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Dalle Community alle Comunità, il vescovo incontra i giornalisti
15 febbraio 2019

Tema decisamente attuale quello scelto dal vescovo Mons. Domenico Cornacchia per l’incontro con i giornalisti che si è tenuto in occasione della festa liturgica di San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione, appuntamento annuale che, in questo 2019, ha assunto un particolare significato essendo inserito nella visita pastorale del vescovo. Con le parole si possono costruire ponti ma si possono costruire muri e barriere. La Carta di Assisi per una informazione libera dalle parole d’odio. Cosa è la Carta di Assisi? È un manifesto, un decalogo indirizzato agli operatori della comunicazione e promosso da Articolo 21 e Sacro Convento di Assisi con Federazione nazionale della stampa, Usigrai, Ordine dei giornalisti e tavola della Pace. Dieci azioni che per un autentico giornalista diventano imprescindibili: non dimenticare che si scrive di “persone”, non temere le rettifiche perché non si può rischiare di perdere credibilità, dare voce ai più deboli andando a cercare le storie, la minuziosa verifica delle notizie, imparare a usare le parole anche e soprattutto sui social (evitando il rischio di trasformarsi in “squadristi da tastiera”, diventare “scorta mediatica della verità” (porsi al fianco di coloro, a maggior ragione se colleghi, di chi è minacciato dalle mafie), non pensare di essere il centro del mondo (spesso non si ascolta il grido silenzioso di chi ci sta accanto), vivere il web come bene comune (il profilo web di un giornalista si deve distinguere per la correttezza), connettersi con le persone (ricucire i rapporti all’interno delle comunità), vero è che il lavoro del giornalista, spesso, è quello di denunciare ciò che non funziona ma ha anche il compito di evidenziare il buono che spesso è coperto da ciò che “fa rumore”. A commentare il decalogo è stato invitato il dott. Valentino Losito, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che si è soffermato su aspetti essenziali e fondanti della figura del giornalista e del suo lavoro, partendo da tre concetti basilari: libertà, responsabilità, parola. Nel contesto attuale giornalisti e operatori della comunicazione non possono sottrarsi alle loro responsabilità» ha affermato il dott. Losito che ha proseguito evidenziando come questo mestiere sia garantito dall’art. 21 sulla libertà di manifestazione del pensiero, all’interno del quale si esercita il diritto di informare, al quale si associa il diritto dei cittadini di essere informati. Come non condividere l’esortazione a evitare la superficialità, a sottrarsi a quella che ha definito “dittatura del click”, a dotarsi di strumenti critici, della capacità di leggere e di “intelligere”, in un contesto in cui tutti pensano di poter fare tutto? Essenziale diventa prendere coscienza delle proprie responsabilità, del proprio ruolo e delle implicazioni pedagogiche che tale ruolo riveste: «Il compito del giornalista è quello di spiegare e inquadrare nel contesto, di aiutare le persone a capire il “perché” delle cose». Necessario è riflettere sulle “parole”: arricchire il proprio vocabolario, adeguandolo al mondo odierno ma, al tempo stesso, bisogna riflette sulla qualità di ciò che si racconta e di come si trasmette tale narrazione per non diventare seminatori di odio o cattivi maestri. E non dimenticare mai che «Con le parole si possono costruire ponti ma si possono costruire muri e barriere». Ampio spazio della serata è stato dedicato all’informazione locale: Michelangelo Parisi, vicedirettore Ufficio Comunicazioni sociali, ha tracciato una panoramica sulle diverse testate presenti in diocesi, presentando i dati raccolti attraverso un sondaggio realizzato nelle settimane precedenti. Poi è stata la volta dei direttori dei mezzi di informazione (o di loro collaboratori) che hanno presentato le proprie testate, la propria area di azione, la propria storia: ne è emerso un interessante mosaico di operatori accomunati dalla volontà di raccontare, con entusiasmo e impegno, il proprio territorio. Tra questi non poteva certo mancare Quindici, rappresentato dal direttore Felice de Sanctis. Solidarietà ai colleghi de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e i ringraziamenti a tutti gli operatori per il lavoro svolto sia in aprile sia a dicembre dello scorso anno, in occasione della visita del Papa a Molfetta e della partecipazione della Diocesi all’incontro con il Pontefice a Roma sono stati espressi dal vescovo Mons. Domenico Cornacchia. «Bando alla menzogna, dite la verità» è stata l’esortazione che ha rivolto agli operatori della comunicazione, sottolineando come, a volte, dire mezza verità equivalga a dire una bugia tutta intera. Il suo intervento è stato incentrato su due cardini: il messaggio di Papa Francesco per la 53esima Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, il cui tema, rifacendosi a San Paolo, è “Siamo membra gli uni degli altri. Dalle community alle comunità”, e la figura di San Francesco di Sales, del quale ha invitato a leggere il libro “Filotea”. «Cerchiamo di costruire, di guardare con la lente d’ingrandimento – ha affermato Mons. Cornacchia – Ingigantiamo il positivo. Sicuramente c’è tanto bene. Abbiamo la forza, la pazienza, il coraggio di amplificare il Bene. La famiglia è il palcoscenico sul quale i figli vedono come ci si deve comportare. Oggi le vere vittime della disinformazione, o anche semplicemente della notizia di cronaca nera, sono i ragazzi. Rimettiamo in luce la buona notizia». Ancora più incisivo l’invito: «Lavoriamo in rete. Siamo membra gli uni degli altri. La gelosia sui posti di lavoro è la tomba del progresso. Quando un maestro di bottega è geloso del suo mestiere può chiudere. Un vero maestro deve essere fiero di trasmettere il suo mestiere agli altri». Spunti di riflessione che non possono lasciare indifferenti.

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