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Compie trent'anni l'Associazione culturale musicale Dvorak Don Salvatore Pappagallo racconta. Appello per salvare la Scuola
15 giugno 2007

Una delle istituzioni più prestigiose di Molfetta, l'Associazione culturale musicale “A. Dvorak”, compie trent'anni. Un traguardo importante per un'associazione che in tutti questi anni ha promosso e diffuso la cultura musicale ed ha allevato generazioni di allievi, molti dei quali hanno raggiunto traguardi importanti a livello nazionale e internazionale. Una bella soddisfazione per don Salvatore Pappagallo, un sacerdote di carattere, che di quest'istituzione è stato ed è tuttora l'anima e che ha speso la sua vita al servizio di giovani e adulti con il solo fi ne della diffusione dell'educazione e della cultura musicale. Abbiamo chiesto a lui di raccontarci gli esordi e la storia della Dvorak. «In modo informale la Scuola ebbe inizio con un gruppo di circa 20 giovani del Liceo Classico che, forse inconsciamente stanchi dell'analfabetismo musicale, mi chiesero di dare loro delle lezioni di solfeggio e di pianoforte – ricorda don Salvatore –. Eravamo negli anni 1972-73. La prima sede fu in via Giacomo Salepico, presso la casa del Dott. Michele Zanna. Per un crollo, verifi catosi in quel palazzo, subito fummo costretti a trasferirci in via Sergio Pansini, dove il numero degli allievi crebbe rapidamente, a tal punto che si determinò la necessità della ricerca di una sede più adeguata. Grazie all'allora sindaco Beniamino Finocchiaro avemmo in uso gratuito l'attuale sede (Piazza delle Erbe), presso la quale il 5 giugno 1977 fu fi rmato l'Atto Costitutivo e lo Statuto dell'Associazione “A. Dvorak” composta dalle famiglie degli allievi. In ottobre dello stesso anno iniziò la Scuola con le attività connesse, fra cui soprattutto il Coro, che fece il suo debutto nel 1981 in Loreto durante la Rassegna Internazionale dei Cori e tutt'oggi conta oltre 200 concerti, tenuti in Italia ed all'estero (America, Grecia, Brasile, Ungheria, Albania). Scuola ed Associazione sono stati titolati al Compositore cecoslovacco Antonin Dvorak perché questo è un autore di ispirazione popolare e perciò confacente allo spirito della Scuola. La vita dell'Associazione e della Scuola, pur avendo conseguito molti eccellenti risultati (giovani diplomati, cantanti affermati, docenti di conservatorio, cantori di cori di teatro, oltre alle stagioni concertistiche, innumerevoli concerti di coro ed orchestra, corsi di formazione professionale) ancora oggi si dimena in gravissime diffi - coltà economiche ed organizzative. Il nostro nemico principale è l'analfabetismo musicale che alimenta pregiudizi e incomprensioni sia nelle famiglie che, e soprattutto, nei politici, i quali, nonostante i nostri sforzi, non capiscono lo spirito della nostra attività. Perciò non ci sostengono, anzi ci avversano, pur sbandierando condivisione ed apprezzamento. Ci trattano come attività privata che cura l'interesse di chi vuol diventare musicista. Perciò stentano a comprendere la dimensione sociale di una Scuola che vuol fare l'interesse dell'intera comunità cittadina e pertanto vuol diffondere la convinzione secondo la quale l'educazione attraverso la Musica è un diritto del cittadino». Purtroppo la nostra città è più abituata a distruggere che a creare, a divorare i suoi fi gli migliori che scelgono di restare e non emigrare, perché prevalgono un accentuato individualismo, la voglia spasmodica di fare business ad ogni costo e l'interesse individuale su quello collettivo. In questo clima, la vita di un'associazione meritoria e disinteressata come la “Dvorak” diventa diffi cile, crescono le invidie e la voglia di protagonismo di chi, consapevole dei propri limiti, cerca di farsi strada oscurando e danneggiando gli altri. Ma i cantori della scuola sono rimasti legati alla Dvorak, come testimonia una signora (che proprio per quella tradizione di servizio disinteressato, ha preferito non rendere pubblica la sua identità) che rivolge un appello ai cittadini per sostenere questa istituzione: «Come cantore che ha vissuto gran parte della vita corale, ringrazio don Salvatore Pappagallo per avermi dato l'opportunità di vivere esperienze così signifi cative, sia dal punto di vista personale che musicale, e per aver speso 30 anni della sua vita per la crescita musicale a Molfetta. Agli amici chiedo di far sì che questa meravigliosa realtà possa continuare ad esistere, sostenendo don Salvatore per aiutarlo a superare tutte le attuali diffi coltà». Quest'appello semplice e spontaneo rappresenta una concreta testimonianza di un lavoro svolto disinteressatamente e che non può essere lasciato cadere per interessi di parte e per quella voglia suicida che è la caratteristica più deleteria della nostra città. Chi amministra deve considerare che una città non vive solo di attività economica, ma anche di quella cultura che, in passato, ha reso Molfetta protagonista a livello nazionale, altrimenti non cresce il senso civico, anzi si imbarbarisce, come sta avvenendo da qualche tempo con episodi di bullismo e una qualità della vita che lascia molto a desiderare, come testimonia la maggior parte dei cittadini. Insomma, non si vive di solo porto… futuro.
Autore: Felice de Sanctis
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