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Dovunque vada... Quanto ci manchi don Tonino! Bello bellissimo: a trent’anni dal suo dies natalis
15 aprile 2023

Dovunque vada, chiunque incontri, soprattutto quando ne richiamo la figura, mi viene chiesto: Cosa avrebbe fatto, oggi, don Tonino Bello? E io a rispondere: Ora come allora, avrebbe fatto il testimone di Cristo. Avrebbe fatto l’uomo di Dio. Avrebbe fatto il profeta di cieli nuovi e terra nuova. Avrebbe fatto l’operatore di pace. Avrebbe amato i poveri con viscere di misericordia. Avrebbe assunto tutta l’ulcera di questa storia… Se fosse ancora in vita, avrebbe semmai accentuato certe analisi sociali, per esempio denudato l’iniquità del sistema economico internazionale, che accentua le diseguaglianze anziché ridurle, e sviluppato le ragioni della nonviolenza attiva, consolidando in questo modo la sua vocazione inclusiva e di uomo “salentinamente planetario”. Quanto ci manca! È vero anche questo. Sono trent’anni che me lo sento dire. Ci manca la sua prossimità. La sua cordialità. La sua giovialità. Ci manca la sua umanità. La sua parola generativa. I suoi “sogni diurni”. La sua indomita speranza “da organizzare”. La sua maternità. L’inesauribile passione per la chiesa e per il mondo. E il fatto che ci manchi, è segno di vitalità: il tempo passa, e la proposta di vita cristiana di don Tonino Bello è sempre più attuale. A dirla tutta, in tanti erano però urticati dal suo radicalismo evangelico, quando gli sono stato al fianco. Lo criticavano. Lo contestavano. Lo emarginavano. Soprattutto coloro che esercitavano un potere reale in ambito ecclesiale o politico. Poi non più, forse per opportunismo. Non altrettanto il popolo di Dio, che lo ha sempre amato. E ancora gli vuole bene. E gli è infinitamente grato. E lo considera santo. E lo invoca, non solo come mediatore di grazie ma come compagno di viaggio. E quotidianamente affigge alcune sue affermazioni iconiche alle pareti della propria vita o sulle vie maestre della propria esistenza. Come quella portentosa di Pasqua, che interpella e destabilizza la quiete: “Donaci, Signore, la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza hanno murato gli uomini vivi. E mettici una grande speranza nel cuore”. Don Tonino Bello, testimone del Risorto. Ciò che più mi piace di lui? L’essere stato sempre se stesso e tutto del Signore: libero ed esultante nella fedeltà a Cristo. Tant’è che se di quanto ha scritto con la sua vita e con la sua penna dovessi scegliere solo una pagina da custodire, e da questa estrapolare un solo rigo da frequentare, non esiterei a indicare il suo testamento, privilegiando l’espressione finale: “È il giorno del Signore ed è bellissimo”. La sua vita terrena giunge al termine, arriva il tempo del gran tremore, degli interrogativi a cascata da governare e da scalare, il tempo della verità senza infingimenti… e lui conferma che è “bellissimo”, volgendo al superlativo il suo stesso nome aggettivato. “È il giorno del Signore ed è bellissimo”, è un gigantesco squarcio di solarità tra le nuvole in fuga. Un atto di gratitudine immensa alla vita e al suo Signore. La meta della sua vasta ricerca di senso. La musica del suo Magnificat. Il Vangelo della sua esistenza. Mi piace molto questo sigillo esistenziale, questo entusiasmo estremo, questo sguardo radioso sul futuro, annotato nel momento generalmente più sofferto e disperante. Mi piace molto questa architettura ardita della speranza con affaccio al belvedere della santità. “È il giorno del Signore ed è bellissimo”: espressione da contemplare, trent’anni dopo. Segno di una vita riuscita, lo sguardo fisso nel volto luminoso del Risorto. © Riproduzione riservata

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