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CORSIVI. La storia siamo noi, nessuno si senta escluso
15 dicembre 2006

Ci sono situazioni, personaggi, simboli che, quando entrano nella Storia, si incidono anche nel patrimonio, nel Dna di una comunità. Possono passare anni, decenni, perfino secoli, tra apparente indifferenza oppure oblio; può sembrare che tutto sia superato, che il passato appartenga solo agli storici, poi all'improvviso ti accorgi che la Storia non è solo passato, ma è qualcosa che ti porti dentro, anche se non l'hai vissuta direttamente, perché è ciò che siamo oggi. “La Storia siamo noi, nessuno si senta escluso” – canta De Gregori. La vicenda della scuola materna comunale “Filippetto”, da fatto tecnico e burocratico, per una serie di implicazioni è uscita dalla cronaca per scontrarsi con la Storia. “Filippetto” non è solo un atto d'amore di Gaetano Salvemini verso Molfetta, una generosità nata dal dolore intimo e straziante di un padre che perde il figlioletto in una tragedia, il terremoto di Messina nel 1908. “Filippetto” per i molfettesi è Gaetano Salvemini, un simbolo di un uomo del Sud che ha dedicato la sua vita, il suo talento alla Libertà, intorno alla quale intere generazioni, in epoche certamente non facili, hanno assaporato il gusto della democrazia, come strumento essenziale per costruire un futuro di riscatto politico, sociale, economico. E ciò che noi siamo oggi, nonostante le difficoltà e le asprezze della quotidianità, lo dobbiamo a uomini come Gaetano Salvemini. Certo chi non sente sua questa storia, può anche ignorarla e decidere che dopo decenni anche i simboli non abbiano più senso. Siamo certi che la scelta dell'amministrazione di centrodestra non è ideologica, come qualcuno vuol adombrare, quando parla di fascismo e antifascismo. È però certamente superficiale e avventata, perché quando si ha a che fare, anche solo marginalmente, con la Storia, la delicatezza e il rispetto delle sensibilità altrui sono doverosi.
Autore: Francesco Del Rosso
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