MOLFETTA - Parola abusata e strumentalizzata, il binomio lavoro-giovani è parte dell’alfabeto politico, ma il disimpegno della politica ne sta azzerando le fattezze. È possibile dare una nuova vocazione lavorativa, imprenditoriale e artigianale alla città di Molfetta? Fermare l’emorragia delle giovani e brillanti professionalità locali? È sufficiente il trinomio capitale, lavoro, istituzioni?
Attivare un nuovo circolo della fiducia per rilanciare l’economia imprenditoriale e artigianale a Molfetta, il know-how di partenza nel secondo incontro della «Festa Democratica». Emorragia di cervelli, la nuova questione meridionale. Poca la fiducia offerta ai giovani, scoraggiati nell’immaginare una soluzione lavorativa nel Sud Italia. Stessa linea per Gianluigi de Gennaro, ricercatore dell’Università di Bari e Direttore scientifico di Lenviros, e Domenico Favuzzi, presidente di Exprivia, che puntano sulla necessità di rendere competitivo il territorio per attrarre lavoro e sulla capacità di generare coraggio per la competizione.
Ottimismo per il futuro, cadaveriche le premesse. Sbagliate sono state le politiche del lavoro della Regione Puglia, secondo Corrado la Forgia, manager Bosch, se nel Rapporto Svimez 2011 (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) la regione occupa il terz’ultimo posto. Produciamo poco Pil: e Molfetta è parte del sistema Puglia.
Dunque, come rendere attrattivo il territorio? Tre le proposte del dott. la Forgia: assicurare il rispetto delle legalità di fronte al dilagare della microcriminalità e al risicato interesse per il bene comune (garantire un sistema valoriale alla società civile); proiettarsi con una visione al futuro, soprattutto a livello politico-amministrativo; (ri)capitalizzare le aziende, correggendo il nanismo (sottocapitalizzazione) delle piccole e medie imprese, che non solo blocca lo sviluppo, ma favorisce il sommerso.
Il sistema del credito, il maggiore accusato perché per le PMI è impossibile accedere a un finanziamento: le garanzie richieste dagli istituti di credito non possono essere assicurate. Frecciatina anche all’iniziativa regionale Bollenti Spiriti: è opportuno aumentare le somme di capitalizzazione per i partecipanti al bando, per evitare che dopo qualche hanno la neoaziende falliscano. Finanziare pochi progetti con più capitali ai singoli.
Quali regole? Occorre liberalizzare le regole, di fronte alla globalizzazione delle imprese e dell’economia, secondo il dott. Favuzzi: ma «il vero problema è la crescita economica e la mancanza di aggregazione e sistematizzazione - ha aggiunto - dobbiamo incrementare lo sforzo di invenzione, ampliare il mercato, che non è solo quello locale, e elaborare una dialettica tra senso dello Stato e libertà sociale».
Riforme incisive per il moderatore Davide de Candia (Pd), evitando di accanirsi sul costo del lavoro, come accaduto in questi ultimi anni. Anche la capacità proattiva di saper leggere il mercato del lavoro per proporre idee e soluzioni: «abbiamo bisogno di chi, restando a Molfetta, sappia mettere a frutto le potenzialità personali e territoriale».
L’articolo 8. Uno dei più discussi per la Finanziaria 2011-12 (molteplici gli emendamenti estivi). L’articolo 8 della manovra prevede la possibilità di includere la licenziabilità tra le deroghe alla contrattazione nazionale contenuta in accordi aziendali e territoriali, purché tali accordi siano stati sottoscritti dai sindacati più rappresentativi a livello nazionale e territoriale (in contrapposizione all’art. 18 della Legge 300/70, lo Statuto dei lavoratori).
«Un imbarbarimento delle condizioni sindacali», secondo de Candia, soprattutto per «la ripresa delle gabbie salariali», anche se «il Pd è pronto a discutere della contrattazione di secondo livello», fino a quando non si lederà il profilo del lavoro. Infatti, con l’art. 18 passerebbe l’idea di licenziamenti “senza giusta causa” solo nell’ipotesi in cui ci sia anche il consenso dei sindacati.
Provocazione per il dott. Favuzzi, componente della giunta di Assinform, associazione nazionale aderente al sistema Confindustria a livello regionale, secondo cui «l’impresa deve essere generatore di sviluppo e valore aggiunto, non farsi carico dei problemi dello stato sociale come nel passato» con l’opportunità di «sperimentare e correggere, per essere protagonisti come si dovrebbe anche al Sud», mettendo da parte la vecchia cultura italiana improntata all’idea della grande impresa manifatturiera.
Quali opportunità a Molfetta? Meccanica, la nuova vocazione della città. Creare un consorzio per produrre un made in Molfetta, abbassando i costi d’investimento e garantendo il valore aggiunto, l’opportunità. Gli individualismi imprenditoriali, il nodo insolubile.
Analizzata anche la cantieristica navale di Molfetta: «stiamo passando dal legno all’acciaio e a Molfetta, oltre alla realizzazione in corso di sei nuovi natanti, è stato costruito il primo yot da un giovane professionista, che ha utilizzato lamiere tagliate a Genova - ha spiegato l’ing. la Forgia - ma tutto accade nella totale indifferenza della politica». Ripensare il settore e sviluppare una filale (azienda per il taglio delle lamiere, azienda per motori marini, filone della nautica, ecc.), l’idea lanciata da La Forgia, che non ha risparmiato critiche alla costruzione al progetto del porto.
È stato spiegato il modello di business sotteso alla realizzazione del porto? Cosa ne vogliamo fare? Qual è la visione strategica? Molfetta è, infatti, fuori dall’Autorità Portuale. Il porto è solo il figlio dell’arroganza e del solipsismo della politica azzolliniana, priva di qualsiasi progettualità. Intanto, de Candia ha annunciato a breve una conferenza del Pd sul porto, in attesa del big bang di fine anno.
Eppure, le opportunità non mancano a Molfetta, ma «bisogna iniziare a parlare della produttività e non del costo del lavoro, del lavoro e dei successi ottenuti», secondo il dott. Favuzzi, che ha ribadito l’assenza di una sinergia tra impresa e politica sul territorio. Ma perché il settore dell’imprenditoria è avulso dalla politica?
«Politica è anche far bene il proprio mestiere», secondo la Forgia, è una partita che si gioca tutti i giorni nella quotidianità, ma oggi «nessuno riesce a indignarsi per l’invivibilità della città di Molfetta».
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