Eredi don Graziano: non illecita la provenienza del patrimonio artistico sequestrato dai Cc
MOLFETTA – 21.4.2004
L'avv. Giuseppe Maralfa difensore degli eredi di don Graziano Bellifemine (Bellifemine Anna Mercede, Bellifemine Michele, Bellifemine Saverio, Bellifemine Giuseppe, Bellifemine Rita Teresa, De Ceglia Dorotea, De Ceglie Lucrezia) prende posizione sulle ultime notizie diffuse dai carabinieri sul patrimonio artistico ritrovato in casa del sacerdote molfettese, morto un anno fa all'età di 80 anni.
“L'intricata vicenda giudiziaria relativa al patrimonio artistico rinvenuto nell'abitazione di don Graziano Bellifemine – scrive l'avv. Maralfa - trae la propria origine da alcune denunce presentate, all'indomani della morte dello studioso, da alcune istituzioni ecclesiastiche che, improvvisamente, si avvedono di furti o ammanchi di testi antichi.
Nulla di strano se non fosse che tali furti, pur in assenza di prove certe, vengono fatti risalire, senza dubbio alcuno, ai periodi durante i quali don Graziano era responsabile degli archivi, e quindi ad epoche lontane - in alcuni casi - anche trenta o quaranta anni.
Le denunce, partite nel marzo del 2003, fanno scattare numerose perquisizioni anche nell'abitazione del sacerdote, all'interno della quale i Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio artistico, coordinati dal Cap. Miulli, hanno rinvenuto un consistente quantitativo di beni di notevole valore storico ed artistico, nonché dipinti ed altro materiale immediatamente sottoposto a sequestro.
Una prima analisi degli atti d'indagine, tuttavia, ha portato il Tribunale del Riesame di Bari edito da alcuni eredi di don Graziano Bellifemine, assistiti dal sottoscritto difensore, alla restituzione dell'intero patrimonio agli eredi dello studioso, evidenziando l'assoluta mancanza di prova in merito all'illecita provenienza dei volumi.
Dopo qualche giorno il Pubblico Ministero dott. Luigi Scimè il quale coordina le indagini è tornato alla carica sequestrando ancora una volta i volumi ed iscrivendo nel registro degli indagati tutti gli eredi del sacerdote con l'accusa di ricettazione.
La faccenda si è quindi complicata e gli eredi hanno ritenuto di dare mandato al loro legale al fine di chiarire le propria assoluta estraneità al fatto e di tutelare l'immagine del loro congiunto, anche in considerazione del fatto che, in molti casi, le denunce erano state assai poco circostanziate, senza una precisa indicazione dei beni asseritamente trafugati, ma limitandosi ad indicarne alcuni, nell'ambito dei beni recuperati.
In ogni caso uno dopo l'altro gli stessi eredi si sono posti a completa disposizione della magistratura, rilasciando lunghi interrogatori nel corso dei quali non solo hanno chiarito la propria posizione, ma hanno altresì fornito numerosi elementi utili alle indagini che, si spera, potranno finalmente far luce su queste annosa vicenda e restituire dignità alla memoria di quell'apprezzato studioso ed erudito che è stato in vita don Graziano Bellifemine.
A nome di alcuni degli eredi di don Graziano Bellifemine – scrive l'avv. Maralfa -, rappresento che a seguito degli interrogatori di due eredi abbiamo chiesto al Pubblico Ministero la secretazione dei verbali degli interrogatori perché contengono dichiarazioni nel confronti di soggetti insospettabili che potrebbero essere in possesso di ulteriori beni di inestimabile valore artistico. Pretendiamo che le indagini vengano svolte a 360°. La stampa, nei servizi dei giorni scorsi, ha rimesso in luce il rinvenimento di un enorme compendio di beni rinvenuti nell'abitazione di don Graziano, ma l'operazione dei Carabinieri non presenta alcun nuovo elemento perché le perquisizioni sono state fatte un anno fa mentre da quello che si legge sulla cronaca giudiziaria sembrerebbe un fatto accaduto in questi giorni. Teniamo a sottolineare che la Magistratura non ha ancora fatto una perizia per stabilire se e quali del beni rinvenuti siano di provenienza illecita. Sino a quando non si avrà la certezza che detti beni sono di provenienza illecita non può dirsi che gli eredi di don Graziano siano responsabili di ricettazione. Sino a questo momento ritengo che le accuse a carico degli eredi si basino su una responsabilità oggettiva cioè solo per il fatto di essere eredi legittimi del defunto, e, pertanto, siano totalmente destituite di giuridico fondamento. I quesiti che la Magistratura deve risolvere sono i seguenti:
perché le presunte sparizioni dei beni sono state denunciate solo dopo la morte di don Graziano ? Forse qualche alto prelato detiene altri beni di inestimabile valore e le denunce fatte dopo la morte del povero don Graziano hanno avuto di mira il depistaggio delle indagini? Ho ricevuto formale incarico da alcuni eredi di don Graziano di iniziare un'azione penale per il reato di calunnia commessa nei loro confronti da chiunque si sia reso responsabile di così gravi accuse, a qualunque livello di responsabilità costui o costoro autori delle calunnie si collochino.