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Ecco i nomi degli arrestati per il presunto racket del caro estinto a Molfetta
16 marzo 2006

MOLFETTA – 16.3.2006 Riprendiamo la trasmissione delle notizie, scusandoci per l'interruzione (dovuta a problemi tecnici del server centrale che hanno bloccato per qualche ora oltre 30mila siti collegati), indicando i nomi delle 7 persone arrestate per il presunto racket del "caro estinto" all'ospedale di Molfetta, comunicati durante la conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Trani, presieduta dal Procuratore Generale Dott. Nicola Barbera (nella foto). Si tratta dei due imprenditori delle pompe funebri Giuseppe Spagnoletti di 58 anni, titolare delle agenzie “Atof” e “La Cattolica” e Francesco Guardavaccaro, 57 anni, socio dell'agenzia “Padre Pio”, che è accusato soltanto di concorso in corruzione e falsità ideologica e del dipendente della stessa agenzia Spagnoletti, Michele de Fronzo, di Giovinazzo, 37 anni. Oltre a loro sono stati arrestati quattro infermieri in servizio nell'ospedale di Molfetta: Giovanni Caputi, di 39 anni, di Giovinazzo, Vincenzo Samarelli, di 39, residente a Bisceglie, Domenico Bovenga, di 37, di Bisceglie, e Angelo Picca, di 45, di Molfetta. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Trani Roberto Oliveri del Castillo su richiesta del sostituto procuratore Ettore Cardinali. Si tratta di un duro colpo per la reputazione dell'ospedale di Molfetta, anche perché nella vicenda sarebbero coinvolti alcuni medici ospedalieri, ma anche medici di base e della Asl: sarebbero 43 i sanitari indagati. Il gruppo avrebbe agito nel locale ospedale e, secondo l'accusa, avrebbe monopolizzato il business legato al disbrigo delle pratiche funebri dei pazienti. L'obiettivo era quello di prevalere in modo illecito sulla concorrenza delle altre imprese funebri della zona nelle operazioni di tumulazione delle persone decedute all'interno dell'ospedale. Il meccanismo era collaudato: gli infermieri segnalavano i decessi già avvenuti, o imminenti, attivandosi nella preparazione dei falsi certificati di morte in modo da accelerare il seppellimento. Allo stesso tempo cercavano di impedire i contatti dei parenti dei deceduti con le imprese concorrenti e facilitavano il trasferimento delle salme nelle abitazioni dei congiunti senza passare dalla camera mortuaria dell'ospedale. Gli infermieri arrestati, per ogni decesso segnalato, avrebbero incassato tra i 200 e i 250 euro. Queste le ipotesi di reato: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, falso in atto pubblico e peculato.
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