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Erika Cormio: non sono una pedina di Piero de Nicolo. Il Pd ha più anime, ma ora c’è unità
15 dicembre 2017

Giovanissima ma con una lunga “gavetta” politica alle spalle, Erika Cormio è da qualche mese alla guida del Partito Democratico di Molfetta, per la prima volta affidato ad una donna. La segretaria del partito di maggioranza relativa della coalizione governativa ha incontrato la redazione di Quindici, che le ha rivolto le domande politiche che più si addicono a un segretario, tralasciando la parte amministrativa che compete a sindaco e assessori. Dal 22 ottobre lei è stata chiamata a guidare il circolo cittadino del PD. Che partito ha trovato, considerando le recenti lacerazioni? «Non direi. In realtà ho ereditato un partito che proveniva da una fase di commissariamento che, per sua natura, è una fase molto particolare, da qualsiasi prospettiva e in qualsiasi realtà. Il commissario esercita un’attività di ordinaria amministrazione, accompagnando e traghettando quel che si trova a gestire sino alla nomina di quello che poi, nel nostro caso, è stato il segretario politico cittadino. Sicuramente ho ereditato un partito che cercava ordine, un ordine che certamente si ritrova quasi sempre nella individuazione della guida e del gruppo dirigente, queste sono necessità che possono essere plasticamente riscontrate in qualsiasi realtà. Il lavoro che ho fatto è stato quello di ricostituire gli organismi dirigenziali, di costituire un organismo di mia fiducia, la segreteria, e – questa è la cosa per me più importante – riattivare la vita politica e l’attività politica del Partito Democratico». Il PD è componente della maggioranza. Come valuta l’azione amministrativa sino a questo momento, le priorità della Giunta Minervini coincidono con quelle individuate dal partito o ritiene che, in questi tre mesi, si potesse fare di più? «Noi siamo soddisfatti dell’azione che l’amministrazione Minervini sino ad oggi ha prodotto. L’amministrazione materialmente si è insediata da soli tre mesi, quindi un tempo relativamente breve perché si possa valutare in maniera completa l’operato. A breve, comunque, si terrà un incontro pubblico nel quale sarà tracciato un bilancio di questo primo periodo (il riferimento è all’incontro pubblico programmato dal Sindaco Minervini per domenica 17 dicembre, ndr). Ritengo che l’amministrazione Minervini sino ad oggi stia lavorando bene. Certamente il lavoro è tanto, perché obiettivamente stiamo parlando di una città importante e con delle questioni complesse. Siamo anche soddisfatti di ciò che è in cantiere e ne parleremo con i fatti. Manterremo questa posizione di partito capofila, colui il quale sia sotto il profilo amministrativo sia sotto il profilo politico si farà portavoce di tutta la vita amministrativa ». Il PD ha scelto di aderire a questa coalizione ma è l’unico partito, è quello che da lustro a questa serie di liste civiche. Da politico di sinistra non la imbarazza la scelta di andare con alcune destre? Come avrebbe commentato questo scelta Sandro Fiore (figura storica del sinistra molfettese e nonno di Erica Cormio, ndr)? «Non mi imbarazza perché abbiamo fatto una scelta molto chiara come partito individuando nella persona di Tommaso Minervini quella che potesse essere la migliore candidatura, nulla togliendo agli altri candidati, tra cui Gianni Porta, di cui ho grande stima e affetto. Io non sono tenuta a giudicare i trascorsi o le storie di tutti coloro i quali compongono attualmente l’amministrazione, quindi la maggioranza. Tutti abbiamo una storia, tutti abbiamo un passato ma ciò che per me aveva valore in quel momento era il progetto politico, il programma elettorale e l’impegno solidale fra di noi. Ora sta a noi giudicare come lavora l’amministrazione di cui facciamo parte. Noi lo abbiamo sempre dichiarato: siamo una coalizione di centrosinistra che trova una fortissima componente di sinistra proprio nel PD. Io credo che, se il progetto politico e la ragione per cui si sposa questo progetto politico ha un disegno e ha un senso, credo che mio nonno avrebbe sicuramente compreso la scelta. Anche perché era una persona particolarmente aperta: ricordo che quando si sciolse il PCI scelse un percorso inaspettato, quello che oggi ha portato al PD». Nel Partito Democratico ci sono diverse “anime”, e questo è un elemento positivo poiché è indice di un partito in cui ci si confronta e si discute. Politicamente lei si inserisce nell’area che fa capo a Piero De Nicolo? «Io appartengo all’area PD. Il Partito Democratico ha la fortuna di avere al suo interno queste diversità, queste visioni, queste culture differenti che lo rendono un partito realmente “democratico”, che si confronta e che alla fine ha la grande capacità di trovare la sintesi. Per cui ho sempre ritenuto che le diversità del PD fossero veramente un valore aggiunto. Piero De Nicolo è uno dei miei compagni di partito. Abbiamo condiviso una serie di avvenimenti. Abbiamo condiviso molti anni all’interno dello stesso partito e quando si fa parte della stessa comunità si condivide veramente tanto». Ma la sua elezione è stata il frutto di un compromesso tra le aree che fanno capo a De Nicolo e Piergiovanni? «La mia elezione è frutto dell’incontro di tutti. L’unità è stata raggiunta forse perché c’era alla base una unità di intenti e di visioni. Il PD di Molfetta, nelle sue diversità, ha ritrovato un punto d’incontro, ha riscontrato nella mia persona un profilo che potesse rappresentare tutti indistintamente. Ovviamente, quando si è considerati in questo modo ci si sente particolarmente responsabili. Come ho più volte detto dal momento in cui mi sono insediata, io sarò il segretario di tutti e farò il segretario di tutti». La sua responsabilità è, dunque, quella di mantenere unità. «Assolutamente sì. La prerogativa è l’unità, che per me è fondamentale. Il lavoro, però, non è mai unilaterale ma bilaterale o plurilaterale; mi aspetto piena collaborazione e la buona volontà da parte di tutti a mantenere questa unità, e a garantire a tutto il PD un equilibrio e una serenità che è alla base del percorso». Qual è il ruolo del vicesegretario vicario Luigi Catacchio? Quello di bilanciare le due aree, frutto del compromesso De Nicolo-Piergiovanni? «No, assolutamente. Luigi Catacchio è sempre stato un nostro iscritto e oggi riveste il ruolo di vicario. Indubbiamente potrebbe rappresentare un’area, ma sostanzialmente il vicario altri non è se non il sostituto del segretario in caso di assenza». Possiamo affermare che il PD di Molfetta ha 3 anime (area De Nicolo, area Piergiovanni, Giovani Democratici), alle quali vanno aggiunti coloro che si definiscono “renziani”, coloro che fanno capo o hanno come punto di riferimento Antonio Di Gioia? «Io non amo esasperare queste cose. Confermo che il partito ha una serie di anime che fanno riferimento a culture politiche differenti ma per me, in questo momento, ciò che è più importante è che il partito stia lavorando e procedendo in maniera assolutamente unitaria». L’anima renziana non è un po’ defilata da questa segreteria? Come possiamo definirla? Una opposizione interna? «Antonio Di Gioia non fa parte della mia segreteria ovviamente. La mia segreteria vanta una serie di personalità differenti ma è una segreteria unitaria negli intenti. Non parlerei di una opposizione interna, bensì di iscritti al Partito Democratico, di parti fondamentali del partito fino a quando avranno la volontà di far parte del Circolo di Molfetta». Nessun membro della precedente segreteria è rappresentato nella nuova. Indubbiamente c’è stata una frattura. Di Gioia si è dimesso, è venuto il commissario, molti iscritti, anche storici, si sono allontanati. Come commenta la vicenda? «Per cultura, per educazione, per scelta, le porte del mio partito sono aperte a tutti coloro che abbiano sensibilità e vicinanza alla realtà del PD e sono aperte anche a coloro che sono andati via, molti dei quali sono cari amici, sono molto vicini anche a livello generazionale. Il mio impegno è quello di includere non di escludere, magari anche di recuperare chi è andato via. Sicuramente sono dispiaciuta. Non si abbandona una nave. Io non lo avrei mai fatto, sinceramente. Soprattutto in un momento di difficoltà. Che io ricordi le ragioni per cui Antonio Di Gioia decise di presentare le dimissioni e di dimettersi dalla carica di segretario furono legate a una differente visione all’interno del partito riguardo a quel determinato momento storico che era legato alle prospettive relative alle future amministrative. C’è stato un momento in cui il segretario si è trovato davanti a una parte del partito che sposava il percorso con il candidato sindaco Tommaso Minervini e un’altra parte, minoritaria se non ricordo male, che propendeva verso l’altra soluzione con candidato sindaco Gianni Porta. Davanti a questa doppia visione, Antonio Di Gioia decise di dimettersi poiché non era riuscito a trovare una sintesi. Probabilmente per lui quello è stato il momento in cui ha percepito una difficoltà nell’operato della sua segreteria». E il ruolo di Annalisa Altomare? Non è stata un po’ emarginata, dopo aver avuto un ruolo fondamentale nella caduta dell’amministrazione Natalicchio: usata e gettata via? «Io credo che la dottoressa Altomare sia un pezzo importante del PD anche in considerazione del suo background politico oltre allo spessore umano e culturale di cui potremmo soltanto pregiarci nel tempo. Non conosco le motivazioni che poi hanno portato la dottoressa Altomare ad allontanarsi o defilarsi. In questo momento non fa parte della segreteria. È iscritta al PD, è un tassello fondamentale nella storia del partito, che è arrivato fin qui grazie a tutti coloro che mi hanno preceduto. Una cosa è certa: se Annalisa volesse decidere o volesse partecipare attivamente al lavoro della segreteria ne sarei ben lieta». La mozione della sua elezione più che unitaria, potrebbe essere definita maggioritaria? «Io credo che la scelta sia stata condivisa da tutti o da quasi tutti. Sicuramente è una mozione che dice una cosa molto chiara: chiede al PD di essere partito e investe me di questo compito. Una parola che viene spesso utilizzata è tornare ad essere partito e un partito che sia il più inclusivo possibile, cosa che poi è il compito dei partiti». Come mai Piero De Nicolo non ha alcuna carica nella segreteria? Forse aspira a un altro ruolo? «Questo non lo posso sapere perché non conosco le volontà e le sue prospettive ma credo che abbia semplicemente accompagnato il partito in un determinato periodo e adesso stia lasciando spazio a chi magari è giusto che continui il percorso». È innegabile che il PD, nella recente tornata elettorale, sia apparso in difficoltà registrando un calo nei consensi. Il PD pugliese e molfettese in particolare come si sta preparando alle prossime elezioni politiche? «Noi siamo pronti a fare la nostra parte, come è giusto che sia. Sicuramente, come ogni tornata elettorale, ci vorrà la fatica che la ricerca del consenso prevede, soprattutto con un appuntamento elettorale così importante, in un momento storico così importante. Ho già chiesto a tutti i miei compagni di partito di confermare quel protagonismo che c’è stato nelle amministrative, fermo restando che ogni competizione elettorale è autonoma e a se stante, non c’è dubbio anche perché le dinamiche sono differenti. Noi faremo sicuramente la nostra parte, senza stancarci e chiedendo, come è giusto che si faccia, voto casa per casa. Cerchiamo di aumentare il consenso. Il nostro avversario è l’astensionismo ». Pensa che il PD di Molfetta possa esprimere una candidatura? «Io credo sia un po’ prematuro dare una risposta di questo tipo. Certamente il PD di Molfetta è il circolo di una grande città, non escludo che possa essere la possibilità che ci venga richiesta una candidatura o venga richiesto un nome, ma in questo momento non sono francamente nelle condizioni di poter rispondere». Lei è stata candidata alle regionali e alle amministrative, pur senza essere eletta. Come ha vissuto questa vicenda e quella della mancata nomina ad assessore. «Non nego di aver avuto delle aspettative e delle delusioni. Credo sia lecito e legittimo che coloro che si impegnano in una competizione elettorale ambiscano a raggiungere delle vette di natura politica, questo vuol dire l’elezione nel consiglio comunale o anche entrare a far parte della Giunta. I risultati delle amministrative sono stati quelli che conosciamo. Io ho fatto quello che ho potuto, compatibilmente con la raccolta del consenso che è quella che poi ha portato a quel genere di risultato. I consensi elettorali sono così, sono bizzarri, sono imprevedibili e indefinibili. In questo momento sono contenta di avere una giovane donna all’interno dell’amministrazione Minervini (l’assessore Gabriella Azzollini, ndr). Le auguro e mi auguro che lei sappia svolgere adeguatamente il ruolo che le è stato riconosciuto». Non considera la sua elezione a segretario cittadino del partito come una sorta di risarcimento per la mancata nomina assessorile? «No, sinceramente no. Intanto perché non ne avevo bisogno e poi essere il segretario di un partito, per quanto mi riguarda, è sia un onere sia un onore. È oneroso il dispendio di energie che viene richiesto a chi fa il segretario di un partito e nello specifico del PD, perché vuol dire ritagliarsi un tempo ampio e sottrarlo a quelli che sono gli impegni quotidiani sia per quanto riguarda la vita privata sia per quanto riguarda la vita lavorativa. È un onore, per me è un privilegio. Io sono realmente soddisfatta. Ho fatto un percorso politico, ho fatto la mia gavetta ed è una gavetta che mi ha portata piano piano, gradino su gradino, ad essere eletta segretaria del mio partito. Mi appaga l’esperienza che sto facendo sotto l’aspetto politico perché in questo momento è tutto positivo». In questi giorni Nicola Piergiovanni ha proposto ricorso per entrare nel Consiglio metropolitano. Il partito condivide e sostiene questa scelta? Nicola Piergiovanni ha fatto la scelta, lecita e legittima, di presentare un ricorso al Presidente della Repubblica per tentare l’ultima strada, l’unica che in questo momento gli era concessa per entrare a far parte del Consiglio metropolitano. Sicuramente noi non verremo meno al sostegno per quanto riguarda questa scelta: non nascondo che il fatto che Molfetta non sia presente all’interno del Consiglio metropolitano è qualcosa di particolarmente spiacevole. La possibilità di presentare il ricorso è legata a momenti temporali unitamente al numero di voti. Io mi auguro, ovviamente, che l’esito sia positivo». Nelle ultime settimane ci sono stati dei contatti tra il PD e l’Area Metropolitana, ad esempio a proposito del Pulo. «Io ho chiesto un partito operaio, ho chiesto un partito che faccia politica, e la politica si fa così. Quella del Pulo era una delle varie e mille tematiche in una scala di priorità che con la mia segreteria abbiamo individuato. Abbiamo interloquito con l’area metropolitana, ma all’interno del partito stiamo lavorando su molte altre questioni che man mano vedrete. C’è, ad esempio, un tavolo in materia di socialità che sta lavorando moltissimo. Sto cercando di implementare le relazioni anche con le altre realtà, non possiamo essere autoreferenziali». Erika Cormio ha fatto parte della redazione di Quindici. Che ricordo ha di questa esperienza? «È un capitolo della mia vita che ricordo con grande piacere. Tutto ciò che può apportare insegnamenti, esperienze, rapporti umani è sempre positivo e qui ho imparato tanto, mi sono appassionata a trattare tante tematiche differenti, e questo ti porta ad aumentare il tuo substrato culturale. Ricordo una redazione con la presenza di molti giovani. Ecco, dentro mi è rimasta la famiglia di Quindici». @Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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