caratterizzato da “abuso in atti d'ufficio”, arrecando ad altri un danno erariale ingente alle casse comunali ed alla comunità molfettese, con il deprezzamento e la svalutazione del valore dell'intero locale». Ma non è tutto perché, a questo punto della vicenda succede l'amministrazione Azzollini, che reputa anch'essa “inutile” ai fini turistici e culturali lo spazio riservato dal centro commerciale, anche se come rileva lo stesso Dirigente del Settore Territorio: il locale «si presenta in buono stato di conservazione, è di facile accesso e presenta una superficie espositiva di notevole estensione». Da una dichiarazione dello stesso sindaco si apprende che in realtà l'immobile non sarebbe mai entrato nella proprietà comunale non essendo stato mai portato a termine l'atto pubblico di stipulazione del negozio giuridico. Nonostante tutto Azzollini è intenzionato ad alienarlo per realizzare altri investimenti, che il magro bilancio di esercizio non consente, e che come visto vanno soprattutto in direzione del sognato porto. Si avvia così una corrispondenza con la presidenza della Fashion District Molfetta, nella quale, denunciano Di Gioia e Ventrella - il sindaco Antonio Azzollini con la lettera del 11/09/2007 afferma che «trattasi di un bene patrimoniale» e nel sottolineare che oggetto della cessione è un bene patrimoniale di un Ente Pubblico, non coglie l'occasione per affermare che la cessione deve avvenire con “Incanto Pubblico” e non con modifiche di convenzione». Inoltre «il sindaco nella circostanza non coglie la necessità di evidenziare l'illegittimità “dell'atto integrativo” fatto dall'ex sindaco pro-tempore Tommaso Minervini, commettendo così lui ed i suoi uffici una “omissione in atti d'ufficio”; ma recependola commette, altresì, abuso in atti d'ufficio». Anche la stima del valore del bene finisce per essere oggetto dell'esposto. «Perché il valore di un bene patrimoniale del Comune di Molfetta viene effettuato dal Dirigente Settore del Territorio e non dal Dirigente Settore del Patrimonio?» – sottolineano i proponenti –. «La congruità del “valore del bene” espressa appare il risultato “di un mero esercizio verbale di una logica di rilevazione” piuttosto che il risultato di riferimento concreto a cifre e valori di un bene di mercato similare che danno la possibilità di significare un valore economico? ». Per questi motivi: la mancata realizzazione e gestione complessiva del “Centro Polifunzionale culturale”, la omissione del “rogito notarile”, non essendo stati richiesti il pagamento delle penali previste dalla convenzione, essendoci stato un atto integrativo alla convenzione del 06/04/2004 per favorire controparte, non essendosi proceduto ad “Incanto Pubblico” per la cessione, essendoci stata una stima del valore del bene fatta con parametri e modi non previsti dalla legge e fatta da un Dirigente non avente titolo, i ricorrenti ritengono che l'intera operazione “nel suo procedere e nelle sue conclusioni” si sia svolta “in violazione di legge” e “a danno della comunità molfettese”. Adesso si attende il responso della Corte dei Conti. Intanto, sempre dal protocollo d'intesa originario, è rintracciabile un altro punto finora trascurato: l'allegato B prevede, infatti, che la società Alfa1 srl si impegna a cedere al Comune, sulla base di una specifica convenzione, un lotto di terreno di mq. 15.000, per la realizzazione, con fondi pubblici da reperire, di un Auditorium-Centri congressi-Sala cinema virtuale. L'amministrazione intende rinunciare anche a questa prospettiva di investimento e crescita della città? Tanto nella peggiore delle ipotesi potrebbe sempre rivenderlo.
Autore: Michele de Sanctis jr.
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