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Cives: ho abbandonato il Pd per Di Pietro. Mi candido alla Provincia e donerò lo stipendio alla Caritas
15 maggio 2009

Il Dott. Mimmo Cives, consigliere provinciale uscente del Partito Democratico non è stato ricandidato dal suo partito e, deluso, ha deciso di passare all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che lo ha candidato nella sua lista. Lo abbiamo intervistato per capire le ragioni del suo dissenso con il Pd. Dott. Cives, nelle ultime uscite pubbliche a Molfetta, per la campagna elettorale, Divella ha ricordato il lavoro dei rappresentanti molfettesi della Provincia; in qualità di Consigliere Provinciale uscente, quali sono stati i principali risultati che ascrive al suo impegno per la nostra città. «Le parole di stima del Presidente Divella sono ancora più significative perché dette in un contesto (quello della presentazione dei due candidati del PD) in cui si doveva pensare ad un mero “lancio pubblicitario”. Chi conosce il Presidente della Provincia sa della sua schiettezza senza limiti. Se parole di elogio ha avuto verso me e Zaza, vuol dire che ha voluto manifestare tutto il suo apprezzamento per il lavoro da noi svolto in favore della nostra città. Quale migliore riconoscimento! Forse non tutti sanno che chiesi e ottenni la presidenza della IV Commissione consiliare ed entrai a far parte della I e della VIII Commissione. Furono scelte strategiche perché, così, mi sono occupato del turismo,del patrimonio della Provincia, della viabilità delle strade provinciali e del personale. E i risultati non sono mancati. Promisi che avremmo riaperto il Pulo e avremmo salvato dal degrado e rilanciato l’istituto Apicella. E così è stato. Nessuna amministrazione precedente (di destra o sinistra che fosse) ha mai concesso alla città di Molfetta nulla che non fosse superfluo o effimero. I verbali delle mie Commissioni parlano più di quanto io stesso non possa e testimoniano la convergenza che ho ottenuto, per raggiungere gli obiettivi, anche dai colleghi del centro-destra della cui fiducia e stima nei miei confronti sono orgoglioso. E’ stato complesso conciliare le attività della Giunta Provinciale con quelle dell’amministrazione Azzollini degli ultimi tempi? «Ho grande rispetto delle Istituzioni e quando si assumono incarichi istituzionali si deve dimenticare la parzialità e l’appartenenza. Si rappresentano gli interessi di tutti. E solo quelli! Ma purtroppo così non avviene. E non è avvenuto neppure col Sindaco Azzollini al quale riconosco grande acume e notevoli doti di imprenditore della politica, ma dal quale non sono mai arrivati segnali di collaborazione né di “cortesia” istituzionale. È il pensiero dominante di chi riduce la politica ad un campo di battaglia nel quale l’avversario è un nemico da annientare. Come cittadino vorrei un sindaco che si chieda del perché, in questi giorni, vada aumentando il numero di molfettesi (di nostri concittadini, non di extra-comunitari!) che si rivolgono alla Caritas per ottenere un pasto caldo! E invece si pensa al Carnevale....in una città in cui sembra che i fossi vogliano competere con le profondità del Pulo!» Da poco tempo è fuoriuscito dal PD per confluire nel partito di Antonio Di Pietro. Quali le ragioni alla base della sue scelte e conferma la sua candidatura con l’IDV. «Il PD, in realtà, non è mai nato. Al suo posto è venuta alla luce una “cosa” che, oltre che le speranze e i sogni di novità, ha fagocitato e annientato in un attimo un governo di centrosinistra in carica oltre che la storia stessa della sinistra italiana. Non si può costruire il nuovo con gruppi dirigenti che sono radicati solo nelle posizione di potere ed hanno perso ogni collegamento con la realtà quotidiana dei bisogni (ndr, qualcuno si chiede, però, dov’era Cives, almeno nel PD cittadino, a colmare questo gap?). Doveva nascere un soggetto politico nuovo e invece ci troviamo ad aver consegnato alla destra, per chissà quanto tempo, il governo del Paese! E’ cambiato il segretario, ma le correnti interne sono sempre più agguerrite anche se in condizione di tregua armata. Si doveva battere l’avversario Berlusconi sul terreno della progettualità e delle riforme e, invece, si procede a regolamenti di conti interni che appassionano solo i duellanti. In un clima siffatto ci si accorge della presenza dell’opposizione forse solo per l’assordante silenzio di proposte, rotto ogni tanto dallo sbadiglio di qualche leader autoreferenziato. In questo bel clima la vera opposizione al governo delle destre è stata lasciata al solo on. Di Pietro, l’unico che parla chiaro e schietto al cuore della gente. Di qui la mia decisione di lasciare il PD e di accettare la candidatura alla Provincia, in entrambi i collegi di Molfetta, offertami dall’Italia dei Valori». Se, eventualmente, non c’è stata una comunione di intenti per la sua ricandidatura nel PD, perché non ha deciso di partecipare alle Primarie, misurando il suo consenso nel partito ed in città. «Le ragioni del mio abbandono del PD sono tutte di natura politica e non legate ad una ricandidatura da me mai chiesta e mai discussa con chicchessia. Avendo quindi dato le mie dimissioni dal gruppo provinciale prima che il partito di Molfetta prendesse qualsivoglia decisione, avevo sollevato il Pd da ogni determinazione di merito. Le primarie quindi non mi appartenevano in quanto non più facente parte di quel partito. Se il giudizio poi doveva essere espresso sulla base dei risultati conseguiti, onestà intellettuale vuole che il PD mi avrebbe riconfermato, così come è accaduto per quasi tutti gli uscenti, ove i problemi dei collegi lo hanno consentito. Ritengo che, in questo momento di particolare crisi economica, lo spreco di danaro in funzione delle elezioni sia uno schiaffo a tutti quei concittadini che si trovano in difficoltà serie. Pertanto ho deciso di fare campagna elettorale (altro che primarie!) porta a porta e col passaparola e senza alcuna mostra sui manifesti elettorali della mia persona. Ciò che avrò risparmiato lo donerò alla Caritas diocesana. Così come, se sarò eletto, donerò alla Caritas lo stipendio di consigliere provinciale, convinto come sono della necessità che i tempi nuovi debbano essere accompagnati da comportamenti nuovi di forte testimonianza. A parte gli addetti ai lavori, molti molfettesi non sono a conoscenza che, in questi anni, due concittadini hanno rappresentato Molfetta alla Provincia. Ritiene di aver fatto qualche errore nella comunicazione e nel confronto con la città? «Il ruolo di consigliere provinciale non esalta la fantasia del cronista e non permette di riempire che trafiletti a piè di pagine impegnate ad essere riempite di ben altre notizie (meglio se scandalistiche e pruriginose). E’ difficile poi comunicare se gli impegni quotidiani non ti consentono di metterti sotto i riflettori della stampa, specie se continui a fare il tuo lavoro e non hai chiesto aspettative che ti rendono più liberi nei movimenti. Ho trascurato quindi la comunicazione e ne sono stato trascurato. Mi auguro di essere quindi più attento a migliorare l’aspetto comunicativo del mio impegno (e lo si spera, se si considera che per ottenere questa intervista abbiamo pazientato qualche mese, ndr); ma ciò che fa da contrappeso a tale mancanza è il raggiungimento degli obiettivi. E questi sono stati ampiamente raggiunti. Quali sono i principali obiettivi programmatici della sua campagna elettorale. «Il passaggio dalla Regione alla Provincia della delega sull’ambiente e quello sulla formazione professionale apre alla possibilità di un rinnovato impegno in favore della nostra città. Il direttivo molfettese dell’ IDV mi ha già incaricato di sviluppare questi due temi fondamentali in vista della formazione del nuovo Consiglio Provinciale. La tutela dell’ambiente è poi strategica anche per produrre nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani che hanno acquisito competenze professionali e sensibilità impareggiabili. Nel nostro programma hanno inoltre trovato dignità grande l’occupazione giovanile e la lotta contro il precariato del lavoro, la tutela dei più deboli, la messa a norma degli istituti scolastici che non è stato possibile inserire nel piano triennale delle opere pubbliche, la tutela dei pescatori della piccola pesca attraverso il pesca-turismo e la mitilicoltura. Pochi ma chiari obiettivi, così come chiara e semplice è la politica dei fatti dell’Italia dei Valori». Quale sarà la strategia dell’IDV a Molfetta: punterà, come accade a livello nazionale, a sottrarre voti al PD, o sarà una battaglia leale per sconfiggere il centro-destra e continuare il percorso intrapreso da Divella? «La nostra azione è rivolta a convincere i nostri concittadini ad essere con noi protagonisti di un nuovo modo di concepire la politica, per allontanare dalla gestione della cosa Pubblica chi ha intenzione di sviluppare solo e soltanto i propri affari e quelli della cricca dei propri soci. Per una forza politica come la nostra è imperativo sottrarre consensi alle forze di una destra che, nei fatti, non ha a cuore gli interessi delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati, degli studenti, degli insegnanti,del volontariato. È la destra dell’egoismo che viene in soccorso celere nei confronti di banche e grandi industrie, che hanno la responsabilità della grave crisi mondiale. I voti del PD sono e restano del PD. La coalizione non vince se i partiti che ne fanno parte giocano a sottrarsi dei voti l’un l’altro. Noi ci rivolgiamo ai cittadini che hanno votato a destra per protesta o perché non si sono riconosciuti in candidati coerenti e capaci oppure in programmi chiari e semplici. Ora hanno un punto di riferimento politico serio in una forza come la nostra. Ci rivolgiamo anche a quei delusi dalla politica del Pd e a tutti quelli che avrebbero deciso per il non voto. Non siamo nati per sottrarre voti a nessuno, ma per entrare in competizione attraverso le nostre idee di giustizia sociale e di libertà».

Autore: Roberto Spadavecchia
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