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De Nicolo, anzi De Nicolò è il nuovo commissario del Pd di Molfetta. Lo scandalo delle tessere e la tentazione di coprire e regolarizzare il pasticcio. Il ruolo di Emiliano
10 marzo 2017

MOLFETTADe Nicolo, anzi De Nicolò è il nuovo commissario del Pd di Molfetta, nominato dopo le dimissioni del segretario Antonio Di Gioia in seguito alla scoperta di quasi 300 tessere inserite a sua insaputa.

La differenza è solo di un accento, ma talvolta il destino si diverte a giocare tali scherzi che sanno di profetico. Così il segretario provinciale quell’Ubaldo Pagano complice della crisi amministrativa del centrosinistra a Molfetta, ha quasi fatto un involontario omaggio a Piero de Nicolo, autore del pasticcio delle tessere nel Pd locale, nominando Giampiero De Nicolò nel ruolo di commissario che dovrebbe reggere la sezione del partito, divisa da questo brutto episodio. Il De Nicolo senza accento minimizza sostenendo di non aver fatto nulla di grave, usando la password del segretario per immettere nuovi nomi, anzi aggiunge, di averlo fatto col consenso dello stesso segretario dimissionario. Di Gioia afferma il contrario. Proviamo a immaginare a chi darà ragione il De Nicolò con l’accento?

Ma c’è un’altra inspiegabile stranezza nel comportamento del segretario provinciale (vicino alle posizioni di Emiliano e del segretario regionale Lacarra): la nomina immediata di un commissario, senza aver ricevuto formalmente la lettera di dimissioni di Antonio Di Gioia, che le aveva solo preannunciate, ma non formalizzate.  

Se non ricordiamo male e qualche dirigente del Pd ce lo ha confermato, quando si è dimesso il De Nicolo senza accento, si attese un anno per nominare un commissario: due pesi e due misure ci sarebbe da chiedere all’intrepido Ubaldo, che sta facendo perdere più lui elettori e iscritti al Pd di una scossa sismica di magnitudo 10, per venire incontro all’ex segretario locale. Del resto non si smentisce, nomen homen insegnavano i latini (il destino nel nome) e il significato del nome Ubaldo, che deriva dal sassone, è “forte soccorritore”.

Una conferma di questa “anomalia” la leggiamo anche sul profilo Facebook del vice segretario del Pd di Molfetta, Pietro Capurso: «Piero de Nicolo comunicò le dimissioni da segretario del circolo PD di Molfetta durante un'assemblea del dicembre 2015. Per un anno abbiamo atteso che la federazione provinciale di Bari inviasse un commissario che, come Godot, non è mai arrivato. Adesso, a due giorni dalle dimissioni del segretario, la federazione provinciale nomina un commissario. La cosa non mi convince».

Insomma, una brutta figura dopo l’altra per il Pd locale, rottamato da De Nicolo durante la sua segreteria che ha avuto anche la capacità di rottamare la propria amministrazione di centrosinistra. Cosa farà il De Nicolò con l’accento (questa sera dovrebbe esserci il suo insediamento al partito di via Margherita di Savoia)? Metterà una “pezza a colore” come si dice dalle parti nostre, al pasticcio del tesseramento, facendo perdere altra credibilità al partito? Oppure sanzionerà il suo omonimo senza accento? Darà l’ok all’intesa del Pd locale con le liste civiche di centrodestra presiedute da Tommaso Minervini, il cosiddetto ciambotto, benedetto da Emiliano, che questa mattina non ha nascosto le sue effusioni verso Tammacco, nel corso della conferenza stampa sul Giro d’Italia?

Dice Matteo Orfini, presidente del Pd: "Ci sono elettori che trovano respingente il Pd di Napoli. Il problema non sono gli elettori ma il Pd ed è pilatesco lavarsi la coscienza trovando il capro espiatorio. Il gruppo dirigente rifletta e se ne assuma le responsabilità. Bisogna farsi carico di aprire una fase nuova. Azzerare tutto può essere utile anche per chiedere a quegli elettori che non credono più in noi di tornare e prendere per mano questo partito".
Hanno letto questa dichiarazione i dirigenti provinciali e regionali del Pd? Calza perfettamente anche per Molfetta.

Con i pannicelli caldi non si guarisce la malattia del Pd di Molfetta che rischia di diventare cronica. Se Emiliano vuole contrastare Renzi, rottamando il partito a Molfetta, potrebbe non risultare la soluzione migliore. Ma il gladiatore sembra andare avanti per la sua strada, senza curarsi delle conseguenze.La vocazione al suicidio del Pd, è confermata.

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Autore: Felice de Sanctis
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