MOLFETTA – La campagna elettorale a Molfetta si sta intensificando in vista delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio prossimi.
Il candidato sindaco del centrosinistra, del Movimento delle donne e della società civile, Paola Natalicchio (foto) in questa intervista esclusiva a “Quindici” risponde alla scelta del Gruppo Linea Diritta e di Rifondazione comunista di andare da soli al confronto con i propri candidati sindaci Bepi Maralfa e Gianni Porta, favorendo indirettamente il centrodestra, il candidato sindaco Ninnì Camporeale e il sen. Antonio Azzollini di cui è espressione.
Come pensa di risolvere la questione del parcheggio delle auto in Piazza Municipio e il Duomo. Cosa l'ha spinta a dar vita all'iniziativa della scorsa settimana “OccuPiazza” e cosa pensa al riguardo?
«Lo ripetiamo da giorni: noi dobbiamo tornare a trattare Molfetta come una signora. E dobbiamo ripartire dalla qualità urbana della nostra città. Siamo partiti l'8 marzo riprendendoci un pezzo del quartiere Madonna dei Martiri, l'Ospedaletto dei Crociati. Un bene culturale dimenticato, nel cuore di una periferia a cui negli anni sono state fatte tante promesse mai mantenute e che ora è sfregiata dalla noncuranza e dallo scempio del nuovo porto. Abbiamo deciso di continuare a Piazza Municipio che, insieme all’area antistante il Duomo, dovrebbe essere uno dei punti più belli della città ma da anni è soffocata da macchine e lamiere. Questo perché il Comune non ha mai adottato una politica di salvaguardia dei nostri beni architettonici e culturali e dei nostri spazi urbani, non ha mai scommesso su cultura e turismo e ha assecondato le cattive abitudini di alcuni molfettesi, come quella di parcheggiare a ridosso dei monumenti più importanti della città. Con l'iniziativa di martedì sera, OccuPiazza, abbiamo deciso di fare un comizio megafono alla mano tra le macchine, per denunciare il disagio che proviamo nel vedere questa piazza così maltrattata e abbandonata alla noncuranza. Abbiamo inaugurato anche un dialogo con il comitato di quartiere e con i gruppi autorganizzati di cittadini che hanno protestato in questi mesi attraverso i social network. Facciamo nostre alcune proposte dei residenti: attrezzare alla fine del lungomare un'area dedicata al parcheggio di chi abita nel centro storico e pedonalizzarlo, consentendo però il transito temporaneo per il carico-scarico a chi ci vive e a chi ci lavora, grazie a un sistema di videosorveglianza a tempo».
Cosa può dire a riguardo sull'incontro avuto con Bepi Maralfa e della possibilità di allargare la coalizione Pd-Sel-movimento delle donne Vorrei?
«Non mi sono sottratta a nessuna forma di confronto e ascolto nei confronti di Bepi e Linea Diritta, che si sono distinti positivamente in questi mesi sugli importanti temi della legalità e della trasparenza. Ho incontrato Bepi da solo, con una delegazione di militanti e anche la delegazione di militanti senza Bepi, due volte.
Mi sono messa a disposizione rispetto a ogni dubbio, con umiltà.
Abbiamo invitato il movimento di Bepi, ad esempio, a partecipare ai gruppi di lavoro su un programma condiviso. Nelle ultime ore apprendiamo che Bepi decide di andare avanti con la sua candidatura.
Lo rispettiamo e ne prendiamo atto, a lui e al suo movimento auguro buona strada. Quello che penso, però, è che questa scelta sia basata su un pregiudizio inaccettabile: che io non sono libera perché dietro di me ci sono i partiti. Io non ho tessere di partito, ho una mia lista civica e sono sostenuta da un movimento di 200 donne oltre che da due partiti politici, Pd e Sel. Il grande esperimento che stiamo facendo è quello di un patto civico tra partiti e movimenti. Perché solo mettendo insieme le forze pulite dei partiti e i movimenti noi possiamo trasformare Molfetta. Noi dobbiamo vincere le elezioni e non fare battaglie di testimonianza che fanno uscire tutti con le scarpe pulite, la coscienza a posto e un'altra stagione all'opposizione. Noi dobbiamo essere forza di maggioranza e di governo. Mi spiace che le forze del cambiamento non abbiano scelto un percorso unitario, ma noi siamo convinti di aver stretto in queste ore il patto di coalizione più importante di tutti: quello con la città, che sta rispondendo alla nostra scommessa in un modo visibile e tangibile».
Come vede la posizione di Rifondazione Comunista nei confronti della sua coalizione vista la candidatura di Gianni Porta?
«Auguro a Gianni un grande in bocca al lupo per questa campagna elettorale. Ma vale lo stesso discorso fatto per Bepi. Provo una grande amarezza per l'indisponibilità di Rifondazione a partecipare a un programma unitario di cambiamento della città. Il più felice di questa scelta, invece, è Ninnì Camporeale, che infatti rilancia i comunicati di Rifondazione dalla pagina Facebook della sua campagna con un certo entusiasmo. L'accordo con Rifondazione non c'è stato perché ci siamo scontrati contro una proposta per noi irricevibile: ritirare la nostra candidatura e ricominciare, a poche settimane dal voto, una discussione sul candidato sindaco. Era questa l'unica condizione di Rifondazione: al posto di metterci a fare la campagna elettorale contro il centrodestra avremmo dovuto azzerare tutto e riaprire il dibattito interno. Ma la città non può aspettare i nostri dibattiti infiniti e autoreferenziali. La città merita di conoscere nelle prossime settimane le nostre proposte, scegliere con chiarezza e trasparenza il suo futuro. Molfetta vive un momento drammatico, non possiamo permetterci dubbi e tentennamenti, né belle battaglie di testimonianza. Non possiamo permetterci di sedere ancora una volta all'opposizione. Dobbiamo entrare nella cabina di regia della città e trasformarla davvero, anche grazie al dialogo costante e direi metodologico con le associazioni, i movimenti e i comitati di quartiere».
Come vede la sfida politica con il centrodestra di Ninnì Camporeale, e cosa pensa sulla campagna elettorale del Pdl improntata ancora sulle grandi opere?
«Ho conosciuto Ninnì Camporeale qualche giorno fa. Ci siamo scambiati una stretta di mano e fatti un in bocca al lupo per questa campagna elettorale. Ma dietro Camporeale c'è il senatore Azzollini, il vero padrone del centrodestra. Camporeale è stato, in questi anni, presidente del Consiglio Comunale ed è il garante della prosecuzione delle politiche faraoniche e sbagliate di Azzollini. Anche come presidente del consiglio comunale poteva e doveva fare di più, invece che limitarsi ad esercitare il suo ruolo con faziosità e scarso rispetto delle regole e delle opposizioni. Perché non ha consentito, ad esempio, la trasparenza delle sedute del consiglio in questi anni, attraverso le dirette in streaming? Perché ha addirittura ordinato il blocco delle riprese televisive che una testata giornalistica locale stava garantendo? Scegliere Camporeale significa negare ogni possibilità di cambiamento per la città, lasciarla nelle mani dei soliti noti. Noi proviamo ad andare oltre. A scommettere sul rinnovamento. E sentiamo già in queste prime battute della campagna elettorale che Molfetta è pronta ad accettare la sfida».
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