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Estate made in Molfetta, tra noia e deja-vù I giovani stazionano al lungomare, invidiando la movida biscegliese
15 luglio 2001

E’ di nuovo estate. Già. Questa volta è l’estate del “dammi tre parole... sole, cuore, amore” e del “me gusta marijuana, me gustas tu”. E’ l’estate dei pantaloni alla Pinocchio, quelli appena oltre le ginocchia rigorosamente bianchi; delle t-shirt rugby-style con tanto di numero sul petto; delle chiccosissime scarpette con la “N” magari azzurre ché fanno concerto con la t-shirt. Questa è l’estate delle due ruote. Quelle dei monopattini o delle bici che zigzagano per il lungomare in prima serata. Ma soprattutto quelle delle moto a tre cifre di cilindrata che aspettano le 23 (quando lo stesso lungomare è riaperto al traffico) per il loro defilè. E’ la moda dell’anno: in versione Max Biagi o custom o scooterone, ostentatamente e rumorosamente spavalde, sciamano avanti e indietro come tante top model belle senz’anima. Ma è anche l’estate del G8... “ma chissenefrega!” e degli occhiali alla Taricone... “ah, quello sì che è figo!”. Ma in fondo, al di qua della frivola cornice che si rinnova ogni anno sulla scia delle mode nazional-popolari, l’estate made in Molfetta è sempre uguale a se stessa. Ogni anno. Puntuale. E’ il solito villaggio abitato dalle solite tribù, impregnato dei soliti umori, scandito dai soliti rituali. Il “Beatles” è l’ombelico di questo paesaggio. E’ attorno a questo piccolo quanto vivace english pub che orbita il popolo estivo under trenta ed è un culto, ormai, starci fuori sorseggiando un Bacardi Breezer all’ananas o semplicemente una bionda media. Di fronte, tutti gli altri, schierati sul muretto con le facce un po’ annoiate, affogati nelle solite chiacchiere. Qualche metro più in là... niente. questo pezzetto di lungomare, che si vive questa solita estate molfettese dal sapore così deja-vù, con i suoi ritmi finto mondani, anche un po’ sbiaditi e riciclati che tanto ci fanno invidiare la tanto decantata movida biscegliese. Sono pochi i fuori dal coro che di tanto in tanto si sbilanciano in una focacciata al mare o in qualcos’altro. E’ l’estate dei Sabato sera passati a fare quattro salti alle feste in campagna, ma in realtà solo per il “c’ero anch’io”: controfigure delle serate al “Beatles” con qualche drink in più e, se capita, un acceso battibecco come contorno. E’ l’estate dei soliti rompiballe irrimediabilmente persi nei loro teoremi sul calciomercato, a bisticciare per un Zidane o per un chi per lui. Di quelli che “lo sai che Mariangela sta uscendo con uno?” e allo stesso tempo sognano il loro momento. Di quelli che si organizzano la vacanza. E’ un’estate ancor più silenziosa e austera del solito, senza la musica dei concerti, né altri spettacoli, perché il sindaco i soldi non ne ha trovati. Meno male che c’è quel piccoletto che ogni sera si diverte a toccare tette e culi alle signorine per poi scegliere se scappare sghignazzando o fingersi pentito: lui sì che è un volto nuovo. Ma tant’è. Ci accontenteremo di quelle tre parole: sole, cuore e magari se c’è...l’amore. Cosimo de Gioia
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Gentile redazione di "Quindici", dopo aver letto il vostro articolo “Estate made in Molfetta tra noia e deja-vù” firmato da Cosimo de Gioia e apparso alla pagina quattordici sul numero 7/8 del 15 luglio-15 agosto 2001, ci sentiamo in dovere di esporre un libero commento. Procedendo per ordine, pensiamo che ognuno si veste come vuole (ed è libero di farlo) e che le due ruote a tre cifre di cilindrata che passeggiano sul lungomare non hanno unicamente padroni modaioli, ma esiste anche qualcuno che compra la moto per passione e non è certamente da criticare; pensiamo che sicuramente non manca neanche all'interno del Beatles Pub qualcuno che parla del G8; non manca chi, qualche sera, ha scelto di stare al mare con gli amici (e ve lo garantiamo). Poi ci chiediamo se chi va alla solita ma divertente festa in campagna ci va solo per dire, semmai il giorno dopo, c'ero anch'io e se è possibile che tutta la clientela del Beatles Pub di sabato beva di più per poi fare un po' di lotta libera. Noi non pensiamo sia così; ci sarà qualcuno che va alla festa in campagna per ballare e divertirsi o stare in compagnia; ci sarà chi frequenta il Beatles Pub e beve solo Coca Cola (con tutte quelle bollicine!), divertendosi ugualmente con i propri amici. L'estate a nostro parere non è stata silenziosa; a parte i rumori molesti provocati dalla gente al lungomare che per noi sono solo musicalità popolare, il sindaco ha comunque trovato i soldi per qualche concerto che nel mese di agosto ha animato la zona (forse quando è stato scritto l'articolo era ancora presto per saperlo). Pensiamo dunque che questa visione dell'estate molfettese sia un po' catastrofica; gli esseri umani sono uno diverso dall'altro, ognuno con la propria personalità: ci sarà quindi qualcuno che beve e poi accende un battibecco anche in qualche altra parte del mondo, dell'Europa, dell'Italia, di Molfetta. In ultimo, noi almeno fino ad ora non abbiamo visto - a parte qualche giovincello che va palpando il seno o il sedere a qualche signorina (se capita, capita solo a Molfetta ) - dicevamo, non abbiamo visto gente annoiata perché parla delle solite chiacchiere (dovremmo parlare solo di G8 o di Kierkegaard ) o annoiata perché l'estate qui fa schifo; ci sarà qualcuno che avrà i suoi problemi, grandi o piccoli che siano, e semmai potrà sembrare annoiato o chi per distrarsi si vuole divertire andando alla festa in campagna. Certo sarebbe curioso vedere al lungomare un trenino chilometrico di gente che balla la samba perché è contenta! Crediamo solo di non doverci fermare all'apparenza delle cose. C è anche chi si accontenta di poco, in fondo chi ha colpa della mancanza di locali o spazi pubblici per creare una movida molfettese. Con i migliori saluti Lo staff del Beatles pub di Molfetta
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