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Consulenze d’oro
15 dicembre 2001

Questa amministrazione di centro-destra passerà alla storia per aver assegnato il maggior numero di consulenze esterne di tutta la storia politico-amministrativa di Molfetta. Se si pensa che in appena 100 giorni sono state date consulenze per oltre 700 milioni, con una media di 40 milioni a testa, c’è da preoccuparsi. Se la cosa dovesse continuare a questo ritmo, al termine dei 5 anni i cittadini avranno sborsato di tasca propria alcuni miliardi, anzi milioni di euro, visto che siamo alla vigilia dell’adozione della nuova moneta europea: non vorremmo che qualcuno parlasse di appena 361mila euro, facendo pensare a una cifra irrisoria. Molte di queste consulenze ci sembrano assolutamente inutili, come quella di un esperto per il nuovo Pip (piano di insediamenti produttivi) e che dire dei “cervelloni”, un ingegnere e un architetto neo-laureati o con scarsa esperienza che andranno a “sostenere” l’ing. Parisi e l’arch. Pappagallo nell’attuazione del Piano regolatore generale? E i 18 milioni per due mesi a un genialoide della comunicazione, vi sembrano pochi? Armando Testa ne prende meno. Ma non sono questi signori i moralisti della destra che parlavano di sprechi in campagna elettorale? E questi che sono, bruscolini? Per non parlare poi dei contributi a pioggia offerti a tutti: basta chiedere. Per Natale si è arrivati a spendere 250 milioni. Siamo veramente alla democrazia perfetta, nessun favoritismo (tranne ai consulenti?) e sovvenzioni a chi chiede senza guadare alla fede politica, ma al futuro consenso. La Cassa del Mezzogiorno ha fatto scuola. Ma quella almeno qualcosa l’ha lasciata, qui si rischia di ritrovarci fra 5 anni pieni di debiti e di tasse. E magari a dare la colpa a fantomatici buchi di bilancio del centro-sinistra o di decisioni del commissario prefettizio. Ma cos’è una repubblica delle banane? No, un modo per andare avanti, per evitare conflittualità e “per garantire la stabilità”, come lo stesso sindaco ha riconosciuto nell’intervista a “Quindici”. E la qualità di questa città, che fine farà? Gli amministratori non temono che una politica di questo genere possa ridurre la tensione morale e favorire una certa criminalità? Come non preoccuparsi di un clima sociale e culturale che sta cambiando? In peggio. Il prezzo di questa cosiddetta stabilità ci sembra troppo alto da pagare. Non si può accettare che alla guida degli enti non venga privilegiata la professionalità e la competenza, ma la tessera di partito. E l’opposizione che fa? Queste cose dovrebbe denunciarle, non aspettare che lo faccia qualche vecchio leone stanco, ma ancora con tanta voglia di indignarsi o un giornale libero come “Quindici”: non siamo un partito politico, ci consideriamo soltanto i rappresentanti della società civile, dei cittadini indignati per questa politica. Ma anche la società civile sembra essersi assopita o ha rinunciato a lottare forse perché non trova un leader che la rappresenti o semplicemente una forza politica in cui riconoscersi: son tutti lì a leccarsi le ferite elettorali. Mentre i Democratici di sinistra a livello provinciale si permettono anche di “prendere schiaffi” subendo l’elezione di discutibili personaggi che hanno fatto campagna elettorale per il centro-destra e poi si fanno eleggere nella sinistra. E’ gente peggiore dei cosiddetti voltagabbana, quelli hanno saltato il fosso e non tornano indietro, qui siamo all’opportunismo più squallido. Noi continueremo nella nostra battaglia fedeli ai nostri principi (non abbiamo mai chiesto, né ottenuto contributi pubblici), ci siamo perfino pagati i manifesti quando abbiamo organizzato il forum della pesca e la nostra Associazione culturale “Via Piazza”, pur iscritta nell’elenco comunale, probabilmente sarà l’unica a non aver mai ricevuto alcun contributo presente o passato. Questo ci dà almeno il diritto di indignarci, come Martin Luther King insegnava: “Dateci la forza di indignarci ogni giorno”.
Autore: Felice de Sanctis
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