Estate made in Molfetta, tra noia e deja-vù
I giovani stazionano al lungomare, invidiando la movida biscegliese
E’ di nuovo estate. Già. Questa volta è l’estate del “dammi tre parole... sole, cuore, amore” e del “me gusta marijuana, me gustas tu”. E’ l’estate dei pantaloni alla Pinocchio, quelli appena oltre le ginocchia rigorosamente bianchi; delle t-shirt rugby-style con tanto di numero sul petto; delle chiccosissime scarpette con la “N” magari azzurre ché fanno concerto con la t-shirt.
Questa è l’estate delle due ruote. Quelle dei monopattini o delle bici che zigzagano per il lungomare in prima serata. Ma soprattutto quelle delle moto a tre cifre di cilindrata che aspettano le 23 (quando lo stesso lungomare è riaperto al traffico) per il loro defilè. E’ la moda dell’anno: in versione Max Biagi o custom o scooterone, ostentatamente e rumorosamente spavalde, sciamano avanti e indietro come tante top model belle senz’anima.
Ma è anche l’estate del G8... “ma chissenefrega!” e degli occhiali alla Taricone... “ah, quello sì che è figo!”.
Ma in fondo, al di qua della frivola cornice che si rinnova ogni anno sulla scia delle mode nazional-popolari, l’estate made in Molfetta è sempre uguale a se stessa. Ogni anno. Puntuale.
E’ il solito villaggio abitato dalle solite tribù, impregnato dei soliti umori, scandito dai soliti rituali. Il “Beatles” è l’ombelico di questo paesaggio. E’ attorno a questo piccolo quanto vivace english pub che orbita il popolo estivo under trenta ed è un culto, ormai, starci fuori sorseggiando un Bacardi Breezer all’ananas o semplicemente una bionda media. Di fronte, tutti gli altri, schierati sul muretto con le facce un po’ annoiate, affogati nelle solite chiacchiere. Qualche metro più in là... niente.
questo pezzetto di lungomare, che si vive questa solita estate molfettese dal sapore così deja-vù, con i suoi ritmi finto mondani, anche un po’ sbiaditi e riciclati che tanto ci fanno invidiare la tanto decantata movida biscegliese. Sono pochi i fuori dal coro che di tanto in tanto si sbilanciano in una focacciata al mare o in qualcos’altro.
E’ l’estate dei Sabato sera passati a fare quattro salti alle feste in campagna, ma in realtà solo per il “c’ero anch’io”: controfigure delle serate al “Beatles” con qualche drink in più e, se capita, un acceso battibecco come contorno.
E’ l’estate dei soliti rompiballe irrimediabilmente persi nei loro teoremi sul calciomercato, a bisticciare per un Zidane o per un chi per lui. Di quelli che “lo sai che Mariangela sta uscendo con uno?” e allo stesso tempo sognano il loro momento. Di quelli che si organizzano la vacanza.
E’ un’estate ancor più silenziosa e austera del solito, senza la musica dei concerti, né altri spettacoli, perché il sindaco i soldi non ne ha trovati.
Meno male che c’è quel piccoletto che ogni sera si diverte a toccare tette e culi alle signorine per poi scegliere se scappare sghignazzando o fingersi pentito: lui sì che è un volto nuovo.
Ma tant’è. Ci accontenteremo di quelle tre parole: sole, cuore e magari se c’è...l’amore.
Cosimo de Gioia