MOLFETTA - Domenica 16 dicembre alle ore 19 nella Sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico, Le Macerie-Baracche Ribelli e il circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Molfetta “Palestina Libera” presentano il libro «Nel Baratro, i Palestinesi, l’occupazione israeliana, il muro, il sequestro Arrigoni» di Michele Giorgio (edizioni Alegre, prefazione di Tommaso Di Francesco), inviato in Palestina de Il Manifesto e amministratore del sito di informazione Near East News Agency. Ospite della serata sarà l’autore del libro.
La cronaca dei drammi quotidiani in Palestina è il rumore sordo, di fondo, della nostra contemporaneità. Michele Giorgio, con i suoi articoli, rompe quotidianamente il silenzio crescente intorno ad un popolo costretto a vivere da decenni sotto occupazione. Un’accurata selezione delle cronache, interviste, analisi e reportage restituisce in questo libro un’unica storia che va dal 2000 al 2012.
Pur seguendo un criterio principalmente cronologico, il testo riesce a cogliere prospettive analitiche, spesso taciute, in merito allo scontro israelo-palestinese, non esclusivamente ideologico, ma ancor più politico, economico e sociale. E nel loro procedere, gli articoli conferiscono ad una realtà percepita spesso come molto lontana una connotazione dì quotidianità e concretezza.
Dalla “passeggiata” di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, che sprigionò la scintilla della seconda Intifada nel 2000, alla rioccupazione israeliana delle città autonome palestinesi. Dalla condanna all’ergastolo del “comandante dell’Intifada” Marwan Barghouti alla malattia “misteriosa” che nel 2004 uccise Yasser Arafat. Dall’ascesa di Hamas all’offensiva “Piombo fuso”, fino al terribile e assurdo assassinio di Vittorio Arrigoni.
«Tre palestinesi sono stati uccisi oggi nei Territori occupati…». Per questa notizia non c’è bisogno di andare a vedere che giorno è. È ininterrottamente lo stesso giorno, quasi un intercalare temporale nell’arco di più di mezzo secolo in Medio Oriente. Che quotidianamente ripropone, scriveva Eduard Said «la tragedia di essere vittima delle vittime».
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