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Dal tracollo azzolliniano in consiglio alle dimissioni di Uva: la torrida estate della politica molfettese
15 settembre 2012

Dimissioni del vicesindaco Pietro Uva accolte dopo una fase di travaglio e confusione, tracollo della maggioranza in Consiglio comunale, nomina ad assessore di Carmela Minuto, niet sulla ri-nomina ad assessore di Giacomo Spadavecchia, poltrona di vicesindaco in ballottaggio tra Mariano Caputo, assessore ai Lavori Pubblici, e la Minuto, mentre spunta come terzo incomodo Luigi Roselli, assessore alla Socialità o qualche uomo vicino all’ex Spadavecchia (vicesindaco che dovrebbe poi essere il candidato sindaco di una coalizione allo stato da ricostituire). Questi alcuni degli eventi traumatici che hanno segnato la politica locale durante l’estate appena trascorsa, oltre all’inglorioso tracollo della maggioranza in Consiglio Comunale per assenza del numero legale. Infatti, poco dopo l’approvazione del Regolamento comunale dell’IMU, la seduta era stata sospesa su proposta del capogruppo di maggioranza Angelo Marzano (Pdl) per il voto favorevole del consigliere di maggioranza Mauro Squeo all’emendamento del consigliere Saverio Patimo (Pd) su aliquote e detrazioni IMU. Al rientro in aula la maggioranza si è ritrovata scarnificata (solo 14), nonostante la presenza dei tre storici dissidenti dell’opposizione migrati in maggioranza, i consiglieri Adele Claudio, Pino de Candia (ex Pd) e Carmela Minuto (ex Udc). L’opposizione, invece, attendeva tra le fila del pubblico la conclusione dell’appello “stile bradipo”, durato quasi 20 minuti e interrotto dal presidente del consiglio, Nicola Camporeale, terrorizzato, in assenza del sindaco “fuggito” a Roma per impellenze parlamentari che nemmeno presidiava più la porta del consiglio comunale per impedire improvvise “fuitine”. Qualcuno aveva cercato di inviare alla disperata sms ai consiglieri “dispersi”, Benito Cimillo e de Candia, stranamente irreperibili, forse entrambi aspiranti sedicesimi. Risultato, tracollo in aula. Allo stesso tempo, sembra che alcuni assessori e consiglieri comunali stiano rinegoziando le nuove “regole d’ingaggio” con il dominus, pronti a rompere definitivamente e a transumare gattopardescamente in altri schieramenti in caso di promesse non appaganti o non sostenute da garanzie reali di immediata realizzazione. È evidente che non basta più la parola del capo a sedare la “rivolta del pane”, o della “pagnotta”, che dir si voglia. La promessa deve essere certa, liquida ed esigibile. E proprio in questo clima è opportuno leggere il ripescaggio della Minuto, ex opposizione, nella giunta Azzollini al posto del redivivo Giacomo Spadavecchia, dimessosi nel luglio 2011 per il sequestro del “villone” costruito su Lama Martina- Cupa e interessato dall’asfalto “ad villam” (vicenda denunciata da Quindici). Insomma, solo elementi di “alto spessore politico” programmatico alla base del nuovo “patto matrimoniale” Azzollini- Minuto? Angosciante quesito. Spadavecchia resta al palo, nonostante la rivendicata (ri)nomina per la conclusione della vicenda penale sulla sua villa. Ma forse Azzollini ha altre priorità: l’acquisizione di “grosse famiglie elettorali”, pur con tutti gli annessi & connessi attenzionati dalla Magistratura (campi di calcetto in primis e sequestri conseguenti). Contano solo i pacchetti di voti. Le stesse dimissioni dell’avv. Pietro Uva, accettate formalmente da Azzollini, sono funzionali al riassetto della maggioranza. Come spiegato a Quindici in esclusiva anteprima a poche ore dal decreto di notifica, le dimissioni sono state irrevocabili per una «situazione insostenibile». Infatti, Uva ha rifiutato in più occasioni di esprimere parere positivo per alcuni provvedimenti di dubbia legittimità, soprattutto nel comparto del mattone. Questo ha acuito le divisioni con Azzollini e con alcuni elementi di spicco della sua giunta, fino allo strappo letale sul rinnovo dei contratti dirigenziali e sulla mancata votazione del rendiconto 2011 da parte dello stesso Uva in giunta e dei suoi consiglieri (in primis, Mauro Spaccavento e Giovannangelo de Gennaro) Altro fronte di fibrillazione, i consiglieri di maggioranza Lele Sgherza e Pietro Mastropasqua, pronti ad intraprendere il decisivo passo di abbandono per palese insofferenza alla gestione autoritaria della maggioranza consigliare che in questi anni ha inebetito i “peones” rendendoli succubi per l’approvazione di provvedimenti non condivisi o di cui spesso non sapevano nulla.

Autore: Nicola Squeo
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