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Condannati a morte, le usanze
15 aprile 2016

Un tempo prima dell’avvento dei mezzi di locomozione di massa, ci si spostava da un paese all’altro a piedi o, chi se lo poteva permettere, in sella a un cavallo. Di conseguenza, le strade di una certa rilevanza erano più o meno frequentate. Su queste vie transitavano soldati, procacci postali, mendicanti, pellegrini, carovane di carri da trasporto e altri che, per diversi motivi, avevano necessità di recarsi in determinati luoghi. Anticamente, prima che venisse introdotto il Codice Penale Napoleonico, chi era accusato di omicidio o di particolari reati, come l’aggressione per strada con il concorso di una o più persone, veniva condannato a morte; il reo o era giustiziato subito oppure veniva condotto sul luogo del delitto e lì giustiziato. In entrambi i casi, dopo l’esecuzione, il corpo veniva squartato e appeso alle porte della città per servire da esempio alla popolazione. A Trani risiedeva il Reale Tribunale o Regia Sacra Udienza; il castello di Trani era la sede del carcere e il luogo in cui venivano giustiziati i condannati a morte. La rendicontazione delle spese sostenute giorno per giorno dall’Università di Molfetta ci permette di conoscere alcuni di questi transiti specifici di condannati a morte dell’epoca. Il 14 febbraio 1602 furono pagati 5 carlini a Orazio Scoccio di Ruvo, funzionario della Regia Udienza di Trani che portava due corpi di giustiziati per appenderli sulla strada tra Molfetta e Bisceglie in contrada Termite. Nel mese di agosto 1608 a Rutigliano si trovano carcerati Adante de Sanitate, Vito Antonio Diometa, condannati a morte e Rocco Mattiace a 9 anni di galera tutti inquisiti di furto per la strada pubblica. I rei furono trasferiti a Trani; a Molfetta sostarono per la notte nelle carceri civili e si disposero 6 guardie per la loro vigilanza. La mattina fu disposto il trasporto dei bagagli fino a Bisceglie e di quello di un carcerato ammalato su di un cavallo. Alla fine di giugno del 1619, un certo Giulio da Bitonto fu giustiziato a Trani per aver commesso un furto in strada pubblica. Il suo corpo fu diviso e squartato in 4 parti per distribuirli in quei luoghi indicati dalla Regia Udienza. I tristi resti sostarono la notte a Molfetta guardati a vista da apposite guardie a spese del Comune. Il 7 maggio da Acquaviva partì scortato da soldati per Trani Francesco Antonio di mastro Giusto inquisito di furto e omicidio per strada; nello stesso giorno transitarono da Molfetta e l’oste Michele Messina ebbe 6 carlini per l’assistenza. Il 15 luglio 1664 a Trani fu giustiziato per aver commesso un omicidio tale Cesare Leonardo nativo di Altamura; squartato il cadavere in 4 parti, il maestro di giustizia ebbe il compito di portarli sul luogo dove aveva commesso il delitto. La sera seguente il maestro di giustizia con i resti del cadavere pernottò a Molfetta presso l’osteria di Donato Antonio Porcello. Per la sosta il Comune spese 5 carlini. Vito Russo di Conversano per l’omicidio di un frate minore conventuale fu condannato a morte dal Reale Tribunale di Trani; la sentenza prevedeva l’impiccagione sul luogo dove fu commesso il delitto. Il 19 marzo 1682 il reo sotto scorta fu accompagnato da alcuni confratelli della Confraternita del Santissimo di Trani con il compito di assisterlo. La comitiva passò da Molfetta e il Comune incaricò Corrado Passari a fornire il pranzo a tutti. Per l’incombenza ebbe 4 ducati. Il 22 novembre 1718, a Molfetta a sera giunse proveniente da Trani Giuseppe D’Attolico di Modugno condannato a morte scortato da un capitano con 26 soldati per condurlo a Modugno luogo dell’esecuzione; lo accompagnavano anche 35 confratelli della Confraternita del Santissimo di Trani col compito di assisterlo al ben morire. Leonardo Antonio de Rossi ebbe 65 ducati per aver provveduto ad alloggiarli. Il 9 marzo 1724 i Sindaci Gian Pietro de Luca e Giuseppe Antonio Salvemini dettero ordine a Bonifacio Tattoli di preparare un manufatto simile ad una forca ai confini con Bisceglie per sospendere il quarto di un impiccato che assassinò il procaccio in Ostuni. Per tale incarico ebbe 18 carlini e 6 grana. Nel mese di ottobre 1738, da Trani giunse una comitiva formata da una compagine di confratelli della Confraternita del Santissimo di Trani con una scorta di soldati che accompagnavano tale Saverio Gallo alias Fusso di Cassano reo di omicidio nella persona del governatore di essa città. A Cassano doveva essere impiccato. A Molfetta essi pranzarono e il notaio Donato Corrado Pappagallo, incaricato dal Sindaco, provvide ad ospitarli spendendo 43 ducati e 93 grana. Domenico Astuto subalterno del Reale Tribunale di Trani partì da Trani 19 giugno 1766 con alcuni soldati svizzeri comandati da un alfiere per scortare a Bitonto due condannati alle forche Domenico di Castro e Donato Primavera entrambi di Bitonto. Gli accompagnavano come sempre i confratelli appartenenti alla confraternita del S. Sacramento di Trani. All’oste Gaetano Brattoli che li assistette furono dati 5 ducati per vitto e stallaggi per una notte. Il 30 gennaio 1786 da Trani giunse una comitiva composta da una scorta di soldati che accompagnava a Fasano Ignazio Ortolano per essere “afforcato”. Il condannato veniva assistito da alcuni confratelli della Confraternita del Sacramento e da 2 sacerdoti della Cattedrale di Trani. Anche ad essi dall’Università di Molfetta fu dato vitto e alloggio per una sera. I confratelli e i 2 sacerdoti furono alloggiati nel convento di S. Domenico.

Autore: Corrado Pappagallo
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