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Er Piotta sbarca a Molfetta: storie ordinarie di sozzi, tendopoli e servizi pubbici latitanti. E le spiagge... Come si sono comportati i molfettesi al mare. Nessun controllo, maleducazione, banchetti notturni on the beach. E le campagne? Latrine sotto le stelle
15 settembre 2000

Cosimo de Gioia Signore e signori, popolo dei bagnanti: è finita. Rimettete a posto superabbronzanti, teli da mare, cappellini e chi più ne ha più ne rimetta a posto e rassegnatevi a recitare il triste au revoir al mare e alle spiagge. Si torna al solito letargo. Con l’arrivo delle prime frescure autunnali, anche le spiagge molfettesi si disfano degli ultimi irriducibili della tintarella last-minute e finalmente si svuotano. Si svuotano? Be’, aspettate a dirlo: qualcosa vi è rimasto. Per scoprire che cosa partiamo da questa domanda: come si sono comportati al mare i tanti che ai lidi privati hanno preferito le beneamate spiagge libere? Per scoprirlo noi di QUINDICI eravamo lì, proprio sulle spiagge più battute dai molfettesi. E abbiamo scoperto che loro, i tipi da spiaggia nostrani, vi hanno fatto e lasciato di tutto. Alla fine, altro che spiagge vuote! “Scoglio vip”? No: scoglio sozzo Ai più è conosciuto come lo “scoglio vip”. E’ un piccolo spicchio di spiaggia, al Gavetone (meta estiva cult per i più giovani), presenziato - stando a quello che racconta la leggenda - da quelli sempre in vista, quelli del “ci vediamo stasera al Beatles”, sempre imbellettati da polo firmate, cellularino ultimo grido e occhialini da mare. I soliti noti, insomma, fighettino più fighettino meno. Ma a giudicare da quello che per tutta l’estate hanno lasciato sulla spiaggia, questi sedicenti very important person si sono rivelati, più che altro, dei very foul person: persone molto sozze. Per la verità, non che tutti gli altri - quelli che stazionavano sul resto della spiaggia - siano stati da meno. Dappertutto, infatti, ci si ritrova a camminare su uno sciame di mozziconi di sigarette: “così tanti - testimoniano alcuni ragazzi - che nei giorni più affollati trovare un angolo incontaminato dove potersi sdraiare era impossibile”. Non basta. Lattine, bottiglie, carte, fazzolettini, resti di barbecuè notturni: questo è il desolante bottino lasciato. Chissenefrega, poi, se un po’ più in là ci sono i cestini portarifiuti. Su alcuni di questi compare la scritta: “Questo posto è anche il tuo. Aiutaci a mantenerlo pulito!”. Patetica. “Spiaggia’ Prima Cala? No: “tendopoli” Prima Cala Ci spostiamo alla Prima Cala. Si apre un altro sipario ma lo spettacolo è lo stesso. C’è un angolo, alla fine del lato adiacente lo stadio, dove il parquet questa volta è fatto da decine e decine di fazzolettini di carta già usati e già gettati. Sugli scogli ovviamente. E ancora: vetri, lattine, sigarette, sacchetti di plastica, persino biscotti inzuppati. Con buona pace dei sempre disoccupati portarifiuti da poco installati. Ma alla Prima Cala come ogni anno anche quest’estate sono sbarcati i forestieri (in gran parte terlizzesi) e con loro, puntuale, una mini tendopoli modello ‘campeggio fai da te’. E un ‘ahi ahi ahi’ ci sta tutto. Sì perché è così che questo posto si è consacrato mecca estiva dei banchetti notturni on the beach: dalle tende ci si riversa nelle aiuole pubbliche, si piantano i tavolini - le sedie no, tanto ci sono già le panchine - e... buon appetito. I vigili urbani raccontano che le campagne vicine diventano delle latrine sotto le stelle. Già, perché quando scappa dove si va? Qui servizi igienici pubblici, degni di questo nome, non ce ne sono. Le proteste, da parte di cittadini indignati dallo scarso decoro, non sono mancate. C’è ancora qualcuno che ha voglia di parlare di turismo a Molfetta? Le autorità pubbliche? Latitanti Vabbè d’accordo, non saremo i primi della classe in fatto di educazione ambientale, ma poniamoci adesso un’altra domanda. Non ci doveva essere un periodico servizio pubblico di pulizia delle spiagge? E i controlli? I vigili urbani si difendono: “abbiamo diffidato più volte questi campeggiatori - giura il maresciallo Camporeale, responsabile del settore sanità pubblica - il problema è che nei mesi estivi lavoriamo a mezza forza e dobbiamo tener conto di altre priorità che riguardano la salute dei cittadini”. Ma il fatto più curioso e allo stesso tempo inspiegabile è che proprio alla Prima Cala la Guardia costiera era presente con una postazione fissa di controllo. E allora? “Abbiamo un’ordinanza - dichiara il comandante in seconda, Frisone, della Capitaneria di porto - che fa divieto sulle spiagge di installare in maniera permanente strutture anche mobili quali possono essere le tende da campeggio. E’ notorio, anche, che durante il periodo immediatamente vicino al Ferragosto, queste strutture permangono per più di un giorno; ma siamo nell’ordine delle quarantotto ore: possiamo intervenire in maniera brusca ma sinceramente...”. Insomma la morale è questa: trattandosi solo di due giorni si chiude un occhio. “Altro che due giorni - ribatte il Wwf di Molfetta - quella tendopoli ad agosto rimane per due o tre settimane e quello che lasciano sulla spiaggia è da far sbarrare gli occhi”. Legambiente, promotrice a inizio estate dell’operazione “Spiagge Pulite”, conferma lo stato precario dei litorali di levante e ponente: “Presso il lungomare - denunciano - all’altezza della spiaggia denominata ‘la Bussola’, abbiamo più volte constatato persino la presenza di siringhe usate. Ma al di là della scarsa attenzione alla pulizia, sulle spiagge mancano le minime condizioni di fruibilità e di sicurezza”. Fin qui ci siamo: sulle spiagge libere dovrebbe esserci un servizio pubblico di pulizia che però è latitante. Ma chi se ne dovrebbe occupare? “In questo settore - ci spiegano alla Capitaneria di porto - c’è una competenza comunale, una competenza provinciale e una regionale: purtroppo il frazionamento di queste competenze comporta il più delle volte che il servizio è svolto in maniera poco efficace”. Queste le diverse e contrastanti voci del coro. E’ inutile che adesso tutti si affrettino a precisare che il prossimo anno si farà maggiore attenzione, si cercherà di organizzare servizi più efficienti e che... bla, bla, bla. Tanto si sa già che il prossimo anno dallo stesso coro verrà fuori la stessa musica. Per un pugno di datteri Se sulla terra ferma ci sarebbe da recitare il mea culpa, nemmeno stando in acqua ci si riesce a farsi perdonare. Premettiamo che qui lo sguardo non è più rivolto a semplici episodi di cattiva educazione ambientale (comunque non giustificabili): si oltrepassa questo confine per mettere un piede nel territorio dei cosiddetti “reati ambientali”. E’ proprio di pochi giorni fa l’esposto denuncia che la sezione molfettese del Wwf ha indirizzato ai sindaci e ai vigili urbani di Molfetta, Bisceglie e Giovinazzo nonché al comandante della Capitaneria di porto della nostra città, in cui si segnala, tra le altre cose, l’incrollabile fenomeno della pesca, detenzione e vendita dei datteri di mare (vietato dalla legge): “Tale dannosa consuetudine - così recita l’esposto - è ancora ben radicata nelle tradizioni locali e numerosi venditori riforniscono abitualmente i loro clienti con vendite sottobanco (ma in realtà sotto gli occhi di tutti) oltre a numerosi ristoranti locali che continuano a servire datteri di mare”. Ma alla Capitaneria di porto mettono le mani avanti: “abbiamo tutta una serie di attività, svolte sia prima che dopo il periodo estivo, che hanno portato al sequestro di più di 48 chili di datteri di mare” dichiara il comandante Frisone; “si tratta di un serio danno ambientale se si considera che per catturarli occorre smantellare parecchi chilometri di roccia marina”. E se si pensa - aggiungiamo noi - che un dattero di mare adulto catturato, ha alle spalle un ciclo di vita di circa 80 anni, c’è da pianger. Ma dire “48 chili sequestrati” non basta: rimane da vedere quanti sono quelli che vengono catturati e messi in vendita (e se la quantità di quelli sequestrati si riferisce all’attività di controllo, di 8 mesi, svolta da Barletta a Giovinazzo - come si capisce dai dati riepilogativi forniti dalla Capitaneria di porto - permetteteci di sospettare che tale quantità sia davvero esigua) . Ma i pescatori di frodo sono anche quelli, sicuramente più attrezzati, che in apnea o muniti di canotto si avventurano durante la notte e spesso si possono scorgere anche durante una passeggiata al lungomare. Oppure quei bagnanti che tra una tintarella e l’altra , alla “Settimana enigmistica” preferiscono maschera e fucile per andare a caccia di polpi e quant’altro; ovviamente, a questi signori poco importa se lo fanno a pochi metri dalla costa mettendo in serio pericolo gli altri bagnanti. E se si parla di sicurezza in mare il Wwf non dimentica di additare nemmeno quelle imbarcazioni a motore che per tutta l’estate hanno sferragliato a distanze evidentemente inferiori a quelle consentite. Il nodo da sciogliere anche questa volta riguarda la presunta mancanza di controlli. “Tali episodi - accusa il Wwf - ci rincresce dirlo, testimoniano oltre che un diffuso grado di indifferenza e inciviltà, anche un insufficiente livello di controllo da parte degli organi preposti alla vigilanza”. Le ordinanze ci sono ma non vengono fatte rispettare in pieno. Per esempio: la pesca subaquea è vietata per tutti i tratti di mare rientranti entro i 300 metri dalla costa, ma di fatto non è consentita soltanto nei tratti accessibili ai bagnanti. “Comunq\\ue anche per il settore della pesca subacquea - precisa Frisone - abbiamo fatto dei controlli. Il numero di questi a giudicarlo adeguato dipende dai punti di vista: noi lo giudichiamo adeguato in funzione degli uomini e dei mezzi che avevamo a disposizione; abbiamo la coscienza abbastanza tranquilla nel senso che abbiamo fatto tutto ciò che era possibile fare”. Capitaneria di porto di Molfetta Dati riepilogativi attività operativa da Barletta a Giovinazzo (da gennaio ad oggi)>/b> - 58 operazioni di asistenza/soccorso in mare - 1232 controlli polizia via mare - 653 controlli polizia via terra - 542 controlli demanio marittimo - 137 infrazioni in materia di pesca, demanio, diporto - 1309 kg. di pesce sequestrato - 1853 ricci di mare sequestrati - 45 kg. datteri di mare sequestrati - 10 km. tra reti e palangari da pesca sequestrati
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