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Come prima e più di prima
15 luglio 2020

Ho letto da più parti che la terribile esperienza del lock-down (preferisco dire del bloccati in casa), dovuto al morbo del Coronavirus, ci avrebbe cambiati in meglio sotto tutti gli aspetti. Gli “andrà tutto bene” si sono sprecati, e me lo auguro sinceramente, ma il successivo “liberi tutti” ha riaperto diversi problemi, non solo di tipo sanitario ma anche economico e comportamentale. Non ho mai creduto che due tre un mesi di forzata clausura avrebbero potuto cambiare le nostre inveterate abitudini e la nostra mentalità, a cominciare dalla nostra città. E infatti tutto è ricominciato come prima e più di prima, con la sola differenza che ora tutti (o quasi) andiamo in giro con mascherine più o meno belle, più o meno fantasiose, spesso usate come sottogola o sottogomito o lasciate penzolare da un orecchio. Per il resto è tornato l’abbandono in grande stile dei rifiuti a tutte le ore e dappertutto: dentro e intorno ai gettacarte dei giardini e agli angoli delle strade, in campagna, sotto le auto in sosta, sulle complanari, ecc. con l’aggiunta di migliaia di colorati guanti di plastica buttati per terra e svolazzanti nel vento. Il tutto complicato da una incomprensibile riduzione dell’azione della nettezza urbana e dalla contemporanea mancanza di controlli e sanzioni per gli imperterriti incivili. E’ tornato il vezzo di portare i cani a passeggio per consentire di liberare le loro feci ovunque, senza che molti loro padroni si degnino di smaltirle correttamente. E’ tornato il caos automobilistico, con parcheggi fuori posto, sotto i semafori, sulle rampe dei disabili e dei passi carrabili, sui marciapiedi, con il contorno acustico dei clacson usati di continuo senza motivo. Sono tornati gli schiamazzi e la mancanza di rispetto delle distanze, delle code, degli anziani e del verde pubblico. Sul piano morale è tornata in grande stile l’abitudine di non pagare le tasse, piccole o grandi che siano, di non fare e richiedere ricevute per piccoli e grandi lavori in cambio di uno “sconto”. Il tutto a danno dei pochi che le tasse le pagano e le hanno sempre pagate (operai, dipendenti e pensionati soprattutto) anche perché trattenute alla fonte. Le statistiche nazionali dicono che il 25% dei posti in ospedale è occupato da chi non li ha pagati, togliendo anche l’ossigeno a chi non riesce a respirare; e lo stesso vale per tanti altri settori: scuole, servizi, ecc. Diceva Leonardo Sciascia “Se si riuscirà a vincere negli italiani l’orgoglio di non pagare le tasse, e anzi trasformare il sentimento di orgoglio in sentimento di vergogna, e ciò non potrà avvenire che attraverso un fatto repressivo, credo che ciascuno di noi comincerà a pretendere più servizi dallo Stato, dalla Giustizia, dalla Scuola, dalla Sanità, dalla sicurezza pubblica”. Far pagare le tasse a tutti gli italiani che le debbono, secondo i loro guadagni, è forse l’utopia più grande che possa darsi in questo Paese, anche per la gioia di vedere sparire o almeno ridurre l’enorme debito pubblico che grava su di noi e sui nostri figli e nipoti, e per vederci trattare dall’Europa come Nazione seria, laboriosa e produttiva. Questo purtroppo è difficile che accada perché la “politica” italiana, soprattutto di certi partiti, vede gli evasori, che sono tanti, come fonte importante di voti e fa di tutto per coccolarli e proteggerli dal “governo ladro”. In tema di crisi economica scatenata dalle restrizioni collegate alla pandemia Covid 19, mi chiedo se proprio tutte le categorie che ora si dichiarano alla fame e chiedono soldi allo Stato per sopravvivere, (il18,3% dei meridionali secondo le ultime statistiche Bankitalia non arrivano a fine mese e il 43% potrà durare 3 mesi), vivevano tutte alla giornata, senza riuscire a mettere da parte qualcosa per il futuro loro e delle loro famiglie. Certamente la chiusura temporanea ha creato grossi problemi di disoccupazione e di crisi famigliare ad alcune categorie più esposte e precarie e ai dipendenti di alcuni settori (turismo, ristorazione, artigianato, pesca, industria, ecc.), che hanno dovuto sospendere l’attività. Ma i titolari di queste attività, i liberi professionisti, i costruttori, gli industriali, è possibile che in due o tre mesi di inattività, si sono ridotti alla fame? Eppure gli italiani sono sempre stati grandi risparmiatori e purtroppo in gran parte anche grandi evasori; i primi hanno gonfiato i conti correnti e i secondi i paradisi fiscali all’estero. Credo che lo Stato, prima di concedere soldi e sussistenze di qualunque tipo, prelevati dal bilancio pubblico non certo senza fondo, dovrebbe quantomeno richiedere copia della denuncia dei redditi dichiarati l’anno precedente e delle proprietà possedute. E controllare e sanzionare pesantemente i furbi, per aiutare di più i veri poveri, che sono tanti e che forse per pudore chiedono di meno o non chiedono nulla. © Riproduzione riservata

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