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Ecco il programma del sindaco Azzollini: identità cristiana, famiglia e porto
15 settembre 2006

Nel corso del primo consiglio comunale il sindaco Antonio Azzollini (foto) ha illustrato alla massima assise cittadina le linee programmatiche del suo mandato, cercando di delineare gli assi lungo i quali si svilupperà l'azione amministrativa della sua giunta. E' stata una lunga dissertazione, quella del senatore di Forza Italia, più incentrata sui valori di riferimento della nuova amministrazione che su una idea di città da costruire. E così Azzollini ha ribadito che saranno “i valori della famiglia e della nostra identità cristiana” ad indicare la rotta, perché “in quei valori si ritrovano i concetti di tolleranza, di rispetto reciproco, di dialogo”. E sulla famiglia si è soffermato molto il neo eletto sindaco, sostenendo che, pur rispettando ogni altra forma di convivenza, “la famiglia tradizionale resta al centro della nostra società e per questo non potrà che godere di un occhio di riguardo anche nelle scelte amministrative dei prossimi anni”. Altro tema centrale è stato quello della legalità “entro i limiti dei quali ci terremo strettamente – ha detto il primo cittadini – rivendicando con forza, però l'autonomia della politica rispetto ad ogni altra sfera istituzionale”. Il sindaco ha anche evidenziato la necessità di potenziare il corpo di Polizia Municipale in modo da consentire una maggiore e più efficace presenza sul territorio delle istituzioni che devono essere visibili e percepite come vicine dai cittadini. Immancabile il riferimento al nuovo porto da costruire, “un'opera storica dalla quale dipenderà lo sviluppo di Molfetta per i prossimi decenni”. Il centrosinistra attacca: “programma vago e demagogico” Dopo le dichiarazioni programmatiche del sindaco Azzollini si è aperta la fase di dibattito con il centrosinistra ad attaccare un programma definito dal consigliere della Margherita, Nino Sallustio,“vago e demagogico, un misto di banalità ed ovvietà, in cui manca chiaramente una visione strategica del futuro della città, del tutto avulso dal contesto istituzionale in cui la nostra Molfetta è calata, mancando i riferimenti alle grandi opportunità anche finanziarie messe a disposizione dall'Unione Europea, dallo Stato centrale e dalla Regione”. “E' assente – ha proseguito Sallustio – nelle parole del sindaco una idea dello sviluppo della nostra città. Sembra che tutto si risolva con la realizzazione di una grande infrastruttura. Ma vorrei ricordare al nostro sindaco che non si vive di solo Porto”. Il consigliere comunale dei Democratici di Sinistra, Mino Salvemini, al suo esordio nell'Aula “G. Carnicella”, dopo un duro attacco sul clientelismo come forma deteriore che “riduce i cittadini in sudditi”, ha soffermato la sua attenzione sui temi molto cari alla sinistra di questa città: “Le sue linee programmatiche – ha affermato il segretario locale della Quercia rivolgendosi al sindaco – riflettono una cultura politica del tutto inadeguata ad affrontare le sfide che sono oggi dinnanzi a noi. Anzi, il suo documento è la chiara espressione della cinica convinzione che i programmi non servano a nulla e che siano solo artifici elettorali. Ci sono temi rilevantissimi completamente dimenticati nella sua esposizione: penso al tema della partecipazione, della cittadinanza attiva, dell'ambiente, della qualità della vita che in questa città ormai è a livelli bassissimi. Manca, insomma, la consapevolezza delle nuove frontiere dell'amministrazione locale”. Il centrodestra: programma valido nell'interesse della città Di diverso tenore, ovviamente, gli interventi di Ottavio Balducci (Udc), Luigi Roselli (Molfetta prima di Tutto) e Maurizio Solimini (An) che hanno dichiarato di condividere in pieno le linee programmatiche espresse dal sindaco e di voler operare nell'interesse primario della città di Molfetta, cercando, laddove possibile, le più ampie convergenze anche con l'opposizione. Decisamente più vivace l'intervento di Pino Amato, consigliere comunale dei Popolari per Molfetta, subentrato in Consiglio Comunale a seguito delle dimissioni della candidata sindaco Maria Antonia Tulipano. Se da un lato l'ex assessore all'Annona ha attaccato duramente, con accenti anche a tratti violenti, alcuni assessori della nuova amministrazione (“assessori buoni per tutte le stagioni che sono saliti sul carro dei vincitori dopo essere stati i promotori di cosiddetti 'progetti civici' ”), dall'altro ha espresso apprezzamento per le linee programmatiche del sindaco, indicando alcuni punti che potrebbero essere integrati o migliorati, specie con riferimento alle questioni di carattere sociale. “Per questo – ha dichiarato Amato – il mio voto sarà di astensione sulle dichiarazioni del primo cittadino. I Popolari per Molfetta - ha proseguito Amato - non fanno parte di questa maggioranza ma neanche della opposizione. Valuteremo di volta in volta i provvedimenti che saranno portati all'attenzione del Consiglio e ci comporteremo di conseguenza”. A dimostrare, tuttavia, quanto Amato sia in realtà assolutamente organico alla maggioranza di centrodestra è da segnalare la sua elezione (con i voti della Casa delle Libertà) alla presidenza di una commissione consiliare. Di respiro più ampio e non strettamente legato al contingente è stato l'intervento dell'ex sindaco della città, Tommaso Minervini, il quale dopo aver rivendicato i meriti della sua amministrazione (“la nuova maggioranza ha radici nella precedente ed eredita un bagaglio straordinario di cose fatte o già impostate”) è tornato sui temi che hanno caratterizzato la sua campagna elettorale: “il mio ruolo deve essere quello di richiamare tutti ad un confronto sugli scenari politici futuri di questa città. E' in atto un cambiamento profondo delle dinamiche sociali ed economiche a Molfetta sul quale manca una riflessione approfondita ed è proprio su questo che si è sancita la rottura nella precedente amministrazione da me guidata. Oggi il dato elettorale (al di là del risultato delle urne che ovviamente va rispettato) dice che c'è una maggioranza di cittadini molfettesi che non si sente rappresentata dalla amministrazione. Ma la colpa di tutto questo non è, ovviamente, di chi ha vinto le elezioni ma (e lo dico ai miei compagni di opposizione) di chi le ha perse ed è giunto il momento di affrontare una discussione seria ed anche dolorosa sulle ragioni di questa sconfitta. Io ho rischiato in prima persona – ha aggiunto Tommaso Minervini – per porre all'attenzione della città questi temi ed oggi posso dire di essere, da un lato, certamente soddisfatto per quello che ho fatto, ma dall'altro, di essere deluso perché quel dibattito che ho voluto lanciare non si è ancora aperto con convinzione. In questa città deve aprirsi una nuova stagione dei valori ed una nuova stagione dell'essere”. Al termine del dibattito il sindaco, Antonio Azzollini, è intervenuto per una replica nella quale, ben lungi dall'utilizzare accenti polemici, si è soffermato puntualmente (con toni, però, – ce lo consenta – a tratti paternalistici e a volte didascalici) su tutte le questioni sollevate nei diversi interventi dai consiglieri di minoranza, ribadendo la massima disponibilità dell'amministrazione ad ascoltare e recepire tutti i consigli o i suggerimenti che verranno dalla opposizione, con la quale ha dichiarato di voler mantenere un rapporto improntato alla massima correttezza istituzionale, pur nella differenza e chiarezza delle posizioni. La votazione sulle linee programmatiche del sindaco Azzollini ha fatto registrare 20 voti favorevoli, 10 contrari (tra i quali anche Saverio Tammacco de I Socialisti) e 1 astenuto.
Autore: Giulio Calvani
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