Elezioni, manifesti in favore dell'astensionismo per le vie di Molfetta
MOLFETTA - L'urlo astensionista degli anarchici molfettesi ha percorso ieri mattina le strade di Molfetta, scuotendo il silenzio di una diffusa situazione poco critica da parte della gente. Il voto certamente è un diritto, l'unica forma diretta di partecipazione che abbiamo, ma è un diritto anche sognare ed impegnarsi per costruire una situazione diversa, più partecipata, «contro la farsa della democrazia, contro chi vuole ingabbiarti, contro la pace fatta di guerre, contro la loro “ripresa economica” fatta di tasse e disoccupazione, contro la “società civile” fatta di guerre», come recita uno dei manifesti.
Molto spesso una posizione, quella astensionista, relegata a voce di disturbo, inutile e assurda come l'ideale anarchico. Un ideale, invece, che vede nella posizione della gente quello che dovrebbe essere il soggetto principale della società, ma che molto spesso limita la propria azione nella delega meccanica. Nel voto passivo e incosciente verso ciò che ci circonda, una situazione che pur presentando aspetti negativi si impone assuefacente sulle persone, quasi fosse dettata da un ordine naturale. La forza delle strutture diventa più forte del pensiero degli uomini, impedendo loro ogni visione divergente, come può essere quella di queste voci anarchiche, fino a trasformare gli uomini in mezzi di questo sistema, reificandoli.
E allora «da sempre, chi governa pensa solo ai propri interessi. Chi ti chiede il voto racconta solo bugie per sfruttarti e comandarti. Se davvero vogliamo cambiare le nostre vite dobbiamo agire in prima persona, partecipare e impegnarci per trasformare la società, senza mediazioni. Per la libertà, l'autogestione, la solidarietà», continua il manifesto.
Una situazione che emerge ancor più chiara nella sua logica poco rappresentativa quando, dando un'occhiata alle liste risaltano «sempre le stesse facce, sempre con una giacca diversa. Tutti in gara per poter campare ancora una volta sulle tue spalle».
Allora è legittimo, per coloro che vedono nella politica un mondo troppo indipendente dalla gente, da coloro che dovrebbero guidare ogni sviluppo della comunità, urlare la propria opposizione «con l'azione diretta e l'autogestione, per rafforzare l'organizzazione di base sindacale e sociale, per strutture di lavoro autogestionarie e di cooperazione, per la solidarietà e la fratellanza tra i popoli, per un mondo senza servi e padroni».
Proposte alte nel proprio contenuto umano, quanto esigenti un impegno ben più vasto di quello individuale. Proposte che dovrebbero partire da una diffusa e collettiva inversione di tendenza.
E che non per questo meritano, dunque, di essere accantonate come negative e deleterie per il bene della società, quel bene che presenta fin troppi inganni verso noi tutti cittadini.
Autore: Giacomo Pisani