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Concerto omaggio ai classici della musica americana, italiana e brasiliana Il maestro Gregorio Goffredo e il trombettista Mike Applebaum in concerto con l'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari
26 giugno 2006

BARI Sarà ancora una volta il Parco dell'Auditorium “Nino Rota”, all'interno del Conservatorio “N. Piccinni” di Bari ad ospitare questa sera alle 21 il prossimo concerto dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari (biglietti in vendita solo il giorno del concerto al botteghino allestito presso il Parco dell'Auditorium. Info 080. 5412302 – 080.5588587). In un programma che è un omaggio ai classici della musica americana, italiana e brasiliana l'Orchestra eseguirà brani di Gershwin, Jobim, Trovajoli, Rogers, Ahbez sotto la direzione del maestro Gregorio Goffedro e con solista il trombettista Mike Applebaum. Il concerto si apre con una suite di brani celebri di George Gershwin (1898 – 1937). Pensare alla musica americana senza Gershwin riuscirebbe quasi impossibile. Il suo talento multiforme influenzò, infatti, tanto il mondo della rivista musicale, quanto quello della canzone (e di conseguenza anche il repertorio degli uomini del jazz), ma non mancò, con le partiture più ambiziose, di proiettare la propria ombra anche sul mondo accademico europeo. Nella sua attività di acclamato autore di commedie musicali, Gershwin mise in scena nel 1930 “Girl Crazy”, dalla cui scaletta sono tratte anche due tra i suoi brani più noti “Embraceable You” e il vivace “I Got Rhythm”. Quest'ultimo è un “anatole”, ovvero un brano il cui tema è costituito da una melodia che viene eseguita in entrambi i versi e vanta anche una virtuosistica versione per pianoforte con un set di variazioni. Per inciso, all'epoca del debutto, nell'orchestra che eseguì le musiche di “Girl Crazy” sedevano tre musicisti destinati a diventare famosi, il clarinettista Benny Goodman, il trombonista Glenn Miller e il batterista Gene Krupa. Del 1924, con liriche di Ira Gershwin, fratello del compositore, è invece “The Man I Love”, una è fra le più belle canzoni d'amore del '900 inizialmente inserita nella scaletta della commedia musicale “Lady Be Good” e, per assurdo, eliminata per la fredda accoglienza del pubblico. Il tempo le ha reso giustizia. Il 13 dicembre del 1928, diretta da Walter Damrosch, debuttò a New York “Un americano a Parigi”, frutto del viaggio in Europa che Gerswin compì, preceduto dalla fama della sua “Rhapsody in Blue”. L'opera descrive una ideale passeggiata che parte dagli Champs-Élysées per arrivare sulla terrazza di un caffè del Quartiere latino. Lungo il tragitto, si susseguono una serie di episodi immaginari, che vanno da una lite tra tassisti sino a un momento di nostalgia per la madrepatria, espresso da un tema di blues diventato celebre anche come brano a sé. Negli ultimi anni della sua vita, Gershwin fu accarezzato più volte dall'idea di comporre un'opera lirica. Dopo una lunga ricerca del libretto, la scelta cadde su “Porgie”, un dramma teatrale di Du Bose Heyward ambientato a Charleston, nella Carolina del Sud, che raccontava dell'infelice amore di Porgie, un mendicante di colore, per la sua Bess. Gershwin chiese allo stesso Hayward di adattare il dramma all'opera, la cui prima esecuzione ebbe luogo il 20 settembre 1935 al Colonial Theatre di Boston. Tuttavia, la sua maggior fortuna è stata raggiunta attraverso lo smembramento di alcuni dei suoi brani più noti, fra i tanti la celeberrima ninna nanna “Summertime”. Sarà la volta, poi, di “My Funny Valentine” di Richard Rodgers (1920 – 1979). Il nome di Rodgers, al pari di quelli di Gershwin e di Cole Porter, è tra le colonne che sostengono il tempio della canzone americana. E non c'è dubbio che il suo “My Funny Valentine”, scritto con le liriche di Lorenz Hart, sia tra i suoi brani più noti, grazie alle innumerevoli e toccanti interpretazioni, sia vocali sia strumentali, regalateci dagli interpreti del jazz. Come la maggior parte dei cosiddetti standards, è tratto da una commedia musicale, “Babes in Arms” del 1937. Il concerto prosegue con “Nature Boy” di Eden Ahbez (1908 – 1995). È merito del grande Nat King Cole, che lo incise nel 1948, se “Nature Boy” è diventato un brano di grandissima popolarità. Questa ballata di Eden Ahbez – cui lo stesso autore deve principalmente la propria popolarità – utilizza le liriche di Kalan Porter e val la pena di ricordare che, in un primo momento, Cole accolse l'invito a inciderla con una certa freddezza, tant'è vero che, all'epoca della sua prima incisione, venne inserita nel lato B del disco. Ma lo stesso giorno in cui debuttò alla radio, il successo fu così travolgente da indurre interprete e discografici a rilanciarla adeguatamente. Per inciso, un anno più tardi il regista Joseph Losey inserì la canzone nella colonna sonora del film “Il ragazzo dai capelli verdi”. Seguirà, poi, un omaggio alla musica brasiliana con La garota de Ipanema di Antonio Carlos Jobim (1927 – 1994). Per comprendere la portata mondiale del successo di questa canzone, scritta da Jobim nel 1962 in coppia col cantante e poeta Vinicius De Moraes, bisogna dire che consentì al suo autore di comprare la prima casa e la prima macchina nel giro di pochissimo tempo. La leggenda vuole che Jobim e De Moraes s'incontrassero al bar Veloso di Rio de Janeiro, nel quartiere di Ipanema, per discutere di una commedia musicale. E che quotidianamente fossero affascinati dal passaggio di Heloisa Pinheiro, una ragazza dall'andatura estremamente sensuale che percorreva quella strada per recarsi da casa a scuola. In realtà, musiche e testo erano nate nelle rispettive case dei due artisti, sebbene Heloisa Pinheiro fosse un personaggio reale e non mancasse di frequentare il bar Veloso. Si tratta solo di una piccola leggenda, giustificata dal fascino del brano che, dopo essere stato inciso nel 1962 da Pery Ribeiro, raggiunse una fama mondiale due anni più tardi quando, sulla scorta dell'entusiasmo per il movimento della bossanova, venne inciso in America dal sassofonista Stan Getz con lo stesso Jobim e con Joao e Astrud Gilberto. L'ultimo brano in programma è uno standard della musica italiana: “Roma nun fa' la stupida stasera” di Armando Trovajoli (1917). Talento musicale precocissimo, pianista dalle qualità fuori dal comune, ha praticato il classico e il jazz, legando prevalentemente il proprio nome al mondo del cinema e a quello della commedia musicale, ambito quest'ultimo che lo ha visto collaborare assiduamente in uno storico sodalizio con la coppia di autori per eccellenza del teatro musicale italiano: Garinei e Giovannini. “Roma nun fa' la stupida stasera”, decisamente un best seller mondiale, è appunto frutto di questa collaborazione ed è tratta da “Rugantino” che, dopo aver debuttato nel 1962, è stata in assoluto la prima commedia musicale italiana ad essere andata in scena a Broadway.
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