“Dal pizzarello alla scarcella: il vino e i suoi abbinamenti” nuovo appuntamento con la sommelier Betty Mezzina all’Aneb di Molfetta
Betty Mezzina
MOLFETTA - Si amplia la cultura enogastronomica molfettese presso la sede dell’ANEB (Associazione nazionale educatori benemeriti) di Molfetta, che ha nuovamente ospitato la sommelier Betty Mezzina, degustatrice ufficiale e relatrice AIS, per il secondo step dell’appuntamento “Dal pizzarello alla scarcella: il vino e i suoi abbinamenti”. La serata, introdotta dal presidente dell’ associazione, il prof. Michele Laudadio, ha assunto una consistenza più dolce, visto che al centro dell’attenzione ci sono state le tipiche tradizioni culinarie molfettesi, quali il tarallo all’uovo e la scarcella.
I criteri di abbinamento vino-cibo, già illustrati nell’appuntamento precedente, sono stati ripresi dalla sommelier, che ha posto particolare attenzione, oltre al criterio di dolcezza, anche a quello strutturale. Trattandosi di un dolce articolato e ricco di ingredienti diversi, la scarcella va necessariamente abbinata ad un vino che sia dolce ma allo stesso tempo complesso. Facile a dirsi che vino e cibo vanno collocati sullo stesso piano per armonia, ma come distinguere i vini per poter scegliere quello che fa al caso proprio?
Lo spiega la sommelier, annoverata fra le seicento italiane che fanno parte dell’associazione “Donne del Vino”, attraverso un excursus sulla produzione dei vini dolci e sulle tecniche di appassimento dell’uva. Dal sistema arcaico a quello su pianta, passando per l’appassimento degli acini d’uva al sole, in cassette e nel fruttaio, Betty Mezzina precisa come le scelte di appassimento siano legate alle zone in cui vengono effettuate. Per esempio un noto fruttaio è situato proprio in Italia, più precisamente in Veneto, mentre nelle zone dove l’agricoltura è più fiorente è madre natura stessa a divertirsi con un aborto floreale, durante il quale il grappolo anziché nutrire trenta acini si ritrova a doverne nutrire dieci, concentrando in essi una maggiore quantità di zucchero.
E per quel che concerne invece la temperatura dei vini dolci? Si tratta di una questione oggettiva? La risposta è no perché da individuo a individuo, non si ha la stessa percezione di temperatura. L’ importante è che un vino dolce che si rispetti sia tenuto almeno ad una temperatura che oscilli tra i 12°, per i vini bianchi, e i 16°, per quelli rossi.
Anche in tema vino bisogna prestare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio, perché non è vero che “uno vale l’altro” o che “ci si accontenta di quel che si trova”: un palato raffinato necessita di sapere che con il tarallo con taglio in mezzo, che lascia secchezza in bocca, non bisogna mai abbinare un vino altrettanto secco. Quest’ultimo potrebbe far coppia fissa invece con la pastiera, la cui succulenza lasciata non invita certo ad un vino altrettanto dolce.
Dopo queste piacevoli nozioni, non si è diventati certo tutti sommelier; ma, dopo essersi congedati dall’incontro con l’acquolina in bocca, resta la soddisfazione di poter fare bella figura a tavola e lasciare i propri ospiti senza parole.
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