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Di Gioia-Minervini, prove tecniche di dialogo Dibattito organizzato dal partito della “Margherita” su “Quale città è possibile”
15 febbraio 2004

Che la manifestazione organizzata dalla “Margherita” di Molfetta il 10 febbraio, presenti Lillino Di Gioia, Pietro Centrone e Guglielmo Minervini, fosse un incontro delicato, in cui erano attesi al varco, i protagonisti lo sapevano bene, lo hanno del resto riconosciuto apertamente. Lillino di Gioia: “Stasera si apre il confronto all'interno del centro sinistra e fra i poli. E' un incontro che ha valore politico e in questo modo deve essere considerato”. Guglielmo Minervini: “E' un passaggio importante e come tale rischioso nel centro sinistra; già in passato la “Margherita” si è assunta il rischio di scelte delicate, che si espongono al pericolo di impopolarità, di giudizi negativi”. Lo sapeva anche il numeroso pubblico, in attesa di chiarezza sul rapporto fra Lillino Di Gioia, con il suo gruppo, compresi gli “Ambientalisti” e “Politica nuova”, e il partito della “Margherita”. E chiarezza è stata fatta, almeno su alcuni punti. Di Gioia nel centro-sinistra Dopo lunga e dettagliata analisi dei danni compiuti dai governi di centro-destra, a livello nazionale e cittadino, conclusione che ci sono tutte le ragioni per cercare convergenze politiche ampie per un'alternativa vincente allo schieramento attuale, Di Gioia ha infine detto ciò che tutti erano curiosi di sentire: “Bisogna spingere perché alle elezioni europee, elezioni che hanno comunque valore politico, che serviranno a contarsi, ci sia una grande esplosione di consensi per il centro sinistra. Noi voteremo per la Margherita”. L'ing. Di Gioia non si è naturalmente limitato a fare il suo annuncio, ma ne ha argomentato le motivazioni, sembrando in questo rivolgersi alle due tipologie di pubblico, gli ex democristiani e i militanti del movimento che portò Guglielmo Minervini a diventare sindaco e che, se la memoria non ci inganna, proprio in Di Gioia vedevano incarnata la classe politica da rovesciare e cui sostituirsi. Un compito, quello di persuadere gli uni e gli altri, sia pur combattendo dubbi e resistenze differenti, avvertito anche da Guglielmo Minervini. Uno sguardo al passato Di Gioia e Minervini hanno praticato per tutto l'incontro un crinale sottile, quello che doveva consentire a l'uno e all'altro di non rinnegare le loro storie, che li hanno visti ideologicamente e personalmente contrapposti, allo stesso tempo mostrando di avere qualcosa in comune su cui fondare un progetto futuro. Di Gioia: “Nessuno deve abiurare ad alcunché, ognuno con la sua storia, con il proprio retroterra culturale, con le esperienze politiche maturate in questi anni, con il proprio ruolo”. Minervini: “Ci sono fra noi molti punti di contatto, ma due esperienze di governo differenti”. Il ragionamento compiuto è stato per i due pressoché identico: anche se in passato abbiamo avuto storie, identità, scelte differenti, l'emergenza di questo momento ci spinge ad enfatizzare piuttosto i punti di contatto. Ma lasciamo la parola allo stesso Minervini: “Siamo in una città che ha concentrato una tale quantità di potere nelle mani di una sola famiglia, capace di determinare, indipendentemente dagli schieramenti, il risultato delle elezioni, da vedere a rischio la stessa democrazia. Ci troviamo di fronte ad un potere così robusto che dovrebbe indurre in tutti noi una pesante relativizzazione delle differenze. E' un'emergenza che lo richiede”. Perché la “Margherita” L'emergenza politica attuale, è questa, quindi, che spinge l'uno nelle braccia dell'altro. Per Minervini un governo come questo, che mette in discussione la democrazia, è tale da “porre il dovere morale di dare il nostro contributo perché al nostro paese sia offerta un'alternativa di governo”. Di Gioia s'è definito una “vittima del proporzionale”. Constatato, con ben tre tentativi elettorali falliti, che con il maggioritario un terzo polo è impossibile, che non si può far politica con delle liste civiche con una sfilza di elezioni - europee, provinciali, regionali, politiche e infine comunali - davanti, dato un giudizio radicalmente negativo su Berlusconi e quindi scartato senza possibilità di dubbio un avvicinamento al Polo, quella del centro sinistra è una scelta obbligata, così come, al suo interno, quella della “Margherita”. Richiamare la società civile Non si può dire che Di Gioia non abbia fatto chiarezza, collocandosi al centro del centro-sinistra, sostenendo che un suo allargamento è necessario, se si vuol tornare a governare, chiamando gli altri partiti a far la propria parte, rilanciando l'idea di un “Comitato di salute pubblica” per “creare le condizioni affinché i cittadini capiscano che è necessario costruire un'alternativa”. Un nuovo slancio a cui dovrebbe sentirsi richiamata quella società civile che determinò l'elezione a sindaco di Guglielmo Minervini: “Dov'è la classe dirigente del 1994/2001? – si è domandato l'ing. Di Gioia – Chi è stato attore in prima persona deve tornare ad essere protagonista in questa città. Non ho cambiato i miei giudizi sul passato, non li ritiro, ma credo che sia necessario recuperare appieno quella società civile, la “Margherita” deve diventare il loro punto di riferimento. Pur riconoscendo alla “Margherita” la vocazione a tenere assieme storie politiche diverse, Guglielmo Minervini ha preso atto della scelta di campo di Lillino Di Gioia e del suo gruppo, ma, probabilmente consapevole che all'interno del suo stesso partito e del più ampio movimento a cui si è fatto più volte riferimento, questa lacerazione rispetto al passato è vissuta appunto come una lacerazione, ha preferito parlare di: “Prove tecniche di dialogo, che è appena iniziato e che non so come andrà a finire”. Un dialogo a parer suo necessario per far diventare vincente un centro sinistra che dal '94 ad oggi ha sempre perso, tranne che nelle sue due elezioni a sindaco e che crescere, se non vuole consegnarsi ad un destino di semplice testimonianza e non di governo. Il centro-sinistra Da questo lungo confronto si è quasi estraniato Pietro Centrone, il quale, intervenuto per primo, s'è come stupito dello scenario in cui si è trovato inconsapevolmente inserito. Come candidato sindaco del terzo polo di centro alle ultime elezioni amministrative, si aspettava di partecipare ad un incontro con il centro-sinistra tutto, per iniziare a discutere di un eventuale allargamento dello stesso, piuttosto a disagio, quindi, a far da testimone a queste nozze tutte interne ad un parte del centro, che non si può identificare con l'intero gruppo d'opposizione. Stabilito che Di Gioia e i suoi si schierano con la “Margherita”, resta da vedere cosa ne pensi il centro-sinistra tutto. Cosa ne pensi del fatto che Minervini nel suo dire spesso si è espresso utilizzando il “noi”, come se fosse ancora il leader dello schieramento, come se l'apertura a Di Gioia fosse fatta anche a nome degli altri partiti. Cosa ne pensi il centro sinistra dell'operazione in sé, tenuto conto che negli ultimi mesi non si è visto molto altro, che l'unico ad impegnarsi contro l'amministrazione di Tommaso Minervini, piaccia o meno ammetterlo, è stato proprio Di Gioia, che altra proposta per un'alternativa non ci pare finora sia stata fatta. Quale città? Resta aperta la questione del per cosa stare assieme. Ad “emergenza” finita, supponiamo andati al governo della città, una volta sconfitto il centro-destra quale sarebbe l'elemento comune? Nemmeno una parola è stata sprecata su quale sviluppo, quale gestione del territorio, quali scelte importanti si potranno compiere. Scelte su cui in passato ci sono state differenze notevoli, giusto per fare un esempio, sulla gestione del territorio. L'ha ricordato lo stesso Minervini, facendo riferimento a uno scontro violento fra l'allora assessore Borri e lo stesso Di Gioia sul Prg, ma aggiungendo che ora quelle divergenze sono poca cosa in confronto a quanto sta facendo l'attuale amministrazione. Un'unione che si consuma, quindi, nell'essere “contro”, minimizzando le differenze interne contro il nemico esterno e che sembra quasi fatta di nomi, proprio di battesimo, Lillino e Guglielmo, due politici convinti che l'altro rappresenti qualcosa, da un lato l'uomo capace di coinvolgere la società civile, dall'altro l'individuo in grado, quasi fosse testa d'ariete, di operare lo sfondamento al centro. Nonostante lo sconcertante titolo dato alla manifestazione, pare più una scommessa che l'uno fa sull'altro che quella su un'altra città – e quale? - davvero possibile. Lella Salvemini
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